Corriere della Sera, 3 marzo 2024
La ragazza di 18 anni che ha ucciso il padre violento
NIZZA MONFERRATO La lite, le violenze, l’omicidio. Ci è voluta un’intera notte di interrogatorio perché Makka, 18 anni, crollasse confessando i motivi che l’avevano portata ad uccidere a coltellate il padre. Vittima Akhyad Sulaev, padre padrone di origine caucasica, 50 enne. La ragazza lo ha colpito con un coltello da cucina ad addome e schiena. Più volte.
L’uomo, rimasto a terra sul pavimento del corridoio è morto poco dopo l’arrivo dei soccorsi nell’appartamento al primo piano della palazzina di via San Giovanni, a Nizza Monferrato, comune di 10mila abitanti dell’Astigiano. Lei invece ha atteso i militari senza muoversi, schiacciata contro una parete, in stato di choc. I carabinieri di Canelli e Nizza Monferrato, ai quali sono state affidate le indagini coordinate dal pm Andrea Trucano della procura di Alessandria, l’hanno subito portata in caserma. Una verità dolorosa quella raccontata, piena di sofferenza, violenze, sopraffazioni e umiliazioni subite tutti i giorni. Una situazione che Makka, classe 2005, non voleva più vivere. Voleva che il padre, campione di karate in Cecenia, la smettesse di comandare su lei e sulla madre. Così come anche di controllarla in ogni spostamento. Makka del resto era una figlia che aveva sempre rispettato ogni regola imposta, indossava il velo, non parlava con nessuno. Di quanto subito non aveva mai parlato, e nemmeno aveva trovato il coraggio di denunciare. Quei lividi che il padre gli provocava in parti che non erano visibili, li aveva mostrati solo alla sua unica amica.
In Piemonte, con la famiglia, la madre e tre fratelli di 14, 12 e 11 anni erano arrivati nel 2015, grazie ai corridoi umanitari dalla Cecenia. Makka, a differenza del padre, che ancora non parlava bene la lingua, si era subito integrata. Frequentava con ottimi risultati il terzo anno del liceo scientifico Pellati e, oltre allo studio, lavorava nel weekend in un ristorante come cameriera, lo stesso in cui la madre fa la lavapiatti. Un’indipendenza economica quella delle due donne che l’uomo, muratore precario che aveva più volte perso il lavoro, non voleva accettare. Un fattore culturale dettato anche dalla religione che la famiglia seguiva. Ed è proprio per motivi economici che il marito, dopo essersi licenziato, avrebbe chiesto anche alla moglie di fare la stessa cosa.
La richiesta era arrivata nel pomeriggio di venerdì, mentre la moglie si trovava al ristorante. Cacciato via, ha poi atteso che la donna tornasse a casa per scatenare l’ennesima lite. Erano le 18 di venerdì. Le violenze sono iniziate poco dopo. Prima l’uomo si è accanito sulla moglie. Poi, quando la figlia si è intromessa per proteggerla, se l’è presa anche con lei. L’ha rincorsa fino nella sua camera e l’ha presa a pugni. Solo quando ha ricominciato a picchiare la madre Makka ha deciso di dire basta.
Dal cassetto della cucina ha estratto un coltello colpendolo prima all’addome e poi alla schiena. L’uomo è così scivolato a terra, sul pavimento del salotto. Agonizzante, è morto poco dopo. La giovane arrestata, si trova in una comunità protetta, sorvegliata dai carabinieri e dagli operatori della struttura, in attesa dell’interrogatorio di garanzia di domani.