29 gennaio 2024
Tags : Gene Hackman (Eugene Allen H.)
Biografia di Gene Hackman (Eugene Allen H.)
Gene Hackman (Eugene Allen H.), nato a San Bernardino (California, Stati Uniti) il 30 gennaio 1930 (94 anni). Attore. Due premi Oscar. Quattro Golden Globe, di cui uno alla carriera. Un Orso d’argento a Berlino • Uno degli interpreti più famosi di Hollywood tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Spesso utilizzato in ruoli negativi o ambigui, cui si prestava benissimo. «Per anni mi ha fatto compagnia, grazie a quella faccia un po’ così. Quel suo ghigno, gli occhi sottili, lo sguardo a metà fra il bonario e lo schizofrenico» (Germano D’Acquisto, Studio 29/10/2019). Sul set era soprannominato «Vesuvio», perché «non sai mai quando esploderà di nuovo» (il regista Tony Scott) • Ottenne i primi riconoscimenti come fuorilegge in Gangster Story (Arthur Penn, 1967). Fu l’agente della narcotici Doyle, dai modi bruschi e risoluti, ne Il braccio violento della legge (William Friedkin, 1971). Altri film in cui faceva il duro: Lo spaventapasseri (Jerry Schatzberg, 1973), Senza via di scampo (Roger Donaldson, 1987), Mississippi Burning (Alan Parker, 1988), Uccidete la colomba bianca (Andrew Davis, 1989), Cartoline dall’inferno (Mike Nichols, 1990), Gli spietati (Clint Eastwood, 1992), Allarme Rosso (Tony Scott, 1995), La giuria (Gary Fleder, 2003) • Ha interpretato il presidente degli Stati Uniti in Potere assoluto (Clint Eastwood, 1997) e in Due candidati per una poltrona (Donald Petrie, 2004). È stato il supercriminale Lex Luthor nella serie di Superman (quattro film, tra il 1978 e il 1987) • Ma ha saputo prestare il volto anche in film di tono diverso, come Un’altra donna (Woody Allen, 1988) e I Tenenbaum (Wes Anderson, 2001). Era il senatore repubblicano bigotto e conservatore la cui figlia decide di vivere con degli omosessuali della Florida in Piume di struzzo (Mike Nichols, 1996). Ed era lui l’eremita cieco Abelardo in Frankenstein Junior (Mel Brooks, 1974) • «Pure nei film peggiori, e ce ne sono tra gli ottanta girati, porta una presenza che lascia il segno, un mix di autorevolezza e fisicità, carisma e ambiguità. Magari è merito della stazza (è alto 1 metro e 88), del naso importante, dello sguardo tagliente, della faccia “normale”, della voce tonante ben restituita in Italia dai due doppiatori ufficiali, Sergio Fiorentini e Renato Mori» (Michele Anselmi, Riformista 6/7/2011) • A dispetto dei ruoli che gli affibiavano sul grande schermo, è un uomo pacato, cortese e riservato • Da sempre insofferente nei confronti del circo che ruota attorno al mondo del cinema (la stampa, gli avvocati, gli agenti, etc.), nel 2004 ha detto addio alla recitazione una volta per tutte. Oggi vive a Santa Fe, Nuovo Messico, con la seconda moglie. Scrive romanzi, western e polizieschi • Si è fatto crescere una lunga barba bianca • E qando gli chiedono se non gli capiti mai di cedere alla nostalgia e di riguardare i suoi vecchi film, risponde: «Mi costa davvero molto, emotivamente. Penso a me stesso e mi sento molto giovane. Poi guardo questo vecchio con le guance cadenti e vedo gli occhi stanchi, la stempiatura e tutto il resto…»
Titoli di testa «Uno si pone domande come attore del tipo “da dove vengo?” “Dove sto andando?” “Cosa voglio?” Queste tre semplici cose possono portarti lontano come attore. Come scrittore, puoi iniziare allo stesso modo».
Vita Infanzia turbolenta. Traslochi continui. Il padre abbandona la famiglia quando lui ha 13 anni. La madre alcolizzata, che morirà nel 1962 in un incendio perché si era addormentata con la sigaretta accessa. «Le famiglie problematiche hanno generato una folta serie di bravi attori» • Da ragazzino Gene finisce in prigione per essere stato beccato a rubare in un negozio di dolciumi • «A sedici anni abbandona la scuola e, mentendo sull’età, entra nei Marines, dove si specializza come operatore radiofonico. Dopo il congedo studia giornalismo e produzione televisiva all’Università dell’Illinois. Quindi si sposta a New York, dove, a trent’anni, gioca la carta cinema. È il più anziano studente dei corsi di recitazione della Pasadena Playhouse School. Lì fa amicizia con Dustin Hoffman» (Silvia Caputi) • Racconta Hoffman: «Andavamo insieme a lezione di recitazione. […] Io lavoravo come cameriere e lui faceva il facchino. Gene aveva una forza bestiale: portava frigoriferi sulle spalle su e giù per sei piani senza ascensore. La sera, nel minuscolo appartamento che condividevamo con lui e sua moglie, mettevamo una tavola sulla vasca da bagno, che era in cucina, e io ci dormivo sopra. Un giorno Gene mi presentò a Robert Duvall, altro sfigato, e trovò il modo per farmi sloggiare di casa. […] Noi tre, Gene, Bob e io eravamo i più brutti della scuola, nessuno avrebbe mai scommesso su di noi». Racconta Hackmann: «Se Dio fosse venuto giù in Terra con una penna e ci avesse detto: “Firmate questo contratto: non arriverete mai lontano, ma lavorerete sempre: vi garantisco una parte nelle cantine di off Broadway per il resto della vostra vita”, beh, avremmo firmato in un baleno. Eravamo attori caratteristi, che è un modo eufemistico per dire che eravamo bruttini». «Gli inizi furono difficili. Recitò in alcuni spettacoli off-Broadway mentre contemporaneamente lavorava per un’impresa di traslochi, come commerciante di calzature, autista e cameriere» «Fui assunto, insieme ad altri quattro ragazzi, per pulire le poltrone e gli arredi di pelle nel grattacielo della Chrysler a New York. Sempre di notte, un incubo». Il padre di Dustin Hoffmann, al figlio, la prima volta che incontra Gene: «Ma il tuo amico fa il camionista?» • Ancora Hoffman: «Siamo venuti fuori alla distanza, intorno ai 30 anni. La gavetta è stata dura, ma in compenso siamo stati costretti a fare tanto teatro, cosa che certamente aiuta» • «Il 1967 è l’anno in cui fa “bum”: il regista Arthur Penn gli ritaglia un ruolo in Gangster Story che gli vale la prima candidatura agli Oscar. Poi è un’ascesa continua, senza fine» (D’Acquisto) • Hackman diventa «l’ex detenuto on the road di Lo Spaventapasseri, il tosto poliziotto Doyle di Il braccio violento della legge, il tormentato spione di La conversazione, il cowboy crepuscolare di Stringi i denti e vai, il detective malinconico di Bersaglio di notte, l’allenatore in rimonta di Colpo vincente, l’idealista fotoreporter di Sotto tiro, il rude agente Fbi di Mississippi Burning, il presidente sessuomane di Potere assoluto, il ladro romantico ma previdente di Heist - Il colpo. Solo per dire alcuni dei meravigliosi ruoli incarnati dall’attore di San Bernardino» (Anselmi). «In cinquant’anni ha recitato in un centinaio di film. In molti suoi ruoli ha fatto convivere tenerezza e sadismo, fragilità e violenza. I suoi sorrisi sono stati rassicuranti, ma sempre fino a un certo punto. Spesso ha avuto anche ruoli da figlio di puttana. “Sono sempre stato considerato uno stronzo fin da quando mi ricordo. Ma mi sentirei veramente giù se non credessi che tu abbia intenzione di perdornarmi”, dice Hackman in versione Royal Tenenbaum a Harry, che gli risponde: “Non credo tu sia uno stronzo, sei semplicemente un gran figlio di puttana”. E lui: “Va bene, ti sono molto grato”. Quasi un paradigma di molti suoi personaggi» (D’Acquisto).
Amori Due mogli, tre figli dal primo matrimonio.
Politica Democratico, ma una volta si lasciò convincere dal repubblicano Ronald Reagan.
Curiosità Odia alzarsi all’alba • Nel 1990 è soppravvissuto a un attacco di cuore • Stava quasi per rifiutare il ruolo di Lex Luthor in Superman perché avrebbe dovuto tagliarsi i baffi • Ama dipingere • Grande appassionato di automobili, nel 1983 partecipò a una 24 ore a Daytona • Tifava per i Dallas Cowboys, poi è passato ai Jacksonville Jaguars • Film preferito di quando era ragazzo: Un tram chiamato desiderio • «Gli Oscar? Saranno in chissà quale scatolone, in qualche cantina. A casa mia non c’è nulla che ricordi lo show business. Mi correggo: attaccato alla parete del mio studio c’è un poster di Errol Flynn, per cui ho sempre avuto un debole».
Titoli di coda Qualche tempo fa, a passeggio con il cane per le strade di Santa Fe. Vede che stanno girando un film e si avvicina a una troupe. «Cercate comparse?» «No, mi dispiace signore, buongiorno». Non lo avevano riconosciuto (Anselmi).