La Stampa, 27 febbraio 2024
Pioggia d’ottobre
Eden Golan ha vent’anni e si è guadagnata la partecipazione all’Eurovision (una specie di festival di Sanremo continentale) vincendo una selezione canora israeliana. La sua canzone è però sotto indagine perché sospettata di contenere messaggi politici, vietati dal regolamento. Già il titolo non piace: October Rain, ossia Pioggia d’ottobre. La data è incompleta, manca il 7, ma sembra alludere. Il testo poi pare troppo evocativo. Ve ne riporto un paio di passaggi: «Qualcuno ha rubato la luna stasera / ha portato via la mia luce. / È tutto in bianco e nero. / Chi è l’idiota che ti ha detto / che i ragazzi non piangono? / Ore e ore e fiori. / La vita non è un gioco per vigliacchi. / Perché viviamo tempi così folli?». «Lasciati il mondo alle spalle / e ti prometto che non accadrà mai più. / Sono ancora bagnata dalla pioggia di ottobre…». A parte che anche scegliere fra un panino al prosciutto e uno vegano è un atto politico, secondo questi criteri si potrebbero cogliere messaggi eversivi pure in Papaveri e papere. Vedremo come andrà, ma intanto resta la pressione di un appello firmato da mille e 400 artisti, soprattutto del Nord Europa, soprattutto svedesi (quest’anno l’Eurovision è a Malmoe), ostili a Eden Golan a prescindere dalla canzone: è israeliana e va esclusa come due anni fa fu escluso il campione russo. Era una sciocchezza allora, è una sciocchezza al cubo adesso: paragonare Israele alla Russia di Putin è di una spericolatezza rara, ma mai come la motivazione espressa nell’appello: «Crediamo nella musica come forza unificante». Intanto ha unificato mille e 400 artisti, tutti contro una ventenne in quanto israeliana.