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 2024  gennaio 26 Venerdì calendario

Biografia di Marco Malvaldi

Marco Malvaldi, nato a Pisa il 27 gennaio 1974 (50 anni). Chimico. Scrittore. Tradotto in dodici lingue, milioni e milioni di copie vendute
Titoli di testa «Marco Malvaldi ha studiato tanto e non sa fare praticamente un tubo, però lo sa raccontare bene».
Vita Figlio di due docenti universitari (il padre di Immunologia, la madre di Matematica), laureato in Chimica alla Normale di Pisa. «Da grande Marco voleva fare il giocatore di ping pong: “Volevo essere uno che fa qualcosa – dice – non uno che racconta qualcosa”. In questo senso, visto che giocare gli veniva benino ma non in modo eccellente, si sarebbe probabilmente accontentato di fare il chimico, se la vita non avesse voluto in un altro modo. “Io – precisa – tuttora mi sento un chimico. Se mi chiedi chi sei, ti rispondo che sono un chimico che scrive, non uno scrittore che ha studiato chimica”» [primagazine.it] • «Leonardo Da Vinci fa matematica nel suo Trattato della pittura quando la definisce come “la scienza di rappresentare in due dimensioni e fermo ciò che nella realtà ha 3 dimensioni e in più si mòve”. “Se ci pensi – continua Marco – è la stessa cosa che fa lo scrittore: quando scrivi, devi scegliere le cose veramente importanti da raccontare» [Silvia Benvenuti, Prisma] • «Guardandolo oggi, non è difficile immaginarselo Malvaldi, con i suoi occhialini e il camice bianco, mentre armeggia tra becker e provette. “In realtà poco dopo essermi iscritto ho scoperto che in laboratorio ero pericoloso. Oltre che maldestro sono anosmico, non sento gli odori. Quindi mettimi in un laboratorio chimico e hai qualcosa di molto vicino a un terrorista. Fortunatamente, la chimica è molto più versatile di altre materie: dallo smanettone, al teorico puro, al precisino, ci sono tanti modi in cui puoi fare il chimico e tra questi avevo trovato il mio”» [Benvenuti, cit.] • Dopo la laurea in Chimica, e contemporanei studi al conservatorio, ha provato a fare il cantante lirico professionista. La critica lo ha stroncato presto. Il pubblico, al contrario, non lo ha mai giudicato: fortunatamente, non era mai lì quando cantava [marcomalvadi.it] • «Ero talmente ignorante da essere ignorante di essere ignorante. Sono contentissimo di aver studiato musica perché studiandola ho imparato tante cose, tra cui forse la più importante è che bisogna ascoltare gli altri prima di parlare. Ma ho imparato anche che quello che ti immagini su di te non è necessariamente la verità, anche in cose in cui apparentemente sei molto esperto. Io di musica ho studiato tanto, diplomi, corsi, però non c’avevo una cosa essenziale per avere successo e, non avendocela, non ero in grado di capire che non ce l’avevo”. Ehm…e allora come te ne sei accorto? “Me l’hanno detto! Un giorno il mio maestro mi disse: io non ti riconosco mai, non mi accorgo mai se ci sei o non ci sei” Un bel problema, specie per uno che non ne vuole sapere di “cantare nel coro”, in senso sia metaforico sia letterale: “Io sono un esibizionista, a me i cori non interessano”» [Benvenuti, cit.] • «Ho iniziato a occuparmi di ecologia per il giornale di un circolo liberale, così liberale da far scrivere perfino me. Ero il rappresentante degli studenti al dottorato: mi toccavano i verbali. Convinto che non li leggesse nessuno, li infarcivo di storie. Invece li sfogliavano. Cominciarono a circolare» [Angelo Carotenuto, Rep] • «Facevo il ricercatore chimico all’università. Poi l’assegno di ricerca mi è scaduto, e, siccome nel frattempo i miei gialli stavano prendendo una buona piega, allora ho cominciato a scrivere a tempo pieno» [Roberta Scorranese, CdS] • Il successo arrivò con la pubblicazione, presso Sellerio, del suo primo romanzo, il giallo La briscola in cinque: settemila copie esaurite in pochi giorni, e dopo un mese già la seconda edizione. Era il primo libro della serie del BarLume, che negli anni successivi, in un crescendo di vendite e di fama, si sarebbe arricchita di altri cinque romanzi (Il gioco delle tre carte, Il re dei giochi, La carta più alta, Il telefono senza fili, La battaglia navale: ogni titolo cita un gioco, in omaggio alla passione dell’autore per la teoria dei giochi) e di una raccolta di racconti (Sei casi al BarLume), tutti editi da Sellerio. Protagonisti, quattro arguti vecchietti («due di destra e due di sinistra: non indirizzo simpatie»), che nell’immaginario paesino toscano di Pineta trascorrono le giornate nel locale del «barrista» Massimo (laureato in Matematica) a imprecare, giocare a carte e risolvere delitti. «All’interno della saga del BarLume ci sono parecchi personaggi presi di peso dalla realtà. Nonno Ampelio, il vecchietto che insieme agli altri tre compagni di semolini tormenta le giornate di Massimo il barrista, è ad esempio un fedele ritratto del mio vero nonno, Varisello. Mio nonno, insieme ad altre caratteristiche come la passione per il ciclismo, la professione di ferroviere e il nome improbabile, aveva in comune con Ampelio il fatto di essere sempre, costantemente e serenamente sincero. In altri termini: quello che pensava, lo diceva, che glielo chiedessero o meno. […] Per farla breve, mio nonno era un terrificante rompicoglioni. […] Nello scrivere i romanzi del BarLume io, attingendo ai ricordi di famiglia e alle centinaia di occasioni in cui ho visto mio nonno e le persone che mi giravano intorno dare il meglio, passo parecchio tempo immerso in una marmellata di aneddoti, ricordi e altri aspetti della mia vita da bambino e da adolescente». Dal 2013 alla saga è ispirata anche una serie televisiva, I delitti del BarLume, prodotta da Palomar e trasmessa da Sky Cinema, con Filippo Timi, Lucia Mascino, Alessandro Benvenuti e da ultimo Corrado Guzzanti. Con il lockdown, BarLume riapre e si aricchisce con A bocce ferme, Bolle di sapone e La morra cinese. Tra gli altri libri di Malvaldi, i gialli Odore di chiuso (dove a indagare è Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana), Milioni di milioni e Buchi nella sabbia (qui a investigare è il poeta e giornalista Ernesto Ragazzoni), tutti pubblicati da Sellerio, e poi saggi come Le regole del gioco. Storie di sport e altre scienze inesatte, L’infinito tra parentesi. Storia sentimentale della scienza da Omero a Borges e Le due teste del tiranno. Metodi matematici per la libertà, editi da Rizzoli. Un regalo che solo io posso farti, in Una notte in giallo, Concorrenza sleale, in Cucina in giallo, Chi si ferma è perduto, con Samantha Bruzzone per Sellerio, Oscura e Celeste per Giunti. Tra gli ultimi saggi con Paolo Cintia Rigore di testa. Storie di pallone, paradossi, algoritmi: il calcio e i numeri come non li avete mai immaginati e Il secondo principio (Il Mulino) • Sposato dal 2002 con Samantha Bruzzone, anch’essa chimico e ispiratrice di molte delle sue trame (insieme hanno firmato Leonardo e la marea, libro per l’infanzia edito da Laterza nel 2015), un figlio (Leonardo, appunto): «Eravamo a un congresso e, fra i relatori, c’era un professore giapponese narcolettico: per un’ora e mezzo alternò un inglese incomprensibile ad attacchi di sonno. Passai a Marco un foglietto: “Ammazzami questo tizio”. Ha eseguito» [Maria Laura Giovagnini, Io Donna] • Come si è creato il sodalizio? Samantha: «È iniziato prima ancora che nascesse lo scrittore» • Marco: «Una sera sul divano, durante le vacanze del ’98 (vi lascio dedurre quanto fossero esaltanti…), abbiamo iniziato a inventarci una storia. Ci è subito venuto in mente il personaggio di un barista, Massimo, che si improvvisa investigatore» [ibid.] • «Più che le fan io attiro i rompiscatole: quelli con un grandissimo romanzo nel cassetto che – inspiegabilmente – nessuno pubblica. Alcuni pure aggressivi: “Tu come ci sei riuscito?”. “Ho spedito il manoscritto a Sellerio, è piaciuto: sono stato fortunato”. Oh, parecchi non ci credono mica…» [ibid.] • Mi dice la frase più ricorrente del vostro lessico familiare? «“È morto Bellarmino”. Lo diciamo quando accade qualcosa per cui bisogna fare festa. Ad esempio quando ci invita a pranzo mia suocera e non dobbiamo cucinare. L’abbiamo copiata dal podcast di Barbascura, Storie brutte sulla scienza dove si vede Galileo Galilei esultante quando muore il cardinale Bellarmino» [Maria Rita Nocchi, Ag] • «Io parto dal cinema di Risi e Monicelli per arrivare al BarLume. L’ironia tagliente l’ho messa in tutti i miei gialli – anche quando ci sono scene di ammazzamenti – e in tutti i racconti» [a Massimiliano Castellani, Avvenire] • «Camilleri? Parrà turpe, ma a lui devo la tranquillità economica. Se Camilleri scrive e vende, consente a uno o due giovani all’anno di provarci. Ho sfruttato la sua traccia. Oggi scrivere gialli è comodo. Passa per un’operazione culturale. Quando lui partì con Montalbano, equivaleva a farsi dare del rattuso. Per me che ne sono tifoso, stargli accanto è come giocare nel Torino» (Carotenuto, cit.) • «Io sono un appassionato dell’umorismo politicamente scorretto: a ridere in questi casi sono le brave persone». In che senso? «Se ridi di una battuta politicamente scorretta vuol dire che credi che quanto ti viene detto non sia compatibile con la realtà, quindi hai compreso. Mi fa paura chi dice “non si scherza su certe cose”, e invece, proprio perché ci si scherza, vuol dire che si è capito che non si sta parlando sul serio. Ma c’è un ma...» [Miriam Massone, TuttoLibri] • Pensa ancora che «il bar sia l’unica istituzione italiana democratica»? «Sì, resta l’unico posto dove l’avvocato deve aspettare il proprio turno per il caffè come il diseredato. Non sarai mai fuori posto in un bar, a meno che tu non chieda un cappuccino alle cinque del pomeriggio (ride)» [ibid] • «I miei libri sono troppo brevi? Bene, significa che li hai finiti. La cosa che uno scrittore deve assolutamente evitare è che uno pianti in asso la storia. Se invece l’ha trovata troppo breve, beh, vuol dire che evidentemente non gli è bastata. E a me questo, onestamente, appare un gran complimento» [a SkyTg24] • Medita: «Pratico la vipassana: 45 minuti al giorno quando riesco, sennò almeno 10. Ho iniziato nel 2011-2012, ero un po’ depresso: lo psichiatra da cui andai mi garantì che, nel mio caso, fosse il supporto giusto» [Giovagnini, cit.].
Titoli di coda «Una volta chiesero a Hemingway se era in grado di scrivere un romanzo in una pagina, e lui rispose: io ti scrivo un romanzo in 6 parole: Vendo scarpe da neonato mai usate».