la Repubblica, 26 febbraio 2024
Biografia di Keir Starmer
Chi è Keir Starmer? Certo, è il leader del Labour Party e molto probabile prossimo primo ministro britannico. Eppure, si sa molto poco di lui. Perché Starmer è un anti-star: privato, metodico, accorto, un po’ timido. «Sì, è uno noioso. Ma pure spietato. So molte cose di Keir. Nel Labour sono nervosi per questo».
A parlare è Tom Baldwin. Scrittore, ex giornalista del Sunday Times e già capo comunicazioni del Labour. Incontriamo l’autore di Keir Starmer: the Biography (ed. William Collins) a colazione a Soho, dove rivela i segreti di Starmer: il suo amore «ossessivo» per il calcio, il rapporto conflittuale con i genitori, il dramma dell’antisemitismo nel Labour del predecessore Corbyn, le parolacce, cosa ha in mente per la Brexit. Fino al retroscena di quando, nel 2021, Sir Keir era a un passo dalle dimissioni. Ma la moglie Victoria lo dissuase.
Quest’opera sul 61enne leader laburista in principio era un’autobiografia, difatti Starmer ha contribuito ad essa: «Ma era il 2021, Keir arrancava 20 punti dietro Boris Johnson nei sondaggi e aveva bisogno di farsi conoscere. Poi Johnson è caduto e tutto è cambiato. Inclusa quest’opera, diventata una biografia. Ma Keir non si è mai sentito a suo agio: «“Ho paura che questo libro mi faccia sembrare un coglione”, mi disse».
«Perché Starmer è fatto così», continua Baldwin, «non gli piace mai parlare di se stesso. Vuole fare cose concrete, non farsi adorare dalla folla. Per lui ogni giorno all’opposizione è un giorno in carcere perché non può rendersi utile». Eppure, se oggi vola nei sondaggi con quasi 25 punti sul primo ministro Rishi Sunak, solo due anni e mezzo fa il leader Labour è stato a un passo dalle dimissioni: «Dopo la disfatta all’elezione suppletiva di Hartlepool, nel 2021, voleva lasciare. Diceva: “Che ci sto a fare qui? Basta”. Alla fine, dopo molte ore, i suoi e la moglie Vic sono riusciti a convincerlo a restare leader». Oggi, Starmer è a un passo da Downing Street, dopo esser entrato in politica solo nel 2015, a 52 anni.
Sliding doors, le porte girevoli della vita. Ma per Sir Keir Starmer, ex avvocato e procuratore generale della Corona, contano soprattutto le porte di una partita di calcio. «È ossessionato da questo sport. Da bambino, per lui era una fuga. Suo papà operaio era un tipo strano e non gli permetteva di guardare la tv», racconta Baldwin, «allora il giovane Keir andava sempre a giocare a pallone. Oggi, Starmer», tifosissimo dell’Arsenal, «prende ogni decisione politica come se fosse un allenatore di calcio. Persino quando ha cacciato Jeremy Corbyn dal partito due anni fa mi ha detto: “È stato come quando Arteta”, allenatore dell’Arsenal, “mandò via Aubameyang”, ex tormentato attaccante deigunners”».
A proposito di Corbyn. Oggi Starmer è un alfiere della lotta contro l’antisemitismo, dal 2020 il suo primo obiettivo da leader è stato riconquistare la comunità ebraica dopo le infamanti accuse contro il suo predecessore. E sua moglie Vic, manager nella sanità pubblica sposata nel 2007, è ebrea e vegetariana, come i loro due figli, mentre Starmer è non credente oltre che seguace del pescetarianismo. Tuttavia, mentre infuriavano le polemiche contro il Labour di Corbyn, Starmer è sempre rimasto in silenzio. Non è una contraddizione? «Ma lo criticava privatamente», assicura Baldwin, «più volte voleva dimettersi. Era furioso. Quando accompagnava la moglie in sinagoga, Starmer provava disagionel rappresentare il Labour. Ma i suoi alleati lo hanno convinto a restare. E Keir, da ex avvocato, ha preferito trattare Corbyn come un cliente idiota, invece di andare allo scontro pubblico». Perché, come scrive Baldwin nel libro, sotto la scorza integerrima, Starmer sa essere brutale: non a caso, con i suoi avrebbe pianificato di scalzare Corbyn ben sei mesi prima delle elezioni nel 2019.
I tanti anni passati in tribunale hanno segnato irreversibilmente Starmer, secondo Baldwin. «Per questo il tono della sua voce è prolisso, metodico, ridondante. Ma Keir è entrato in politica, molto tardi, perché vuole cambiare il Paese e, dopo molti anni di cause e processi, ha capito che si può farlo davvero solo da dentro al sistema. Anche se a lui non piace la politica. Anzi, a volte la detesta. Tempo fa mi disse: “Odio questo cazzo di lavoro, soprattutto quando sei all’opposizione”».
«Sì, Starmer è un noioso. Eppure, in silenzio, ha rivoltato il Labour come un calzino», avverte Baldwin,«perché le sue debolezze sono la sua forza. Starmer non fa parte di una fazione nel partito, non si ispira a una ideologia, non è un polarizzatore. È un politico molto atipico, soprattutto in una famiglia come il Labour. Eppure, proprio per questo, sinora ha avuto successo. Perché, alla fine, riesce a tenere il partito anche su temi estremamente divisivi come Gaza e la questione palestinese».
Secondo Baldwin, le tre stelle polari di Starmer sono tre “F”: family, football efriends. Famiglia, calcio e amici. «Da giovane si fece persino picchiare da alcuni balordi per difendere un amico gay». Il biografo continua: «L’infanzia di Starmer è stata traumatica. Oltre ai problemi col padre, aveva un rapporto emotivamente molto intenso anche con la madre. Dei tre fratelli, poi, nessuno è andato all’università. Ciò ha segnato profondamente Keir. Quando parla di “rompere i soffitti di cristallo” pensa sempre alla sua famiglia».
L’europeista Starmer ha detto più volte che sulla Brexit non si torna indietro e che il Regno Unito non rientrerà né nel mercato unico europeo, né nell’unione doganale. Tuttavia, insiste nel voler «relazioni più vicine con la Ue». Cosa intende davvero? «Keir agirà un passo alla volta», spiega Baldwin, «ci sono tante opportunità per riallacciare i rapporti, come sulla sicurezza. Non vuole tornare nel mercato unico perché ciò risucchierebbe tutte le energie del suo governo. Tuttavia, quando era ministro ombra per la Brexit, Starmer è andato in Europa più volte per lavorare su una sorta di unione doganale, qualcosa di specifico per il Regno Unito. E Keir pensa che una cosa simile sia ancora possibile, sebbene non ci sia alcun piano segreto a riguardo. Ma il suo curriculum può dare una traccia su dove potrebbe portare il suo govern...».
Parole che, su tema così sensibile e controverso come la Brexit, innescano subito la risposta ufficiale del Labour. Un portavoce dichiara aRepubblica : «A differenza del disastro Tory, il prossimo governo laburista farà funzionare la Brexit. Non rientreremo nel mercato unico, nell’unione doganale o in una qualsiasi membership che ci faccia tornare indietro». Poco dopo il responso del Labour, Baldwin si fa vivo di nuovo: «Voglio ribadire che non c’è alcun piano segreto per tornare nell’unione doganale Ue». Poche ore, e Baldwin manda un’altra email: «Non c’è alcuna intenzione di rientrare in una unione doganale».