Anteprima, 15 gennaio 2024
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Biografia di Enzo Moscato
Enzo Moscato (1948-2024). Drammaturgo napoletano. «Era il genio della nuova drammaturgia, il grande autore post eduardiano, il poeta della contemporaneità […] era nato e cresciuto nei Quartieri Spagnoli di Napoli, quegli stessi “bassi e fondaci”, per dirla con Fabrizia Ramondino, che non aveva mai abbandonato e sapeva restituire per la scena in un’alchimia drammaturgia irridente e dolorosa. Quarant’anni fa, con Antonio Neiwiller e il compianto amico Annibale Ruccello, fu tra i capofila della nuova drammaturgia partenopea, considerato, l’interprete di un teatro di poesia perfetto. Scannasurice è il suo primo vero lavoro, un appassionato controcanto realistico e surreale tra uomini e topi, esseri sin troppo simili, della sua Napoli scartata eppure luogo dell’anima. Poi arriva Rasoi, regia di Mario Martone, con Toni Servillo e Licia Maglietta, che nel 1990 lancia il nome di Moscato, il più rappresentativo della Napoli post Eduardo, frutto di un tessuto molto poco eduardiano, semmai legato al mondo poetico e popolare di Viviani e che si allarga da Patroni Griffi a Pasolini e sconfina fino ad Artaud a Genet. Non c’è colore né tantomeno retorica partenopea nella Napoli infetta che Moscato incide con i suoi rasoi mettendone in scena le miserie e l’anima per i quali utilizza parola, linguaggio, corpo e ne fa sentimenti. Un continuo rito teatrale, come in Festa al celebre e nubile santuario o Occhi gettati. “Mi sono sempre ispirato alle storie terribili che raccontavano le donne dei Quartieri” raccontava, con la coscienza di chi si era laureato in filosofia con una tesi psicanalitica sui movimenti di liberazione sessuale in quegli Anni 70 “con un’oralità oggi scomparsa assieme alla forza del suo insegnamento derivato da voci, toni, mani, volti e corpi”. E aggiungeva: “Oggi viviamo una crisi antropologica del sentire, non c’è più alcun mistero arcano”. Mentre lui si disvelava in una lingua dal fascino barocco, musicale, realistica e dall’impasto poetico, napoletano d’invenzione tra il popolare e l’alto della letteratura partenopea del passato a cominciare dal Basile a cui univa l’italiano, il latino e il francese. Esemplare in questo senso Raccogliere & Bruciare, una personale Spoon River, rievocazioni di morti, prostitute, ragazze violentate, giovani persi, vittime e eroi in un viavai di personaggi reali e simbolici, capace in questo di recuperare il culto napoletano per i morti […] Attore di teatro ma anche di cinema, e cantante (4 i suoi Cd) e autore di una cinquantina di testi, che sono una denuncia e riflettono il suo impegno intellettuale riconosciuto nel premio Ubu alla Carriera nel 2018. Mario Martone, che con lui ha diviso la fondazione dei Teatri Uniti, invita a ricordarlo anche come poeta, “il più straordinario che Napoli abbia espresso negli ultimi decenni”» [Michela Tamburrino, Sta]. Morto sabato sera, dopo una lunga malattia.