Corriere della Sera, 1 marzo 2024
Tutta colpa di Melissa
Quando una soubrette della televisione potrà serenamente fidanzarsi e lasciarsi con un bravo tennista dal fisico fragile senza che nessuno le imputi i suoi infortuni e le sue sconfitte. Quando anche l’ultimo maschio da bar si sarà stufato di dividere le donne in streghe o madonne a seconda dell’aspetto esteriore più o meno prorompente. Quando i ruttatori da tastiera avranno completato l’album delle figuracce, dei pregiudizi sessisti e dei frusti luoghi comuni sugli influssi negativi della passione amorosa. Quando una parte della stampa inglese, la stessa sempre in prima fila quando si tratta di esaltare qualche idiozia del «politically correct», smetterà di usare l’espressione «sex addicted» per definire la suddetta ex fidanzata del suddetto tennista, come se lavorare nel mondo dello spettacolo trasformasse automaticamente una donna in una tigre del materasso. Quando la presunta spolpatrice di maschi che indossano berrettini con visiera all’incontrario non sarà più esasperata dalle maldicenze e dalla paura che raggiungano le orecchie del figlio di dieci anni e potrà risparmiarsi uno sfogo pubblico pieno di rabbia e di tristezza come quello che ha avuto ieri Melissa Satta. Ecco, quando quel giorno arriverà, potremo dire che la società patriarcale, per come l’abbiamo conosciuta negli ultimi trenta secoli, è avviata a esaurimento.
Però mi sembra un giorno ancora piuttosto lontano.