Corriere della Sera, 3 marzo 2024
il Tribunale dispone la restituzione a Elkann di parte delle carte sequestrate
TORINO Con l’eccezione di faldoni, cartelline, raccoglitori riguardanti Marella Caracciolo – tra cui il testamento – la Procura di Torino dovrà restituire a John Elkann e a Gianluca Ferrero «tutto quanto loro sequestrato, anche in copia», compresi device e connessi dati: il tribunale del Riesame di Torino – presidente Stefano Vitelli, relatore Giancarlo Capecchi, giudice Giulia Caveglia – ha infatti «annullato in parte» il decreto di sequestro dei pm nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte dichiarazioni fraudolente dei redditi della vedova dell’Avvocato, relative al 2018 e al 2019.
I giudici hanno dunque accolto in parte il ricorso dei difensori del presidente di Exor (estranea all’indagine), gli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re; e quello dei legali dello storico commercialista di famiglia, gli avvocati Marco Ferrero e Paolo Davico Bonino. «Siamo ovviamente soddisfatti – hanno commentato i difensori – perché è stato affermato un principio giuridico del quale eravamo molto convinti. Il tribunale ha accolto pressoché integramente il nostro ricorso, disponendo la restituzione della quasi totalità del materiale sequestrato. Manteniamo la nostra tranquillità e la piena fiducia nel lavoro dei magistrati». Secondo l’ordinanza del Riesame – che si è riservato il deposito della motivazione – tra gli atti che resteranno sotto sequestro ci sono: il testamento pubblico numero 3.693 del 12 agosto 2011 redatto dal notaio svizzero Urs Robert von Gruenigen, terzo indagato dell’inchiesta; le aggiunte testamentarie del 14 agosto 2012 e del 22 agosto 2014; i contratti di locazione del 2008 e del 2016 relativi a villa Frescot, sulle colline torinesi, e quelli di comodato della casa a Roma, e della tenuta di Villar Perosa; oltre a un contratto di lavoro tra Marella Caracciolo e una presunta dipendente. Tutti elementi che sarebbero alla base della contestazione fatta dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti, che coordinano le indagini della guardia di finanza: ovvero, l’ipotesi che la residenza fiscale in Svizzera della moglie di Gianni Agnelli fosse «fittizia». Da qui, la presunta evasione di Irpef, sui 3,7 milioni di euro. Per la quale sono appunto indagati Elkann, Ferrero e il notaio svizzero: il primo assumendo direttamente o attraverso società personale che si sarebbe preso cura della nonna, gli altri due predisponendo le dichiarazioni dei redditi.
Nelle mani degli investigatori restano dunque alcuni dei documenti indicati nel decreto di sequestro e altri appuntati nel verbale dei finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria: tutti atti riferibili a «DM», le iniziati di Donna Marella (Caracciolo).
Detto che una visione completa si avrà solo con la motivazione, l’impressione è che la decisione ruoti attorno al tema delle «esigenze probatorie specifiche connesse ai dati in sequestro»: ovvero, alla pertinenza tra documenti sequestrati e le ipotesi di reato. Quello per cui, a fine 2023, il Riesame (con stesso presidente e relatore) aveva annullato un decreto, relativo a un’altra complessa inchiesta. Se il giudizio cautelare non ha depennato i sequestri connessi alle presunte «dichiarazioni fraudolente», pare aver posto uno stop (momentaneo?) agli elementi che potrebbero allargare l’orizzonte investigativo, dall’eredità dell’Avvocato all’assetto della Dicembre ss, la cassaforte della famiglia Agnelli.