La Stampa, 26 febbraio 2024
In tv vince l’usato sicuro
Settant’anni di tv. E sentirli – anzi, vederli – quasi tutti. Perché se è vero che il piccolo schermo vive di consuetudine e di ripetizione, i canali italiani sembrano aver preso la regola alla lettera. Basta scorrere i palinsesti delle reti generaliste per accorgersi che le sorti del day time e del prime time di Rai e Mediaset sono ancora in mano a show che hanno alle spalle 20, 30, 40 se non addirittura 70 edizioni. L’esempio più eclatante è naturalmente il Festival di Sanremo che vanta addirittura 74 edizioni. La prima fu radiofonica, anno domini 1951; quella televisiva è invece datata 1955, incoronò Buongiorno tristezza di Claudio Villa e si stima che fu vista da 8 milioni di spettatori. Oltre 70 anni dopo, grazie ad Amadeus, la kermesse veleggia oltre i 14 milioni di spettatori.
Qualcuno a questo punto penserà che si tratti di un’eccezione, perché «Sanremo è Sanremo». Sbagliato, e la riprova è La domenica sportiva: il noto appuntamento calcistico, in onda in seconda serata su Rai2, è la trasmissione (extra festival) più anziana della tv grazie alle sue 70 edizioni. Al secondo posto, svetta Domenica In: quest’anno il celebre contenitore di Rai1, condotto da Mara Venier, ha tagliato il traguardo delle 48 stagioni. Storica anche Linea verde che, al netto degli innumerevoli spin off, è a quota 44. Sono inoltre prossimi a entrare negli «anta» Unomattina (38) Un giorno in pretura (37), I fatti vostri (34) e l’intramontabile Chi l’ha visto? (36) che, a dispetto delle sue numerose primavere, continua a garantire alti ascolti a Rai Tre, qualunque sia la controprogrammazione. L’anno prossimo Porta a porta raggiunge invece la cifra tonda dei 30.
E ancora. Tra i quiz, il più duraturo in assoluto è L’Eredità: 22 edizioni, per un bottino di oltre 5mila puntate. Lo tallonano Reazione a catena (17) e Affari tuoi (16). Appare datata anche l’offerta del prime time: il talent show Ballando con le stelle, condotto da Milly Carlucci, è al 18esimo ciclo; Tale e quale show al 13esimo (sempre al netto dei vari spin off) mentre I migliori anni quest’anno ne festeggia 10.
Lo scenario è analogo se ci si sposta dalle parti di Mediaset. Partiamo dai quattro programmi che sono il fiore all’occhiello del prime time di Canale 5, ossia Amici, C’è posta per te, Grande fratello e L’Isola dei famosi. Il primo è il più longevo talent show della tv italiana: è iniziato nel 1992, con il nome di Saranno Famosi, e oggi siamo a 23 edizioni, a cui si aggiunge l’esperimento Celebrity. C’è posta per te è a un passo dalla trentina: ne vanta 27, e tutte sono state un successo di ascolti. Il Grande fratello porta come data di nascita il 14 settembre del 2000 per un totale di 23 anni di eliminazioni e nominations, distribuiti tra 16 versioni classiche del Gf, 7 vip e l’ultima ibrida, perché unisce concorrenti famosi e gente comune. Più giovinetta (si fa per dire) L’isola dei famosi che ad aprile sarà al suo 18esimo debutto. Il grande anziano è però Antonio Ricci che ha festeggiato i 36 anni del tg satirico Striscia la notizia. È stato impiegato in maniera intensiva anche Paolo Bonolis: 13 i suoi Avanti un altro!, 9 i ritorni di Ciao Darwin. Da segnalare infine anche le 28 edizioni di Uomini e donne, altro brand targato Maria De Filippi, nonché del contenitore Verissimo, che negli ultimi anni si è peraltro sdoppiato coprendo sia il pomeriggio del sabato che della domenica. Pomeriggio 5 si attesta invece sulla quindicina. Su Italia 1 Le iene sono a 26 messe in onda.
Insomma, un quadro non esattamente all’insegna delle trovate inedite. Sebbene infatti si tratti quasi sempre di titoli che – bisogna riconoscerlo – non accusano i segni del tempo, sono pur sempre idee che vengono dal passato e spesso a lì rimandano, cavalcando l’effetto nostalgia. Sono il così detto «usato sicuro», foriero di ascolti garantiti, che i broadcaster sembrano preferire alle novità. «Manca purtroppo un deciso investimento autoriale – spiega Armando Fumagalli, direttore del master International Screenwriting and Production di Milano – Per ragioni di costi, si tende ad acquistare o adattare format anziché scommettere sulla sperimentazione e il lavoro di scrittura». Da qui la netta predominanza di programma ultratrentennali, figli «di quella grande rivoluzione tv innescata, tra gli anni 75 e 85, dalla concorrenza tra Rai e Mediaset: da quel momento la tv è diventata competitiva, quotidiana, accesa h24». Lì si è scritta la Storia ma pure il nostro presente. Perché anche quelle poche novità sfornate dalle reti guardano spesso al passato: il ritorno di Rischiatutto è già storia su Raio1, Tv8 starebbe meditando di riportare in tv Il gioco delnove, mentre sono state annunciate da Mediaset una nuova edizione del game Passaparola, condotto da Gerry Scotti, e del reality La Talpa.
A loro volta la stessa Sky, con X factor e Pechino Express, e ora le piattaforme streaming (si veda il caso di Disney+ con Italia’s got talent) non disdegnano di riproporre alcuni cult della tv lineare. Come se non bastasse si moltiplicano le proposte fotocopia: per un The Voice Kids che ha successo su Rai1, c’è un Io canto che rispunta su Canale 5, e lo stesso vale anche per i game 100% Italia (su Tv8) e Ti sembra normale? (targato Rai2), entrambi basati sui sondaggi, o per Nei tuoi panni, sperimentato l’anno scorso su Rai2, che ricalca il programma Quasi quasi cambio i miei del canale Nove (ma pure in Cambio moglie). La storia della tv continua insomma a fare la storia… —