Corriere della Sera, 2 marzo 2024
Dai ministri a Marta Fascina. Il giallo dei dossier sui politici
Una lunga lista per un totale di 800 accessi abusivi alle banche dati riservate fatti dal 2020 in avanti. Un lavoro di dossieraggio enorme quello che ha visto protagonista il luogotenente della finanza Pasquale Striano, indagato così come il giudice Antonio Laudati. Oltre a Crosetto, vittime dei dossier i ministri Lollobrigida e Urso, ma anche il sottosegretario Fazzolari, Marta Fascina, Renzi e Verdini.
roma Tra le centinaia di interrogazioni alle banche dati riservate, considerate abusive e contestate al luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano nell’inchiesta della Procura di Perugia su presunte attività di dossieraggio, ce ne sono molte che riguardano esponenti politici. In particolare dello schieramento di centrodestra, ma non solo. Oltre al ministro della Difesa Guido Crosetto, dalla cui denuncia è partita l’indagine, ci sono almeno altri tre esponenti del governo in carica: i ministri delle Imprese Adolfo Urso e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida (cognato della premier Giorgia Meloni), entrambi di Fratelli d’Italia; e poi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Sempre allo stesso partito appartiene il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, mentre un altro nome sul quale il finanziere avrebbe interrogato i sistemi informatici in cerca di notizie è l’ex sottosegretario leghista Claudio Durigon.
Nell’elenco compaiono anche i nomi di almeno due esponenti di Forza Italia: il governatore della Calabria, appena eletto vicesegretario del partito, Roberto Occhiuto, e Marta Fascina, deputata nonché ultima compagna di Silvio Berlusconi. Ma ci sono pure i nomi dell’ex premier, ex segretario del Pd e fondatore di Italia viva Matteo Renzi; dell’ex parlamentare (ora in carcere per scontare due condanne definitive) Denis Verdini; della ex presidente della Camera Irene Pivetti. E poi l’avvocato plurinquisito Piero Amara, l’imprenditore-editore Francesco Gaetano Caltagirone e molti altri ancora. Politici e non. Una lista lunghissima per un totale di circa 800 accessi contestati a Striano, effettuati dal 2020 in avanti.
Resta ancora da chiarire quale fosse l’obiettivo di questa vastissima attività svolta mentre il finanziere era in servizio alla Direzione nazionale antimafia, nel gruppo dedicato all’elaborazione delle Sos, le segnalazioni economico-finanziarie sospette da cui possono scaturire gli impulsi per ulteriori attività d’indagine nelle Procure di tutta Italia; incarico da cui è stato sollevato prima ancora che l’indagine venisse alla luce, nell’estate scorsa. Che scopo aveva la raccolta di tutte quelle informazioni? Sono state fatte di sua iniziativa o commissionate da altri? Chi erano, e perché cercavano quelle notizie?
Convocato per essere interrogato dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone, Striano ha mandato a dire dal proprio avvocato che non intendeva presentarsi, avvalendosi (per ora) della facoltà di non rispondere. Il sostituto procuratore della Dna Antonio Laudati, invece, contrariamente a quanto scritto in precedenza, ha fatto sapere di volersi presentare ai colleghi titolari dell’inchiesta, chiedendo però di spostare l’incontro alla prossima settimana. Alle soglie della pensione e anche lui sollevato da tempo dal ruolo di coordinatore del Gruppo Sos, è indagato per accesso abusivo a sistemi informatici per quattro episodi che, spiega il suo avvocato Andrea Castaldo, «non riguardano minimamente personaggi politicamente esposti». Secondo il legale «l’attuale vicenda processuale nasce proprio a seguito di una relazione di servizio a firma del dottor Laudati, rivolta alla Procura di Roma, nella quale si circostanziavano irregolarità commesse da un ufficiale della Finanza. L’approfondimento investigativo consentirà di chiarire la piena legittimità dell’operato del dottor Laudati». Tra gli indagati ci sono anche alcuni giornalisti, tre del quotidiano Domani, ai quali viene contestato il «concorso» con una parte dell’attività abusiva addebitata al luogotenente Striano. E proprio sul Domani comparve nell’autunno 2022 l’articolo su un presunto conflitto d’interessi di Crosetto per i compensi ricevuti da Leonardo (l’ex Finmeccanica) a fronte di consulenze svolte prima di entrare al governo; da lì scaturì la denuncia del ministro alla Procura di Roma, poi trasmessa a Perugia per il possibile coinvolgimento del pm della Dna. I tre cronisti – Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine – avrebbero utilizzato Striano come riscontro a notizie e informazioni acquisite altrove, che il finanziere avrebbe fornito consultando il sistema informatico della stessa Dna sui procedimenti penali passati o in corso, e tutti gli altri a sua disposizione. Il che può spiegare una parte delle contestazioni, ma non sciogliere il mistero della moltitudine di informazioni raccolte.