la Repubblica, 2 marzo 2024
Intervista a Isabella Ferrari
Racconta che quando ha letto il testo ha accettato subito «perché racconta le ferite dell’abbandono e le ferite mi interessano, riguardano tutti».Isabella Ferrari il 5 marzo debutta al Teatro Carignano di Torino con La ragazza sul divano di Valerio Binasco, dal libro di Jon Fosse. Dal 9 aprile sarà al Piccolo Teatro di Milano, dal 16 a Roma al Vascello, dal 26 al Teatro Biondo di Palermo, ultima tappa il Mercadante a Napoli (7 – 12 maggio).Ha girato Confidenza di Daniele Luchetti ePartenope di Paolo Sorrentino), eterna ragazza bellissima con 40 anni di carriera, il 31 marzo festeggia i 60 anni e fa un sorriso così: «Sempre stata serena sull’età, va bene così».In scena è una donna abbandonata dal marito.«È arrabbiata con la vita. Nel racconto ci sono tante situazioni incompiute che riguardano l’attesa di questo padre e marito. Nelle due prove filate che abbiamo fatto, la gente si riconosce tantissimo».Com’è il rapporto con il teatro e con Binasco, con cui ha già lavorato?«In questi anni ho avuto tante offerte, ma sfuggivo: dicevo sì poi no, non mi beccavano mai. Soffro il fatto di non aver fatto l’Accademia o il Centro sperimentale, anche se quando ho fatto spettacoli teatrali non solo sono andati bene, ma ho avuto anche una soddisfazione personale. Con Valerio c’è un feeling, mi fido del suo sguardo e del suo gusto, mi piace il suo modo di lavorare. Qui si parla di ferite affettive con il linguaggio rarefatto di Jon Fosse: è il teatro vicino al cinema.Poi è bellissimo il lavoro di gruppo, in scena con Valerio, Pamela Villoresi, Michele Di Mauro, Giordana Faggiano, Fabrizio Contri, Giulia Chiaramonte. Mi è sempre capitato di essere in due sul palco, qui siamo una compagnia».Fosse racconta le ferite: sono utili anche quelle no?«Certo. Gli artisti quanto hannocostruito la loro arte da una ferita?Ho molto pudore a parlare delle mie e su cosa costruisco un personaggio.Negli ultimi anni ho sofferto della mancanza di ruoli importanti».Ma è stata molto presente.«Mi considero una donna fortunata però, a un certo punto, intorno ai 50 anni, è cambiato qualcosa. Sono cambiate le opportunità, è un passaggio esistenziale che è inutile non vedere. Mi ha provocato un po’ di sofferenza, mi sono sentita in bilico, senza certezze».Il 31 marzo compirà 60 anni. Come li vive?«Ho un rapporto buonissimo con l’età. Il lamento è l’unica cosa che ho abolito nella mia vita, crescendo qualcosa si impara. Una donna di 60 anni può sempre raccontare tanto. È dentro la vita, ha la sua sensualità, lo senti nei libri, io sono curiosa, vivo le emozioni… Penso che nei nostri autori ci sia una sorta di rifiuto di affrontare il tema».Monica Guerritore che ha girato “Inganno”, serie su una donna che s’innamora di un uomo più giovane, dice che in fondo resistono i tabù.«Sono cambiate tante cose. Altre meno. Io mi sento uguale a dieci anni fa, comunque mi diverto a fare il mio lavoro. Però ho cominciato a sentire che sfuggivano i ruoli, stavo svoltando una curva. Anche in questo spettacolo c’è l’umiliazione e la voglia ancora di passione, di sentire la propria femminilità, che si sfoga con la vendetta».Ma insomma farà una festa per questo compleanno tondo?«Non sarò in teatro quel giorno, non ci ho pensato. Spero che nessuno mi faccia una festa a sorpresa».Oggi cosa cerca nei ruoli?«La verità. Personaggi femminili in cui le donne possano riconoscersi, che corrispondono alla vita di tutti i giorni. Era così, tanti anni fa, la Giovanna Scalise diDistretto di polizia.Quanto ho amato KateWinslet inOmicidio a Easttown, così vera, reale. Nelle nostre serie le donne si trovano nelle situazioni più assurde ma hanno la messa in piega perfetta. Onde, i boccoli. Invece capita di avere anche i capelli sporchi. Siamo pazzi veramente».A teatro è una donna sola: mai vissuto la stessa sensazione?«No. Ho avuto una vita molto piena, sono stata legata alla mia famiglia d’origine e poi alla famiglia che mi sono costruita. Non è solo una madre di bambini piccoli ad avere pensieri quotidiani su di loro. Per chi ha figli grandi, ci sono le notti: ed entra in gioco l’inconscio, la paura. Non lo do a vedere perché ai miei tre figli dà fastidio, ma sono sempre il mio primo pensiero dalla mattina».Ha detto che è diventata attrice grazie a una madre “prepotente” che attraverso di lei ha realizzato il suo sogno. Cosa sogna per le sue ragazze?«L’indipendenza, la libertà, anche la ferita che scaturisce dalla voglia di libertà. Però sogno anche che non abbiano paura dell’amore, che siano accompagnate. Per me è molto importante la vita di coppia con Renato (De Maria)».Ha un buon dialogo con i figli?«Amo i giovani, sono rimasta una fanciulla curiosa. Quello che è successo a Pisa è stato uno choc, mi è sembrato un controsenso feroce.Come genitori li esortiamo a dire la loro, a partecipare, e non possiamo permettere che perdano la gioia e la speranza. Mi hanno colpito le lacrime di Vecchioni e le parole del presidente Mattarella, così giuste.Dico ai miei figli: fate, sbagliate, che si ricomincia. Non abbiate mai paura».Da giovane voleva avere successo, in 40 anni di carriera ce l’ha avuto, eccome. Cosa ha capito?«Jon Fosse dice che la vita è niente, piena di non detti. Sono fortunata, ho avuto più successo che insuccesso.Ma ho capito che io mi affeziono di più all’insuccesso».