il Giornale, 27 febbraio 2024
Agnelli non di classe
Direttore Feltri,
mi potrebbe spiegare con le sue semplici parole e in maniera chiara e concisa la questione giudiziaria che riguarda la famiglia Agnelli? Ogni giorno se ne legge su tutti i quotidiani ma nessun giornalista è ancora riuscito a fare comprendere la faccenda ai lettori. Io non ci ho capito un tubo.
Lucio Cassarà
Caro Lucio,
siamo in due a non averci capito niente né provo interesse per le beghe familiari, che siano della mia o delle altrui famiglie. Mi risulta che Margherita Agnelli, la quale si dice defraudata, abbia fatto causa ai figli, che sarebbero stati, secondo la signora, avvantaggiati nella successione, con la complicità della loro nonna, la defunta Marella, rispetto a lei. Ai figli Margherita rimprovera altresì di avere nascosto una sorta di tesoretto di centinaia di milioni di euro allo scopo di non dividerlo con la madre, alla quale sarebbero rimasti due trattori e quindici Panda. Lo so, fa tanto ridere. Dal canto loro, la prole ribadisce che nulla è stato occultato. Poi ci sarebbe un accordo intercorso tra Marella, vedova dell’Avvocato nonché madre di Margherita, e Margherita stessa, negozio in base al quale quest’ultima si impegnava a rinunciare ad ogni ulteriore pretesa sull’eredità in cambio di svariati milioni, se non addirittura un miliardo di euro di liquidazione.
Che noia, che barba, che barba, che noia! La soap-opera Beautiful è molto più avvincente di questa minestrina su cui si sono concentrati i giornali. Persino la separazione Ferragni-Fedez è più stimolante degli affari giudiziari degli Agnelli in guerra tra loro. Si dice parenti serpenti e gli Agnelli(ni) non fanno eccezione nonostante il casato blasonato e il cognome ingannevole, in quanto rimanda con il pensiero a miti e mansuete bestiole.
Al di là delle intricate questioni legali, che sono sempre complicate, il lettore può almeno desumere da questa storia qualche prezioso insegnamento. Siamo portati a credere che i reali o gli illustri nuclei familiari vivano una esistenza completamente diversa dalla nostra, priva di problemi, di scocciature, di malesseri. Invece abbiamo scoperto che la famiglia Agnelli non differisce affatto da una qualsiasi famiglia della più sfigata periferia italiana.
Umori, rancori, recriminazioni, contrasti e conflitti sono più o meno gli stessi. Anzi, talvolta accade che più soldi ci siano
in ballo e più i parenti siano pronti a combattere tra loro per accaparrarseli. Ed ecco che una madre denuncia i figli, li perseguita legalmente, persuasa di avere subito una gravissima ingiustizia da parte di coloro che ha generato. Una immagine ben diversa rispetto a quella stereotipata del genitore, babbo o mamma che sia, che dona tutto quello che possiede al figlio, che sgobba per garantire a questi la possibilità di studiare e di farsi strada nel mondo. Forse è meglio possedere poco che possedere troppo, anche se io preferisco sempre e comunque la seconda soluzione.
La famiglia Agnelli ha perso eleganza, classe, prestigio per effetto di questa battaglia legale, che ne ha messo in risalto vizi, difetti, meschinità. Sono lontani i tempi in cui l’Avvocato dava lezioni di stile e noi, comuni mortali, prendevamo appunti. Chi sa come commenterebbe egli questo patetico e provinciale spettacolino offerto da figlia e nipoti?
Mi viene in mente il passo di uno dei miei libri preferiti, Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar. Eccolo: «I legami del sangue sono molto deboli, checché se ne dica, quando non c’è un affetto a rinsaldarli; lo si può constatare presso i privati, durante le più banali questioni ereditarie».
È evidente che ad essere assenti non sono i quattrini, quelli anzi abbondano, bensì quell’amore che, qualora ci fosse stato, se soltanto ci fosse stato, avrebbe impedito a Margherita di trascinare in aula i tre figli, incriminandoli di averla in qualche maniera raggirata, truffata, derubata, ingannata, frodata. Accusandoli, insomma, di essere dei criminali. Né più né meno.