la Repubblica, 25 febbraio 2024
Il tempo (breve) per il desiderio nell’era digitale
Il corpo, i corpi e le loro interazioni sono il grande tema politico culturale ed ecologico di questa nostra epoca di esodo dai fatti per approdare alle rappresentazioni. Ciascuno di noi lo sa, lo sente, e lo pratica. Grazie ai dispositivi ci sentiamo più attenti (e migliori) perché riusciamo a interagire con più persone di quelle con le quali riusciremmo a interagire solo in presenza fisica. Ci sentiamo più presenti nelle vite degli altri che amiamo (e non) perché possiamo manifestarci con un messaggio, scritto o vocale, una foto. Mandiamo cartoline digitali, con o senza immagini. Solo che, fino a un certo punto la cartolina, nella sua essenza di immagine che può essere spedita, non sostituiva l’incontro e la presenza fisica, li ricordava o li annunciava. D’altronde, con i messaggi, i vocali, i social e i vari dispositivi che dislocano la rappresentazione del nostro corpo in vari luoghi e tempi, ci illudono di ubiquità, ci sentiamo vicini e in confidenza con esseri umani che non conosciamo affatto e che talvolta non sono nemmeno esseri umani, sono direttamente avatar, rappresentazioni verso le quali migriamo.D’altronde ancora, molti amici che insegnano – essendo io una signora di mezza età – in prestigiose università italiane e straniere, utilizzano app per appuntamenti quando la sera hanno voglia di incontrare sessualmente qualcuno ma non hanno il tempo per cercarlo, incontrarlo e sedurlo.Dunque, da un lato, le nostre espressioni e rappresentazioni digitali che ci consolano di essere più accorti e presenti nella vita degli altri nella società della distrazione, dall’altro il desiderio del corpo che ci rivela quanto la nostra presenza nella vita degli altri, la nostra sensazione di comunità emotiva ed empatica, non sia che un inganno, perché quando non si ha più il tempo di sedurre qualcuno, si è smesso di esercitare già da molto l’attenzione che ci accende e ci avverte alla presenza dell’altro. Non abbiamo il tempo del desiderio, solo la sua urgenza, chissà fino a quando. Giacché tempo e urgenza non sono termini opposti quando di desiderio, e in particolare desiderio fisico, si tratta.Nel suo breve e acutissimo memoir, Qualche mese della mia vita (Nave di Teseo, 2023, trad. M. Z.Ciccimarra), Michel Houellebecq osserva: “Sotto l’influenza di varie teorie psicologiche erronee, si tende spesso a sopravvalutare l’importanza delle fantasie nella sessualità. In quanto creazione mentale soggettiva e autonoma, sviluppata in assenza di qualsiasi relazione umana, le fantasie hanno pochissima rilevanza in materia sessuale, e non ne hanno più alcuna nell’istante in cui è in ballo l’amore. Come chiunque in fondo sa, l’elemento più importante nella sessualità è l’amore. Al secondo posto viene un sentimento meno esaltante, e di solito meno esaltato, cui si dà in generale il nome di simpatia”. Per la simpatia e per l’amore, e dunque per l’ebrezza fisica e sessuale ci vogliono due prodromi, amore e simpatia, per cui abbiamo bisogno di un sacco di tempo. Nel romanzo appena uscito di Ginevra Lamberti, Il pozzo val più del tempo, c’è una cosa tra le altre che mi pare prossima ventura e che in fondo è già qui – visti i corsi, pratici e teorici di seduzione – una casa dove donne ricevono uomini su appuntamento, solo che gli avventori non chiedono incontri sessuali, ma affettivi. Chiedono che la donna di turno li accarezzi come una madre, li abbracci come una sorella, li culli come una balia, li consoli come una sposa. Il punto è ancora il rapporto tra il tempo e i soldi. Se non hai tempo, e puoi pagare, paghi. Si cercherà dunque e si pagherà di certo per cose per cui sembra che il tempo sia sprecato, l’attenzione all’altro. Emotiva, sensuale, dialettica, politica.