la Repubblica, 28 febbraio 2024
Intervista a Stefania S.
È la sua prima intervista e non nasconde l’emozione che si scioglie via via, lasciando spazio all’entusiasmo diuna trentenne che ha trasformato la sua passione per la scrittura in una scalata alle classifiche di vendita.
Stefania è il suo vero nome, S. solo un’iniziale che suonava bene. Lei, laureata in Lingue e letterature straniere a Torino, prima emigrata in Spagna e adesso da due anni a Dubai, fa ancora lo stesso lavoro che faceva prima di diventare un’autrice bestseller. Stefania S. ha scelto una forma di anonimato ibrida: sui social si mostra in volto, anche se raramente, ma per il resto mantiene la massima riservatezza. Anche se aRepubblica confessa che incontrare i suoi fan è un obiettivo che spera di raggiungere presto, forse già quest’estate, superando, prima, paura e timidezza. Intanto la sua sagaLove me love me nata su Wattpad, dove è ancora disponibile gratis, è un hashtag che su TikTok conta 200 milioni di visualizzazioni e che presto sarà una serie tv: il terzo volume è stato appena pubblicato da Sperling & Kupfer ed è finito subito al primo posto dei più venduti. Ma la millennial delromance confessa che, nel poco tempo libero, legge tutt’altro. In una lunga intervista telefonica Stefania S., nel silenzio della sua camera negli Emirati diventata anche studio – pc sempre acceso e la libreria alle sue spalle – si racconta e racconta il suo “teen drama” non troppo drammatico, che affronta le fragilità dell’adolescenza ma anche il sesso.
“Love me love me” si è davvero conclusa?
«Pensavo di sì. Ma non riesco a staccarmi della storia: potrebbe esserci un ritorno dei personaggi alla fine dell’anno».
Nella trilogia, nonostante il tono sia sempre lieve, si affrontano temi delicati: autolesionismo, disturbi alimentari. Perché?
«Sarebbe stato impossibile sennò raccontare le storie di tredici adolescenti che parlano in prima persona: non potevo far finta che l’adolescenza fosse tutta rose e fiori».
Per lei cosa è stata?
«Non me lo sono chiesto, ma se scrivo solo di quel periodo per me sarà stata decisiva. Vengo da un piccolo paese del Piemonte, ho dei bellissimi ricordi nonostante anche io, come tutti, abbia affrontato molte difficoltà».
June, la protagonista, fa i conti col fallimento: quanto è importante raccontare figure femminili complesse?
«June è un’eroina imperfetta, proprio come tutte noi. Il messaggio è che andiamo bene così, anche quando cadiamo».
Le sue storie sono anche spicy: è in qualche modo femminista raccontare il sesso dal punto di vista delle donne?
«Love me love me racconta tante forme d’amore, anche queer. C’è una scena di sesso a tre che hascatenato qualche polemica: ma se la donna è consenziente, che male c’è? Il mio non è un dark romance,anche se ne ho scritti: qui non c’è violenza né coercizione. La prima scena di sesso è di autoerotismo, fa parte della vita. Ma sì, in fondo forse è anche una scelta femminista».
Nel terzo volume James, il protagonista maschile, promette a June che prenderà il suo cognome: una scelta al passo con i tempi?
«È uno scambio scherzoso che però racchiude il senso della storia: James è quello più fragile. È bisessuale, combatte con la mascolinità tossica. Ho voluto dare molto spazio all’universo maschile: i ragazzi sono vittime di aspettativeche li vogliono forti, virili, dominanti. Ma a moltissimi di loro fa male. I miei protagonisti fanno un percorso e si scrollano di dosso questo fardello».
Il plot “enemy to lovers”, da “Orgoglio e pregiudizio” in poi, funziona sempre: cosa piace?
«Crea una tensione tra i due personaggi altrimenti irraggiungibile».
“Love me love me” è un inno all’amore: abbiamo tutti bisogno di un lieto fine?
«Ce lo meritiamo con tutto l’orrore che c’è intorno a noi».
È l’anno del “romance”: cosa ne pensa di questa riscossa guidata da tantissime scrittrici donne?
«Sono felice e onorata di far parte di questo gruppo di autrici che si riprendono la scena: una rivincita».
Le piattaforme come Wattpad hanno reso la scrittura più democratica?
«Hanno reso la scrittura anche meritocratica, perché sono i lettori che scelgono. Io continuo a scrivere sulla piattaforma perché sono abituata così e perché è una palestra. Ho scelto di lasciare su Wattpad l’intera saga per dare la possibilità a chi mi ha seguita fin dall’inizio, e non può permettersi il cartaceo, di continuare a fruirne».
Come mai ha scelto una forma di anonimato ibrido?
«Per timidezza e per paura, per tutelare la mia vita personale, affettiva e familiare. Ma sogno di vincere le mie resistenze e di incontrare i miei lettori».
Che rapporto ha con le piattaforme?
«Un bel rapporto anche se mi faccio vedere poco: le uso perché sono un mezzo importante per comunicare con i lettori».
Ma davvero la millennial del romance non legge rosa? Quali sono i suoi riferimenti letterari?
«È vero! I libri che mi hanno formata sono quelli della grande letteratura italiana: Verga, Pirandello, Calvino.
Ma anche Susanna Tamaro: il mio romanzo preferito èVa’ dove ti porta il cuore.Ma devo dire che sulla mia scrittura hanno influito soprattutto le serie tv come Skins».
Stefania, il successo ha cambiato la sua vita?
«Avevo un lavoro e ce l’ho ancora.
Ma diciamo che ultimamente dedico più tempo possibile alla scrittura: il mio sogno di bambina».