La Stampa, 2 marzo 2024
Vannacci Pride
Il nostro valente generale Roberto Vannacci ha detto di non avere nulla contro l’omosessualità, ma di avere molto in antipatia l’ostentazione, del genere piume di struzzo al Gay Pride, e l’ha detto in un’intervista di ben due pagine concessa ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera nella quale presenta il suo nuovo libro – Il coraggio vince. Vita e valori di un generale incursore – scritto mentre girava l’Italia a presentare il primo, in una cinquantina di tappe, le ultime delle quali con ingresso a pagamento, mostra fotografica, degustazione vini, buffet, dj set, parlando di sé a Retequattro, Canale 5, su La7, l’intero filotto dei canali Rai, con un record di tre ospitate in un solo pomeriggio, in una dozzina abbondante di radio, dalla mattina alla sera, talvolta la notte, concedendosi una dimensione internazionale con puntate sulla tv svizzera, accettando colloqui con quotidiani nazionali, regionali, locali, in versione cartacea oppure online, di destra e di sinistra, posando per servizi fotografici patinati, il più famoso dei quali lo vede in riva al mare porgere all’obiettivo la nobile pianta del piede destro, raccontando della volta in cui ha rischiato la morte sul lago Vittoria, la volta in cui ha rischiato il linciaggio in Uganda, la volta in cui ha rischiato la fucilazione in Zaire, e nel frattempo smascherando le trame occulte delle lobby e dei poteri forti attraverso le ideologie green e woke con l’obiettivo di demolire la famiglia e disgregare la società per fare di noi automi dediti al consumismo. Così ogni santo giorno, da sette mesi. Più modestamente il Gay Pride dura un pomeriggio.