La Stampa, 5 marzo 2024
Nelle terre dei secessionisti sono i diritti a dominare la sfida
Al Battle Park di Rocky Mount, dove la North Carolina si spinge verso la Virginia, il deposito di armi dell’esercito confederato, l’ufficio del telegrafo, la piccola stazione ferroviaria sono diventati, ristrutturati, un luogo turistico che mescola storia e business. Nel luglio del 1863 le truppe unioniste fecero un raid. Tagliarono le catene di approvvigionamento e diedero alle fiamme l’ufficio postale impedendo ogni comunicazione fra Richmond, capitala secessionista e il porto di Wilmington. Oggi la cittadina di Rocky Mount, 50 mila abitanti, è teatro di un altro scontro, non feroce e né letale ovviamente come oltre 150 anni fa, ma gonfio di significato e conseguenze.Repubblicani e democratici si giocano il controllo del First District della Camera proprio qui in un distretto che mescola zone rurali e cittadine, temi conservatori e lo spirito liberal che sta espandendosi nelle aree urbane. Analisti e sondaggi mettono la North Carolina fra gli Stati chiave (battleground States) per le elezioni di novembre.A Rocky Mount si sfidano la trumpiana Sandy Smith, una che fa campagna elettorale invitando gli elettori ad andare a sentire il sermone domenicale, ad avere fede nelle armi libere e vorrebbe un muro impenetrabile al confine con il Messico; e Laurie Buckout, outsider, ex colonnello dell’Esercito, veterana dell’Iraq.Le primarie del Super Tuesday che scalda l’America ogni quattro anni, hanno in North Carolina un sapore di antipasto del voto di novembre. Il voto di oggi sui candidati presidenti è una formalità: Trump stravincerà contro Haley, da vedere se con 47 punti di vantaggio di cui lo accreditava a fine febbraio l’High Point University, e Biden farà incetta di voti; entrambi faranno un passo determinante verso la nomination e continueranno a portarsi appresso dubbi, sospetti e problemi. Per Trump è capire – come dice l’esperto Thomas Little – «se in novembre i sostenitori di Haley voteranno per lui». Per Biden soprattutto si tratta di vedere se il movimento di protesta trasformatosi in Michigan nel voto uncommitted sulla scheda ha seguiti reali. Stasera alla Casa Bianca “conteranno” soprattutto quelle schede per misurare il grado di fiducia che la base democratica ha nei confronti del presidente. Il mondo dei college qui fra Chapel Hill, Greensboro, Charlotte e Durham, preoccupa Biden più dell’acclarata ostinazione della comunità afroamericana. Trump è stato a Greensboro sabato, mega comizio nel palazzetto dello sport, esternazioni sull’invasione dei migranti e la complicità di Biden; quest’ultimo ha inviato Kamala Harris nel weekend. Haley ha parlato della necessità di uscire dalla logica del duello bis del 2020.La North Carolina è uno Stato chiave. Perché qui vincono tutti. Ma nessuno mai fa bottino pieno. “Colpa” di una divisione sempre più ampia fra le zone rurali conservatrici e le città; di una popolazione che “ringiovanisce” esigente sui diritti e il lavoro. Il governatore è democratico e l’Assemblea legislativa dominata dai repubblicani. Le conseguenze sono evidenti. Quando nel giugno del 2022 la Roe contro Wade venne spazzata via dalla Corte suprema, la North Carolina ebbe un’impennata di donne che dagli Stati limitrofi – dove l’aborto è al limite del bando totale – trovarono un rifugio qui dove il limite era 20 settimane per interrompere una gravidanza. Nell’agosto del 2022 gli aborti arrivarono a 4360, contro i 3190 di aprile (prima della sentenza). Nessun altro Stato aveva avuto un simile picco. «Trovavamo gente che dormiva nel parcheggio della clinica, macchine con targa South Carolina, Tennessee, Texas», ci racconta un’infermiera di Chapel Hill. Ora le cose sono cambiate. I repubblicani hanno approvato una legge che riduce a 12 settimane il limite per l’aborto e aggirato, grazie a una super-maggioranza di due/terzi, il veto del governatore democratico. Spiega Steven Greene, politologo della North Carolina State University: «L’aborto è il tema principale, un terreno di battaglia aspro, se i conservatori prevarranno non escludo si possa arrivare a un bando totale».L’ultimo democratico a vincere lo Stato nelle presidenziali fu Obama nel 2012, ma il vantaggio dei repubblicani si è assottigliato sempre di più: nel 2016 Trump vinse con un vantaggio di 3,6% su Hillary; nel 2020 di appena 1,4% su Biden. Il Washington Post scrisse allora che per «geografia e demografia» questo Stato stava diventando un «microcosmo dell’America». «Non metterei ancora questo mantello – spiega Greene – ma se guardiamo i temi principale che preoccupano gli elettori, come immigrazione ed economia, riflettono quelli nazionali».Ma se l’America vuole una previsione del 5 novembre, dovrà cercare sulla cartina il Battle Park di Rocky Mount. —