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 2024  febbraio 28 Mercoledì calendario

L’asino che dipinge

La mostra (ce ne parla qualche pagina più indietro Luca Scarlini) al Petit Palais è magnifica. Potente, iridescente, non esaustiva, né potrebbe esserlo, ma finalmente aperta: tessuti, auto, gioielli, musica, quadri, cinema, lampadine: la forza, oltre l’arte, con l’arte, che rese Parigi capitale della modernità. Ma c’è qualcosa in più: la consapevolezza che l’idea di arte stava cambiando (e il signor Duchamp, che da lì veniva, col suo orinatoio l’avrebbe fatta in testa a secoli d’arte precedente) e che polveri sottili d’intelligenza circolavano a pieni polmoni. Un esempio? Il quadretto che vedete sotto: noto, nella letteratura, ma non meno divertente a rivederlo dal vivo. Si tratta di un dipinto di tale J.R. Boronali, esposto al Salon des Indépendants del 1910, a fine percorso. Coucher de soleil sur l’Adriatique, un tramonto sull’Adriatico. Titolo che fa il verso alle “Impressioni” al levarsi del sole di Monet e lo prende in giro, ma, allo stesso tempo, ne rimarca la forza. Il pittore, Boronali, non esiste: siamo di fronte a uno scherzo. Boronali è anagramma di Aliboron, un asino delle favole di La Fontaine. L’indizio è chiaro: il dipinto è stato fatto legando un pennello alla coda di un asino, anzi, dell’asino Lolo, posseduto da Père Frédé, una celebrità locale, di casa al cabaret «Lapin Agile» di Montmartre (la cui insegna è ovviamente esposta in mostra). Tutto torna: nel fermento creativo di quegli anni, lo scherzo all’accademia pittorica ideato dal critico Roland Dorgelès forse per ridere con e dei suoi amici pittori squattrinati che intanto rivoluzionano per davvero l’arte di quegli anni (e per i decenni a venire), segna comunque un punto di non ritorno. Perché il quadro ora è “davvero” in mostra, e a pieno titolo, e designa, se non la qualità pittorica, un cambio di percezione e di statuto. Asino chi giudica e asino chi dipinge: forse più asino chi si ostina a guardare all’arte con categorie passate. Ecco cosa significa abbracciare la modernità. Una lezione che ci viene da un secolo fa e che ogni tanto, per una banana appesa al muro, per esempio, facciamo finta di non avere appreso.