Corriere della Sera, 3 marzo 2024
La sinistra di Jep Gambardella
Sono tornato all’Università di Pavia, dove ho studiato nell’antichità. Il corso che tengo, presso il collegio Ghislieri, ha per titolo: «Quattro parole sulla professione». La parola di ieri era «sintesi». L’esercitazione finale consisteva nel riassumere l’attualità. Per esempio, le elezioni in Sardegna e il futuro dell’opposizione. Ho iniziato io: «La sinistra di Jep Gambardella?». Silenzio imbarazzato degli studenti. Non sapevano chi fosse.
Jep Gambardella, ho spiegato, è un colpo di genio: interpretato da Toni Servillo, il personaggio illumina «La grande bellezza» di Paolo Sorrentino. Un giornalista mondano, brillante e cinico, che di sé dice: «Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire». A quel punto gli studenti hanno sorriso: il parallelo con la sinistra italiana è apparso chiaro.
Chi, se non Jep Gambardella, può aver ispirato Renato Soru? Perché un uomo che ha segnato la storia dell’isola – fondatore di Tiscali, governatore dal 2004 al 2009, padre della «legge salvacoste» (sia benedetta!) – decide di correre comunque, consapevole di non poter vincere? Anzi, correndo il rischio di far perdere la propria parte politica, il centrosinistra unito dietro Alessandra Todde (M5S), che s’è imposta d’un soffio. Con i 63.069 voti di Soru (8.6%), la neo-presidente avrebbe vinto in carrozza.
Altri potenziali Gambardella, dentro l’opposizione di governo, sono i leader di Italia Viva, Azione, +Europa, Verdi e Sinistra. Vedremo cosa decideranno dopo le elezioni europee. Ma ormai è evidente: a sinistra come a destra, insieme si può vincere; divisi si perde sicuramente (Berlusconi lo ha sempre saputo). Ne terranno conto Renzi, Calenda, Bonino & C.?
Secondo un recente sondaggio Swg per Tg-La7, questi partiti, messi insieme, valgono il 14,2 dei voti. Lo metteranno sulla bilancia elettorale, prima o poi, oppure preferiranno procedere in ordine sparso, affondando il centrosinistra cui appartengono? Proveranno a vincere o s’acconteranno delle micro-segreterie, delle mini-presidenze, delle piccole direzioni e dei minuscoli congressi pieni di effimeri entusiasmi? Se così fosse, lo dicano. Giorgia Meloni ha pronta una bottiglia di champagne.