25 gennaio 2024
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Biografia di Angela Yvonne Davis
Angela Yvonne Davis, nata il 26 gennaio 1944 a Birmingham, in Alabama (80 anni). Attivista statunitense. Professoressa di filosofia.
Titoli di testa «La giustizia è una e indivisibile. Non si può decidere a chi garantire i diritti civili e a chi no!»
Vita Figlia da Frank Davis e Sallye Davis. Suo padre possiede una stazione di servizio e sua madre è un’insegnante di scuola elementare • Ha due fratelli e una sorella • Cresce in una zona malfamata chiamata Dynamite Hill per il fatto che qui le case dei neri vengono fatte saltare in aria dai bianchi con la dinamite • Viene fatta esplodere anche una chiesa. Muoiono tre delle sue più care amiche che stavano pregando all’interno [Alessia Rao Torres, encoclopediadelledonne.it] • Si diploma alla Parker High School • Quando è adolescente sua madre Sallye entra in politica. Cresce sempre circondata da pensatori e attivisti: «Mamma ci ripeteva continuamente che le cose sarebbero cambiate e che noi avremmo fatto parte del cambiamento. Così ho imparato fin da piccola a vivere in un contesto di segregazione razziale, ma anche, contemporaneamente, a immaginare un nuovo mondo, con la certezza che la situazione non sarebbe rimasta la stessa per sempre. Mia madre ce lo diceva sempre: “Non è così che dovrebbero andare le cose, non è così che dovrebbe essere il mondo”» [Lanre Bakare, Internazionale] • Nel 1959, a soli 15 anni, va a New York per ampliare i suoi orizzonti educativi e frequenta la Elizabeth Irwin High School nel Greenwich Village. Viene introdotta al concetto di comunismo e inizia a contrastare razzismo e povertà • Entra alla Brandeis University, Waltham, Massachussetts. È una delle poche studentesse nere. Si sente isolata psicologicamente. Studia filosofia • Nel 1962 va in Finlandia per partecipare all’ottavo Festival mondiale per giovani e studenti • Studia a Parigi • Ha conosciuto Sartre e Camus? «Purtroppo no. Camus morì nel 1960. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo. Ricordo che nell’estate del 1961 lessi il suo libro L’homme révolté. Il mio viaggio a Parigi era funzionale alla decisione di laurearmi in letteratura francese. Mentre leggevo i classici Corneille, Moliére, Racine, scoprii la forza di seduzione di Sartre e Merleau-Ponty. Anche se non ho mai incontrato Sartre, sono orgogliosa per la sua adesione alla campagna in mia difesa. I suoi libri mi hanno aiutato a spostare i miei interessi dalla letteratura alla filosofia. Ma la persona che in questo campo è stata decisiva fu Herbert Marcuse». Come lo ha conosciuto? «Durante una lezione alla Sorbona e poi in America, dove ha insegnato a lungo. Marcuse mi ha convinto a prendere molto sul serio la filosofia continentale. Trovavo affascinante il modo in cui parlava del primo Marx. La sua tesi era che non si poteva capire l’economia politica senza aver affrontato la parte filosofica di Marx. Ho avuto il privilegio, nel corso del mio ultimo anno di studi universitari, di lavorare fianco a fianco con lui» [ad Antonio Gnoli, Rep] • Si laurea a Francoforte. «Fu Marcuse a consigliarmi di continuare a studiare a Francoforte con Adorno, Horkheimer, Habermas e Negt». E il consiglio lo ha seguito? «Sono stata per due anni a Francoforte. Durante quel periodo partecipavo allo Sds, un movimento studentesco di estrazione socialista, che lottava contro la guerra in Vietnam, contro lo Scià in Iran e contro i rigurgiti neonazisti tedeschi». Adorno non era molto contento della contestazione. «Adorno non amava la figura dell’intellettuale impegnato ed era molto critico verso ogni forma di attivismo politico. D’altro canto, Marcuse era la personificazione di tutto ciò che Adorno detestava. Il suo impegno intellettuale era per tutti noi il modello culturale in cui credevamo» [Gnoli, cit.] • Verso la fine degli anni Settanta, quando si trova ancora in Germania, viene a conoscenza delle numerose mobilitazioni per i diritti civili in America. Capisce che il suo posto è negli Stati Uniti e torna: «Dovevo fare una scelta tra il desiderio di usare la mia formazione filosofica per cambiare il mondo e quella solo di interpretarlo» [ibid.] • Lavora come assistente alla facoltà di filosofia dell’Università della California, a Los Angeles • Diventa membro del Partito Comunista e si unisce alle Black Panthers • Poco dopo l’Ucla la licenzia perché infiamma le giovani menti a pensare fuori dagli schemi e prende le difese dei Soledad Brothers, tre detenuti neri accusati di aver ucciso una guardia • Il 7 agosto 1970 il 17enne afroamericano Jonathan Jackson entrò nel tribunale della contea di Marin, in California, con tre armi da fuoco: insieme a tre detenuti, uno dei quali sotto processo mentre gli altri erano presenti per testimoniare, prese in ostaggio il giudice Harold Haley e altre quattro persone presenti in aula. Lo scopo del sequestro era negoziare la liberazione dei cosiddetti “Soledad Brothers”, tre detenuti afroamericani del carcere di Soledad, in California, accusati di aver ucciso una guardia carceraria, reato per cui era prevista la pena di morte; la guardia carceraria era stata uccisa come forma di ritorsione per l’uccisione di altri tre detenuti afroamericani da parte di un altro secondino. Uno dei Soledad Brothers era George Jackson, fratello di Jonathan, che in carcere si era avvicinato al comunismo ed era diventato un attivista per i diritti degli afroamericani. Il sequestro si concluse con la morte del giudice Haley, di Jackson e di due dei detenuti. Angela Davis venne coinvolta perché una delle pistole usate per l’operazione era intestata a lei • Edgar Hower la inserisce tra i dieci maggiori ricercati del Fbi. È accusata di cospirazione, rapimento e omicidio [Il Post] • Vive alcuni mesi da fuggitiva, ma viene arrestata a New York nel 1970 • In tribunale si difende da sola, questo le permette di diffondere le sue idee politiche in tutto il mondo. Presto iniziano delle proteste organizzate da comitati di varie parti del pianeta. La sua immagine diventa simbolo della persecuzione politica. Per la sua liberazione si mobilitano persone in tutto il mondo e nasce il movimento Free Angela • «Quelle immagini sui volantini con cui si chiedeva la mia liberazione non raccontano la vicenda di un individuo», precisa. «Era la richiesta di liberare milioni di individui che volevano essere affrancati dalla condizione di cittadini di seconda classe. Di perseguitati per il colore della pelle o le loro idee politiche. La mia immagine diventò simbolo di un movimento». Il 23 febbraio 1972 due bianchi – l’allevatore Rodger McAfee e l’imprenditore Steve Sparacino – pagano oltre 100mila dollari di cauzione per Davis. Esce dal carcere. Viene assolta tre mesi dopo, il 4 giugno 1972, da una giuria di soli bianchi, dopo tredici ore di discussione [Il Post] • I problemi di Angela non vengono solo dalla società dei bianchi, anche all’interno del movimento Black Panthers iniziano a insorgere i primi screzi. Angela viene criticata molto dagli uomini del movimento perché, secondo loro, “svolge incarichi da uomo” e loro sono convinti che le donne vogliano impadronirsi dell’organizzazione [Rao Torres, cit.] • Una volta uscita dal carcere prosegue sempre più marcatamente, attraverso scritti, conferenze, lezioni universitarie e interviste, ad affermare le sue idee e teorie sull’oppressione della donna nella società americana in generale, a cercare soluzioni politiche al problema del razzismo e dei diritti civili, alla riforma della giustizia penale e sociale. La sua analisi la porta alla costruzione di una teoria e di strumenti per cambiare il mondo. Individua nello sfruttamento l’origine dell’oppressione e ritiene che la classe lavoratrice sia l’unica che possa combattere razzismo e sessismo, rifiutando di darsi una leadership riconoscibile ma privilegiandone una collettiva. Promuove un pensiero femminista a contrasto della cultura maschilista, con lo scopo di far capire alle donne che il lavoro fuori casa è importante per l’indipendenza economica ma è anche un modo per avere una vita al di fuori delle mura domestiche e la possibilità di ribaltare l’idea che la donna possa essere solo madre e moglie [Lastoria, stampacritica.it] • Gli anni della protesta contro il razzismo sono stati accompagnati da un clima culturale straordinario. Intellettuali come James Baldwin, scrittori della Beat generation, artisti come Bob Dylan hanno secondo lei interpretato lo spirito di quel tempo? «I movimenti di massa che reclamano un cambiamento influenzano sempre il mondo culturale. Baldwin seppe dare una direzione al movimento e continua a rappresentare per i giovani una spinta verso l’impegno. Quanto alla musica di Dylan, era il barometro che segnò il cambio di temperatura nel movimento culturale. Ha saputo indirizzare la coscienza popolare nella direzione progressista». A proposito di musica, John Lennon e Yoko Ono le dedicarono una canzone. Che cosa ha provato? «Ho un grande rispetto per Lennon e per la sua opera. E un rispetto ancora più vivo per Yoko Ono. Sono grata per avermi dedicato una canzone e per il fatto che hanno scelto di onorare la memoria di George Jackson». Jackson fu un importante esponente delle Pantere nere. Venne ucciso nel carcere di Saint Quentin. «Era il 1971. Fu ucciso per le idee in cui credeva e per le quali lottava» [Gnoli, cit.] • Oltre a John Lennon anche Todd Cochran le dedica Free Angela (Thoughts ... e tutto quello che ho da dire) e i Rolling Sotnes sempre per lei cantano Sweet Black Angel. La prima canzone su Davis a essere diffusa fu però l’italiana Angela del Quartetto Cetra: il gruppo ricevette delle minacce anonime per averla cantata in televisione • Dopo l’assoluzione, Davis viaggia in tutto il mondo facendo attività politica. Va a Cuba, in Unione Sovietica e in Germania Est. Nel 1974 vien pubblicata la sua autobiografia, Autobiografia di una rivoluzionaria, che esce anche in Italia l’anno successivo. Davis si impegna in altre battaglie di sinistra: contro la guerra in Vietnam, il razzismo, il sessismo, le discriminazioni nei confronti degli omosessuali e il trattamento della popolazione palestinese da parte di Israele • Insegna alla San Francisco State University (dal 1980 al 1984), all’Università della California (dal 1991 al 2008) poi all’Università di Santa Cruz, alla Rutgers e di nuovo all’Università della California, dove dirige anche il Women Institute • Nel 1991 ha lasciato il Partito Comunista, ma ha continuato ad avere dei legami con l’organizzazione. Nel 1997, sulla rivista Out, ha fatto un coming out pubblico dicendo di essere lesbica . Nel 2012 ha detto di essere vegana • A cinquant’anni dalla sua scarcerazione, l’obiettivo è ancora da raggiungere: «La battaglia per la liberazione è un processo infinito. La ricerca della libertà non è una destinazione, ma un viaggio. Pensiamo un attimo: noi siamo la manifestazione di ciò per cui tante persone hanno lottato per decenni o per secoli. A noi spetta portare avanti quel lavoro iniziato da altri e passare il testimone a chi arriverà dopo di noi». E continua: «Gli indigeni ci insegnano che il senso di sé è protratto per sette generazioni. La cultura capitalistica, invece, definisce il successo come l’esito di una singola vita». «Toni Morrison diceva che la funzione della libertà consiste nel liberare qualcun altro». Fa una pausa: «L’azione straordinaria di condanna al razzismo e alla brutalità della polizia nell’estate 2020 ha rivelato che un numero enorme di persone è pronto a darsi da fare per sradicare le conseguenze della schiavitù, del colonialismo e del razzismo strutturale» [Mariangela Mistretta, Rep] • Il suo attivismo più recente è legato al movimento abolizionista: «L’errore che si è fatto con la schiavitù è stato pensare che agire sul piano legale mettesse fine a quella condizione. Ma restano irrisolti i modi in cui la schiavitù ha definito la struttura economica, sociale, politica e culturale di questo Paese, una struttura permeata dalla discriminazione. Noi vogliamo creare un mondo che non abbia bisogno di istituzioni razziste e repressive come la polizia e le carcerazioni di massa». «Chi avrebbe pensato che avremmo ridefinito i pronomi? Sono grata alla comunità Lgbtq+ che ci ha insegnato che possiamo sempre avviare cambiamenti ideologici inimmaginabili» [Mistretta, cit.] • Il suo ultimo libro pubblicato in italiano è La libertà è una lotta costante: è una raccolta di saggi su diversi argomenti, dalle discriminazioni di classe, di genere e etnia all’ambientalismo, accomunati dal cosiddetto “intersezionalismo”, il principio per cui tutte le lotte per i diritti essenziali devono essere legate tra loro.
Titoli di coda Chi è oggi Angela Davis? «Una persona che crede che il mondo nel quale viviamo possa diventare un posto migliore per tutti. L’ho sempre pensato e ho sempre lottato per questo» [Gnoli, Rep].