il Giornale, 28 febbraio 2024
Agnelli, il giallo dei 56 milioni di Elkann
All’apparenza il tema è laterale. «Siamo concentrati – ripetono come un mantra alla procura di Torino – sulla residenza di Marella». Certo, è su quel dettaglio che si gioca la tenuta dell’inchiesta che ha messo il naso negli affari della dinastia Agnelli- Exor. Ma accanto a questo filone ce n’è un altro, strettamente collegato e se possibile ancora più esplosivo: quello riguardante gli assetti della Dicembre, la cabina di comando degli Elkann, oggi saldamente nelle mani dei tre fratelli John (nella foto), al 60 per cento, Lapo e Ginevra, con il 20 per cento ciascuno.
Sono diverse le anomalie riscontrate dagli investigatori e basta leggere il decreto di perquisizione dei giorni scorsi per comprendere l’importanza della posta in gioco e delle questioni sollevate da Margherita Agnelli (nella foto) che punta a tornare, nientemeno, sul ponte di comando della società che controlla, a cascata, tutto l’impero. Il periodo più interessante sotto osservazione è quello compreso fra il 2003 e il 2004. Con alcune date in evidenza. Il giorno stesso in cui muore l’Avvocato, il 24 gennaio 2003, Marella dona al nipote il 25,38 per cento della Dicembre. Così John sale al 58,71 per cento. Perché in un momento drammatico per la famiglia si conclude un passaggio di quote così rilevante? Per dare continuità e certezze al colosso industriale che in quel momento rischia di affondare? In quelle settimane difficilissime si deve ricapitalizzare l’allora accomandita Giovanni Agnelli. La Dicembre fa la sua parte e Elkann sborsa 56 milioni. Da dove arriva quella montagna di soldi? Margherita, il cui esposto è il motore dell’indagine ritiene, come si legge anche nelle carte della causa civile, che provenga dal patrimonio Agnelli e in ogni caso non sia riconducibile a quello di John, all’epoca un ragazzo di soli 28 anni. Gira e rigira, anche in questa operazione ci sarebbe lo zampino di Marella. E qui entra in
campo la procura che mette in fila le anomalie, portate alla luce nel decreto. Fra le altre, «l’assenza totale di documenti originali posti alla base della vicenda ereditaria, sin dalla successione dell’avvocato Agnelli (deceduto a Torino il 24 gennaio 2003)», e ancora «la natura ragionevolmente apocrifa delle firme riconducibili a Caracciolo Marella su alcuni documenti di rilievo». Che cosa è successo veramente? Intanto, il 5 aprile 2004 Margherita, convinta che l’universo Fiat stia per esplodere in pezzi travolto dalla crisi, si fa liquidare ed esce dalla compagine. Il 19 maggio 2004 Marella cede le sue quote ai tre nipoti. La Dicembre trova un equilibrio che non é più cambiato. Ma anche quel giro di valzer finisce sotto la lente della procura che mette in evidenza «una declaratoria del giugno 2021 contenente una scrittura privata non autenticata del 19 maggio 2004 con cui Caracciolo Marella avrebbe ceduto ai fratelli Elkann (John, Lapo e Ginevra) le nude proprietà delle quote della Dicembre riservandosi il diritto di usufrutto». E anche il capitolo dei denari impegnati in queste operazioni solleva dubbi a Palazzo di giustizia: «Il pagamento delle quote apparentemente effettuato mediante disposizioni ai fiduciari e su conti bancari esteri allo stato non è documentato».Nelle perquisizioni la procura è andata alla caccia di 14 originali, qualcosa, si dice tre documenti, sarebbe saltato fuori. E la procura disporrà una nuova perizia grafologica sulle firme di Marella. Oggi al Tribunale del riesame si gioca il primo match fra accusa e difesa. I giudici sono chiamati a pronunciarsi proprio sui file e sui fogli portati via. Si capirà meglio se la strada presa, sia sulla residenza di Marella, sia sulla composizione della Dicembre, è quella giusta oppure no. Anche se il punto più importante resta quello della residenza svizzera, messo in discussione con le tre testimonianze raccolte da Margherita.