Anteprima, 9 gennaio 2024
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Biografia di Franz Beckenbauer
Franz Beckenbauer (1945-2024). Leggenda del calcio tedesco. «Ogni volta che Franz Beckenbauer usciva dall’area per dirigersi verso l’orizzonte, e soprattutto per mandare laggiù il pallone, esattissimamente, era come quando von Karajan faceva scoccare dalla sua magica bacchetta l’attacco della Quinta sinfonia di Beethoven, devotamente seguito dai Berliner Philarmoniker, così come il Bayern Monaco e la Nazionale tedesca ubbidivano sul campo agli ordini di Kaiser Franz. C’era, nel suo gioco sublime e algido, la grazia di una perfezione quasi disumana, e tratti sinistra. Un teorema d’altri mondi, freddo come la neve, preciso come una lama giapponese. Anche se le classifiche tra epoche diverse sono impossibili, e per questo stuzzicano oltre ogni misura, si è abbastanza concordi nel definire Beckenbauer il più grande difensore di tutti i tempi, e di certo il vertice assoluto del calcio tedesco. Un po’ per quanto vinse (fu il primo, tra l’altro, a conquistare il Mondiale come giocatore - nel 1974 - e poi come tecnico, nel 1990: dopo di lui ci riusciranno solo il brasiliano Zagallo e il francese Deschamps), ma soprattutto per l’interpretazione della sua arte. Artista è chi realizza qualcosa di mai visto prima, o lo fa come mai nessuno prima: Franz Beckenbauer ha semplicemente inventato il libero moderno (il termine “libero”, come sappiamo, venne coniato da Gianni Brera). Il suo demiurgo fu Helmut Schön, che da cittì della Germania capì che il ragazzo come mediano era sprecato […]. Nato assai povero tra le macerie di Monaco di Baviera, figlio di un impiegato postale che vedeva malissimo la carriera sportiva del ragazzo, per fortuna incoraggiato dallo zio Alfons che viceversa lo portava agli allenamenti, il divino Franz abitava proprio davanti allo stadio del Monaco 1860 di cui era tifoso. Però il destino lo avrebbe condotto al Bayern all’età di appena nove anni, per fargli vivere un’avventura unica nella storia […]. Gli appassionati lo conobbero davvero in quell’Italia-Germania 4-3 del 1970, quando il fenomenale tedesco giocò 25’ più gli interi supplementari con il braccio destro al collo […] ma Beckenbauer si muoveva come se nulla fosse, fasciato come Tutankhamon: del resto, lui non era un faraone ma un kaiser, sempre di sovrani si tratta […]. La sua frase totemica: “Non vince chi è più forte, ma chi vince è il più forte”. E lui vinse moltissimo, così come moltissimo ha sofferto quando il figlio Stephan, anche lui calciatore, morì ad appena 46 anni per un tumore al cervello. Da qualche tempo Franz stava malissimo, dopo l’infarto oculare e il Parkinson che lo ha portato molto lontano da tutto, sul bordo della fine, proprio com’era accaduto all’amico Gerd Mueller, con cui ragazzino aveva iniziato l’epopea al Bayern, e nel terzetto c’era pure Sepp Maier il portiere. Tutti e tre erano in visita all’Hofburg di Vienna, la residenza imperiale, in un caldo giorno d’agosto del 1971, prima di una partita amichevole. Fu in quel luogo che il fotografo Herbert Sündhofer fece mettere in posa Beckenbauer accanto al busto marmoreo di Francesco Giuseppe, e la rivista “Kicker” titolò: “Due imperatori si incontrano all’Hofburg”. Il destino del Kaiser cominciò così, e non è finito mai» [Crosetti, Rep]. Dopo il Bayern va in America dove chiuse la sua carriera da giocatore nei Cosmos di Pelè con una parentesi nell’Amburgo per due stagioni con il quale conquista la sua quinta Bundesliga nel 1982. Da allenatore guidò la Germania Ovest, l’Olympique Marsiglia e il Bayern Monaco (in due occasioni), vincendo il campionato del mondo 1990, il campionato tedesco 1993-1994 e la Coppa Uefa 1995-1996. Assieme a Mário Zagallo e Didier Deschamps è una delle sole tre personalità del mondo del calcio riuscite a vincere il mondiale sia da giocatori sia da allenatori (e, come Deschamps, da capitano della nazionale vincente). Da ct raggiunse la finale del mondiale 1986, uscendone tuttavia sconfitto dall’Argentina trascinata da Diego Armando Maradona. Nel 2009 venne eletto presidente onorario del Bayern Monaco.