il Fatto Quotidiano, 25 febbraio 2024
Il “terrorismo sanitario” a punti del dr. Bertolaso
Grande idea di Guido Bertolaso, il medico che fu richiamato in tutta fretta, mi pare dall’Africa, per fronteggiare l’emergenza Covid e se lo beccò subito, mandando in quarantena mezzo staff e andando a intasare i letti di terapia intensiva. Si giustificò dicendo che era mezzo sordo e quindi doveva avvicinarsi molto ai suoi interlocutori per capire quello che dicevano.
Qual è l’ideona di Bertolaso? È la “tessera sanitaria a punti”, per cui, se decidi di smettere di fumare, di bere, assumi uno stile di vita meno sedentario con un’alimentazione più sana e ti sottoponi a screening periodici, potresti vincere premi come cure termali, skypass gratuiti, biglietti gratis per grandi eventi e magari anche uno yo-yo.
Bertolaso è in gramaglie perché agli screening da lui proposti ha aderito meno del 50% della popolazione. E lo credo bene. Bertolaso, completamente calato nel “terrorismo diagnostico”, vorrebbe che noi vivessimo con la mentalità dei malati o comunque dei “soggetti a rischio”, anche quando siamo ancora sani. È la solita storia: è vivere che ci fa morire. Che senso ha rinunciare a vivere per un rischio puramente ipotetico? Io sono convinto che l’attesa di uno screening bertolasiano – se ne dovrebbero fare almeno sei all’anno – è molto più stressante e debilitante dell’ipotetica malattia che si vorrebbe evitare. Comunque, se il terrorismo bertolasiano è respinto dalla metà della popolazione, l’altra metà ci casca.
Ci informa sul Giornale (17.02) Melania Rizzoli (che, oltre a essere stata la moglie di Angelo, è un medico, un bravo medico): “Gli italiani comprano sempre più farmaci, molecole di ogni tipo, una corsa che non rallenta, ma che registra un aumento delle vendite di oltre il 20% l’anno con una spesa che ha superato la cifra di 8,5 miliardi solo lo scorso anno”. Conferma l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, che gli italiani sono un popolo dipendente dai medicinali a tutte le età e in tutte le condizioni psicofisiche. Sette italiani su dieci assumono almeno tre compresse al giorno. Le grandi aziende farmaceutiche ringraziano. Dice ancora la Rizzoli, intesa come persona, non come azienda da cui Angelo Rizzoli jr. fu brutalmente estromesso, focalizzandosi sui farmaci contro la disfunzione erettile: “L’Italia è il secondo Paese al mondo per consumo… Le vendite hanno superato lo scorso anno i 213 milioni di euro per 42 milioni di dosi, collocandoli tra i farmaci più venduti in fascia C nelle farmacie”. Questi farmaci non sono usati solo dagli ultrasessantenni, ma anche dai giovani. Io sono convinto che se non ti viene duro qualche ragione ci sarà ed è bene non usare dopanti, in questo caso come in tutti gli altri (ciclismo, atletica) perché molto spesso hanno un effetto-paradosso: cioè, se prima non ti veniva duro, adesso ce l’hai molle.
In ogni caso qualsiasi introduzione di medicinali nel nostro corpo ne altera l’equilibrio. Io credo che sia bene fidarsi del proprio corpo che ti dà segnali di allarme non intrusivi. Prendiamo il fumo. Spesso non smetti perché te l’ha ordinato il medico, ma perché il corpo ti avverte in modo semplice: non ti piace più fumare. In quanto all’impotenza giovanile, e qui entriamo in un campo che più che medico è sociale, è dovuta in gran parte all’eccessiva esposizione del corpo femminile, nella pubblicità, nei film, nei siti propriamente porno, che sono deprimenti anche perché fanno vedere gli organi sessuali in action dimenticando le sottigliezze dell’eros, che nulla hanno a che fare col fatto fisico, ma piuttosto col mentale. Non si deve poi dimenticare il #MeToo. Ma chi si azzarda più a corteggiare una ragazza col rischio di essere accusato di qualunque cosa magari vent’anni dopo?
Ci sono poi i disturbi alimentari, che non sono riconducibili, io credo, ai nostri singoli stili di vita, ma allo stress in cui ci comprime l’attuale modello di sviluppo e al fatto che noi, sempre per esigenze economiche, mangiamo carni di animali malati che, stabulati 24 ore su 24 sotto potenti riflettori per aumentarne il peso corporeo (in realtà è quasi tutta acqua), sviluppano malattie propriamente umane che non avevano mai conosciuto: stress, nevrosi, depressione, obesità, diabete che non avevano mai avuto. Insomma si confonde la causa con l’effetto.
Dell’utilità di un farmaco sono però convinto. Un farmaco che migliori l’acustica. Di Guido Bertolaso.