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 2024  marzo 04 Lunedì calendario

Intervista a Eva Cantarella

“Questo libro, ci dice Eva Cantarella all’inizio dell’intervista, è anche un po’ “per Creonte”. Il suo ultimo lavoro s’intitola Contro Antigone: dunque contro l’eroina che da più di due millenni incarna la lotta alle sopraffazioni e “un po’” a favore de tiranno. Ma prima di tutto, la professoressa premette: “Bisogna fare una distinzione tra il mito Antigone e il personaggio che descrive Sofocle”.
Prego.
L’eroina di Sofocle è un personaggio inventato, e a mio modo di vedere pieno di difetti. È fredda, intransigente, rifiuta il confronto con chiunque. L’unico scopo di Antigone è dare sepoltura al fratello, ma per raggiungere il suo obiettivo è disposta a tutto, anche ad andare contro le leggi della polis.
E per una giurista come lei non è un dettaglio…
La vicenda della tragedia di Sofocle nasce da un problema giuridico, legato alla sepoltura dei defunti, di cui già si parla in Omero e rimane attuale anche in età classica, quando Sofocle lo ripropone come causa dello scontro tra Antigone e Creonte. Il re di Tebe vieta la sepoltura di Polinice, uno dei due fratelli di Antigone, che aveva combattuto contro la patria e contro la sua indipendenza, diventando un traditore. Si tratta, a ben vedere, di un conflitto tra le ragioni della sfera privata (Antigone) e le regole del diritto che tutelano il potere pubblico (Creonte). E poi la contrapposizione, come molti studi hanno evidenziato, riguarda anche lo scontro tra i generi, tra generazioni, tra vivi e morti, tra l’umano e il divino… Il nocciolo però è pubblico contro privato. Per questo Antigone rappresenta, nel testo di Sofocle, l’egoismo sociale: in un dialogo con Creonte riconosce le leggi della polis, ma dice che non le rispetterà.
In cosa si manifesta l’ottusità dell’eroina di Sofocle?
Basta vedere come, all’inizio del primo atto, tratta la sorella Ismene che non si vuole imbarcare con lei nell’impresa di sfidare Creonte: se non sei d’accordo con me sei una traditrice, e tanti saluti. Poi ha questo fidanzato, Emone, di cui non pronuncia mai il nome. È un particolare che mi ha sempre colpito moltissimo: non c’è una volta durante tutta la tragedia in cui faccia un riferimento a lui. E non si cura nemmeno degli altri che insieme a Polinice resteranno insepolti; la sua disobbedienza non mira a salvaguardare il diritto alla sepoltura dei tanti cadaveri abbandonati alle porte della città, cioè un diritto universale: non c’è senso civico in lei, l’unico centro del suo interesse è il fratello. È monocorde e ha un cuore di pietra.
Non si trovano in lei le tracce di indipendenza femminile?
Secondo me no, perché si oppone a Creonte e alle leggi della città in nome del fratello, che vuole raggiungere tra i morti. Antigone non ha nessun fascino.
Invece rivaluta Creonte, simbolo del dispotismo!
Creonte, con i suoi difetti, crede nella città, rispetta le leggi. È troppo rigido, è vero, ma ci crede al punto da provocare, consapevolmente, la morte del figlio. Nonostante tutto lo considero un buon governante. Finirà anche lui nel peggiore dei modi, ma questo è anche il risultato della tragedia che non dà mai una soluzione completa al conflitto. E non si comporta da tiranno: l’editto che emette serve a mettere fine alle ostilità a evitare altre violenze fratricide.
Non è forse la bellezza della tragedia di Sofocle, il modo in cui tratteggia la sua eroina ad averne fatto ciò che è diventata, un simbolo eterno?
La tragedia di Sofocle è meravigliosa. E certamente ha contribuito a eternare il mito. Il personaggio di Sofocle si muove sulla scena in preda a una sorta di tranche, tutto quello che fa è solo in nome di un interesse privato e familiare; perciò, dicevo poco fa che dimostra totale mancanza di senso civico. Non c’è nulla in comune con il carattere dell’eroina che difende i diritti di tutti ed è diventata il simbolo della lotta e della resistenza, della difesa dei diritti umani.
Chi sono le versioni moderne di Antigone?
Carola Rackete, che a giugno 2019 al comando della nave SeaWatch 3, stracolma di migranti, ha disobbedito al divieto di attraccare nel porto di Lampedusa, permettendo a 42 esseri umani stremati di trovare rifugio. Mi vengono in mente anche due spettacoli teatrali. Quello in cui l’eroina di Inua Ellams nasce in una famiglia anglo-pachistana di religione musulmana e deve fare i conti con i pregiudizi islamofobi. Polinice, considerato un terrorista, muore in un attentato. Lo zio è Creonte ed è il ministro degli Interni che emana leggi contro il terrorismo, applicandole inflessibilmente anche ai suoi familiari. Il secondo esempio è l’Antigone brasiliana di Milo Rau che si batte contro la devastazione del territorio e ricorda l’eccidio dei nativi. Poi naturalmente c’è la meravigliosa Antigone letteraria di Valeria Parrella, assolutamente da leggere.