Il Messaggero, 28 febbraio 2024
Biografia di Properizia De Rossi
Ne Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori, Giorgio Vasari descrive una “giovane virtuosa, non solamente nelle cose di casa, come l’altre, ma in infinite scienze che non che le donne, ma tutti gli uomini gl’ebbero invidia”. Si tratta di una “donna del corpo bellissima”, che “sonò e cantò ne’ suoi tempi meglio che femmina della sua città”, dotata di un ingegno “capriccioso e destrissimo”. Il suo nome è Properzia de’ Rossi: la prima scultrice di cui sia giunta notizia nella storia. In effetti, se le pittrici del passato sono poche, pochissime sono state le scultrici. Anzi, sostanzialmente nessuna. É un lavoro troppo faticoso, destinato agli uomini. Eppure, chiosa il Vasari, le donne non si sono “vergognate, quasi per torci il vanto della superiorità, di mettersi con le tenere e bianchissime mani nelle cose meccaniche e fra la ruvidezza de’ marmi e l’asprezza del ferro, per conseguir il desiderio loro e riportarsene fama”. L’INFANZIAMa non è per “togliere il vanto della superiorità” agli uomini, bensì per seguire il proprio daimon, che Properzia sceglie un cammino tanto difficile. La sua esistenza – anticonformista, libera, battagliera, punteggiata da liti – sarà una metafora del mestiere che si è scelta. Poche sono le notizie della sua prima fase: si sa che nacque a Bologna intorno al 1490, figlia di un notaio. Riceve a casa una discreta educazione, più approfondita di tante altre bambine. A parlare di lei sono alcuni documenti, atti legali. In uno si tratta di una compravendita; in un altro, del 1520, di una causa contro Properzia, intentata dal suo vicino di casa che la accusa di aver distrutto alcuni filari e un ciliegio del suo giardino. A rovinare le piante non è solo la donna, secondo l’accusa, bensì anche colui che viene considerato il suo amante, Anton Galeazzo Malvasia. Lei viene definita, abbastanza crudamente, “la sua concubina”. Poi, a quanto pare, le cose finiranno per aggiustarsi, tanto che la scultrice comprerà la casa in cui il vicino abita. LE AMBIZIONIDall’inizio Properzia dimostra una natura risoluta, nonché un talento pari alle proprie ambizioni. Già da ragazzina dà prova di straordinarie capacità, intagliando noccioli di frutta, in particolare pesco e ciliegio. Si specializzerà in quest’arte tramutando, con incredibile perizia, i noccioli in cammei, che poi inserirà all’interno di spille e gioie. Famosissima rimarrà la Spilla dalle 100 teste: al centro vi è un nocciolo nel quale sono intagliate appunto cento figure; intorno ci sono oro, diamanti e perle. E c’è anche lo Stemma della famiglia Grassi (a lei attribuito), formato da filigrane d’argento, cristallo di rocca, legno di bosso, al centro noccioli su cui spiccano santi e martiri. Ben prima di realizzare i suoi capolavori, la ragazzina viene mandata dal padre – che si avvede dei suoi doni non comuni – nella bottega dell’incisore Marcantonio Raimondi per imparare il mestiere. Dopodiché, a quanto sembra, si sposta dal medaglista Raibolini detto “il Francia”, assai rinomato nella Bologna del tempo. Arriva quindi, fra il 1525 e il 1526, a realizzare dei lavori importanti nel cantiere della basilica di San Petronio, dove operano grandi talenti. É indicativo delle capacità di Properzia, il fatto che riesca a passare dall’intaglio di superfici piccolissime di noccioli o di gemme a sculture su grandi superfici di marmo. Se la sua vita lavorativa e pubblica è anticonvenzionale e certo faticosa, altrettanto lo è quella privata. Ha degli amori extraconiugali o non corrisposti: uno è in qualche modo “raccontato” nella formella Giuseppe e la moglie di Putifarre, realizzata intorno al 1526 per la decorazione del portale di san Petronio, e capace di suggestionare molti artisti come Parmigianino e Correggio. A Properzia è altresì attribuita la formella La moglie di Putifarre accusa Giuseppe (conservata al Museo di San Petronio come l’altra). Molte ancora sono le opere attribuitele, ma pochissime quelle riferibili a lei con sicurezza.ACCUSE E RETROSCENAUna donna così fuori dal comune non può che suscitare invidie e malevolenze: si ritrova infatti chiamata in causa, insieme al pittore Domenico Francia, in un processo che riguarda l’aggressione a Vincenzo Miola. Contro di lei si schiera Amico Aspertini, pittore della Scuola bolognese che ha lavorato al cantiere di San Petronio ed è, secondo Vasari, suo “rivale”. Costui mette in giro calunnie sul conto di Properzia. Di conseguenza, sempre secondo l’autore de Le Vite, alla donna viene pagato “un vilissimo prezzo” per la formella. Potrebbe anche darsi, tuttavia, che il prezzo fosse simile a quello che avevano ricevuto gli altri artisti. Di certo l’impulsiva scultrice si adira (pare che abbia picchiato il calunniatore) e nel 1526 lascia il cantiere. Siamo nell’epoca in cui trionfa il ferreo imperatore Carlo V d’Asburgo, “sui cui domini non tramonta mai il sole”. E Carlo sceglie di farsi incoronare nel 1530 a Bologna da papa Clemente VII Medici. Appena giunto, il pontefice chiede di conoscere Properzia. Non potrà incontrarla, tuttavia, perché lei è morta di peste pochi giorni prima. A quarant’anni circa.