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 2024  febbraio 28 Mercoledì calendario

Gioielli, i migliori amici degli uomini

Marco Mengoni con una vistosa spilla Tiffany & Co. appuntata sulla giacca. Mamhood con anello- pantera di Cartier e multipli collier dorati, in pendant con la sua canzone Tuta Gold.I Santi Francesi con brillanti orecchini pendenti di Bulgari.
La kermesse canora più amata in Italia, Sanremo, ha confermato il trend che vede gli uomini indossare i gioielli, e fin qui niente di troppo nuovo, purché siano molto appariscenti. Ma si può parlare veramente di tendenza? «Non la chiamerei proprio così», ci risponde la storica del gioiello e docente all’università degli Studi di Milano, Mara Cappelletti. Curatrice della collaterale Gioiello Maschile: dallo splendore settecentesco al glamour genderfluid, al padiglione 4 di Mercanteinfiera, dal 2 al 10 marzo a Fiere di Parma, ci racconta come è nato il progetto della mostra e quanto nel passato ornamento e virilità non fossero concetti antinomici, anzi. «Un interesse personale è stato stimolato dall’attualità. Negli ultimi anni tutti infatti abbiamo visto molti divi, come Timothée Chalamet e Pharrel Williams, indossare bijoux e gioielli scenografici sui red carpet e sui palcoscenici». Ornamenti spesso non disegnati, originariamente, per l’uomo: «come è accaduto all’ultima edizione di Sanremo, con Marco Mengoni che ha scelto la famosa spilla Bird on a Rock, disegnata da Jean Schlumberger per Tiffany & Co. nel 1965, da allora un classico della maison».
L’esposizione percorre le tappe del mondo del gioiello maschile «a partire dal Settecento, non a caso un secolo in cui gli uomini sfoggiavano, anche più delle donne, oggetti di meravigliosa fattura, in alcuni casi dal valore davvero importante». Nella mostra, resa possibile grazie alla ricerca di Cappelletti e alla generosità di tanti gioiellieri e collezionisti che hannoprestato i loro pezzi, ci saranno delle spettacolari fibbie per cintura e per scarpe, gemelli e bottoni in filigrana d’argento, un tempo indossati per impreziosire i già ricchissimi tessuti, e le cascate di pizzi, degli abiti settecenteschi. Nell’Ottocento invece diventa tutto più sobrio, ci si ispira alle culture antiche: «emerge un gusto che lega utilità ed estetica che troviamo anche nel secolo scorso: bottoni– gioiello, spille da cravatta, anelli– sigillo. Oltre a questo aspetto pratico e funzionale, c’è anche quello della passione sportiva. Ed ecco i gemelli con ferri da golf o con palloni da calcio. In mostra vedremo anche dei pezzi con riferimenti storici, per esempio le spille da cravatta col volto di Garibaldi. È evidente che chi le indossava aveva idee politiche ben definite. O i gemelli da polso disegnati da Filippo Marinetti per la corsa automobilistica di Genova, da lui definita “la città futurista per eccellenza”». Finora, insomma, «se si esclude un periodo come gli anni Ottanta in cui erano in voga gioielli molto evidenti e voluminosi», agli uomini negli ultimi duecento anni sono stati riservati pezzi minuti, raffinati, curatissimi nei dettagli, tutti da scoprire. Nei pezzi contemporanei, invece, emergono correnti diverse, da quella vistosa e «rock, con anelli a forma di teschio e serpente, come quelli selezionati da Grimoldi, a una vena più romantica, con linee organiche e spille-fiore o foglia, di cui sono bellissimi esempi le creazioni di Margherita Burgener», continua Cappelletti.
Ma quello che ci suggerisce questa carrellata di preziosi, attraverso un percorso delineato attraverso epoche diverse, è che i gioielli veramente contemporanei sono oggetti di design pensati per esprimere se stessi e un sentimento che non può più essere definito da schemi categorici. Un esempio è l’anello Promise di Manuganda, della designer Manuela Gandini, «composto da diverse forme geometriche a evocare la diversità, ela volontà di fare una promessa a un’altra persona, in una tridimensionalità fluida che evoca l’essenza delle relazioni di oggi, complesse e sfaccettate». E così, le giovani generazioni che vivono amore e affinità in maniera fluida, scelgono abiti, accessori, e gioielli di conseguenza. «Abbiamo una bellissima versione della collana di perle. Un regalo classico, fino a poco tempo fa, per il diciottesimo anno delle ragazze, oggi al collo di stilisti e designer uomini. Quella in mostra, firmata Dario Mambretti, ha dei dettagli originalissimi, come il filo di seta nera e un brillante incastonato», spiega Cappelletti. Insomma se non appare più strano vedere Harry Styles, Damiano dei Måneskin, Lebron James e Joc Pederson con orecchini e collane di perle è perché questi gioielli, a partire dal famoso choker di Vivienne Westwood, oggetto del desiderio della Generazione Z, sono obiettivamente bellissimi. Ma anche perché gli uomini di rango in passato li hanno già indossati, come numerosi ritratti di re, nobili e maraja testimoniano. «E se l’uomo si riappropria di questa esuberanza, la donna recupera una certa sobrietà, e un’identità meno sessualizzata», conclude Cappelletti.In mezzo resta, più che mai protagonista, il gioiello.