la Repubblica, 26 febbraio 2024
Jas Gaspadar, il candidato virtuale che Lukashenko non può arrestare
Si chiama Jas Gaspadar, ha 35 anni e si è candidato alle parlamentari bielorusse di ieri promettendo la fine della dittatura. Peccato che non esista. Gaspadar è stato creato con l’intelligenza artificiale e vive soltanto online. È un candidato finto per un «voto finto», come la leader democratica in esilio Svetlana Tikhanovskaja ha definito le prime elezioni bielorusse da quando Aleksandr Lukashenko le rubò la vittoria alle presidenziali 2020 provocando una rivolta repressa brutalmente.
Alle urne ieri erano ammessi soltanto i quattro partiti registrati vicini al “padre padrone” Lukashenko, che governa il Paese dal 1994 e che proprio ieri ha annunciato che si ricandiderà per un settimo mandato alle presidenziali 2025. «A essere franchi, Gaspadar è più reale dei candidati presentati dal regime. Laparte migliore? Non può essere arrestato», ha twittato Tikhanovskaja, invitando i leader occidentali a non riconoscere il voto e i suoi sostenitori a «boicottare questa farsa insensata». Non è facile però. Secondo il Centro per i diritti umani Viasna, i funzionari pubblici sono stati costretti a votare già tra martedì e sabato e, per la prima volta, non ci sono stati osservatori internazionaliné tende nelle cabine per impedire che gli elettori fotografassero le schede come fecero nel 2020 per denunciare i brogli. «È una prova generale in vista delle presidenziali. Elezioni sterili, militarizzate, senza alternative», spiega aRepubblica Franak Viacorka, consigliere politico di Tikhanovskaja. Non resta che votare per Gaspadar.
Per essere un “bot”, il 35enne hauna ricca biografia, ispirata in parte a Kastus Kalinouski, eroe della rivolta contro lo Zar del 1863. Originario di Molodechno, Gaspadar “vive” a Minsk con la moglie, un’insegnante, e i due figli. Parla quattro lingue, ma preferisce il bielorusso. «Puoi criticarmi e non avere paura, puoi essere d’accordo con me perché vuoi e non perché devi», dice. Risponde alle domande grazie a Chat Gpt. Haconsiglieri illustri che hanno ideato un programma ambizioso: il rilascio dei 1570 prigionieri politici, elezioni libere e oneste, riforme, il bando delle armi nucleari russe e il ripristino delle relazioni con i vicini europei.
Il “candidato AI” non è l’unica iniziativa lanciata dall’opposizione grazie alla tecnologia. Sabato attivisti sono riusciti ad hackerare 2mila schermi in tutto il Paese e a mandare in onda un videomessaggio di Tikhanovskaja che invitava a dire “no alla dittatura e alla guerra”. «Un momento da “V per Vendetta”. Quando vivi in un Gulag e all’improvviso vedi la tua leader è davvero fonte d’ispirazione, la prova che il regime non è onnipotente e c’è una via d’uscita», commenta Viacorka, fiducioso che, dopo il 2020, ci sarà «un’altra ondata di protesta». «Nella nomenklatura – dice – molti sognano di far cadere Lukashenko e quando verrà il momento, saranno i primi a tradirlo».