Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  marzo 01 Venerdì calendario

Pog basta

Quattro anni di squalifica. Una condanna durissima. La carriera di Paul Pogba rischia seriamente di finire qui. Se il Tas di Losanna, cui ha già preannunciato ricorso, non riscriverà infatti la sentenza a suo favore, il centrocampista della Juventus potrà tornare in campo quando avrà ormai 35 anni. Il Tribunale Nazionale Antidoping ha accolto la richiesta della Procura che ha condotto l’inchiesta sulla positività al testosterone riscontrata dopo Udinese-Juventus del 20 agosto, prima di campionato. Le controanalisi, effettuate nel laboratorio dell’Acqua Acetosa, hanno evidenziato in realtà l’assunzione di Dhea, ovvero deidroepiandrosterone, noto anche come “ormone della giovinezza”, un androgeno più potente e moderno del testosterone comunque proibito da anni. La difesa di Paul – sospeso dall’11 settembre e al minimo di stipendio -, non ha mai considerato il patteggiamento ed ha puntato invano a dimostrare l’assenza di dolo che avrebbe dimezzato la pena. Secondo le ricostruzioni, a tradirlo sarebbe stato un integratore consigliato da un medico statunitense, il cui rischio doping era tuttavia rilevabile attraverso la semplice lettura del foglio illustrativo. «Ritengo che la sentenza sia errata – lo sfogo social del francese -. Sono triste, scioccato e con il cuore spezzato che tutto quello che ho costruito nella mia carriera da giocatore professionista mi sia stato tolto. Quando sarò libero da restrizioni legali l’intera storia sarà chiara, ma non ho mai preso consapevolmente o deliberatamente integratori che violano le normative antidoping. Da atleta professionista non farei mai nulla per migliorare le mie prestazioni utilizzando sostanze vietate e non ho mai mancato di rispetto o imbrogliato altri atleti e tifosi di nessuna delle squadre per cui ho giocato o contro». Il post si conclude con l’annuncio del ricorso che i legali predisporranno dopo la pubblicazione delle motivazioni, attese entro 30 giorni, e che potrà essere depositato nei 20 successivi. Se verrà chiesta la procedura d’urgenza, la sentenza arriverà entro quattro mesi.Sarà l’ultimo appiglio per sperare di accarezzare ancora il pallone e scrivere un “the end” meno doloroso di quello che si prospetta in questo momento: incombono la sospensione della retribuzione (articolo 5 comma 5 dell’accordo collettivo tra Figc, Lega Serie A e Associazione calciatori), la rescissione del contratto (articolo 11: il collegio arbitrale deve approvare la richiesta del club, ma la Juve, per tecnicismi, lascerà finire la stagione) e pesa la consapevolezza che, scontata la pena, il lungo oblio e l’età avanzata negheranno una nuova occasione a grandi livelli. Un tramonto malinconico in fondo a una carriera smagliante, consumato tra infortuni, guai giudiziari ed errori. Il francese, nell’estate 2022, aveva lasciato il Manchester United per rilanciarsi, dopo un periodo opaco, alla Juventus che era stata la sua culla, ma nella tournée precampionato si era procurato una lesione al menisco: sarebbe stato opportuno un intervento chirurgico, ma s’incaponì sulla terapia conservativa salvo dover tornare sui sui passi, perdendo poi, tra tempi di recupero dilatati, ritorni illusori e nuovi infortuni, di fatto l’intera stagione. «La testa controlla tutto. Quando non stai bene psicologicamente, il corpo ti segue» la riflessione del ragazzo, abbattuto per la morte di Mino Raiola, agente papà, e segnato da vicissitudini penali e familiari, con il fratello Mathias finito in carcere dopo la sua denuncia per estorsione: nelle pieghe di una brutta storia, il racconto drammatico delle minacce subite da due uomini armati in passamontagna nella casa di Roissy-en-Brie, periferia est di Parigi, e le indiscrezioni, sarcastiche e gravi insieme, su uno stregone ingaggiato affinché facesse un incantesimo ai danni del compagno di Nazionale Kylian Mbappè. «Non immagino per un solo momento che Paul abbia avuto l’intenzione e la volontà di doparsi – le parole del ct francese Didier Dechamps -. Lo conosco bene, so che non è affatto nel suo stile. La sua situazione mi rattrista e spero con tutto il cuore che possa risolversi. In ogni caso voglio credergli». Dolcissimo il post della moglie Zulay: «La verità prevarrà sempre. Sii forte come sempre, mio re». —