Corriere della Sera, 25 febbraio 2024
Il corpo di Navalny è stato reso alla mamma
Alla fine, la fermezza della madre di Aleksei Navalny, Lyudmila, ha prevalso. Dopo giorni di tira e molla, depistaggi, ricatti, secondo quanto ha raccontato la stessa donna, le autorità hanno ceduto. Ieri il corpo dell’oppositore morto misteriosamente in un carcere nell’Estremo Nord è stato restituito alla famiglia. Ma non è chiaro ancora se verrà autorizzato un funerale pubblico. La cosa potrebbe essere assai pericolosa per Vladimir Putin perché è chiaro che l’occasione verrebbe utilizzata da chiunque volesse esprimere la sua contrarietà alla politica del presidente. Già abbiamo visto che il semplice deporre fiori è diventato una occasione di dissenso occulto. E come tale è stata interpretata dalla polizia che ha compiuto centinaia di arresti.
Le pressioni
Fino all’ultimo, gli esponenti del Comitato investigativo nella città di Salekhard, dove si trovano i resti di Navalny, hanno esercitato pressioni fortissime sulla madre. Prima non consentendole di vedere il figlio. Poi ammettendola all’obitorio ma tentando di imporle un funerale segreto. Lyudmila ha reagito rivelando ogni cosa in video diffusi su varie piattaforme social. Fino alla fine, quando i giudici inquirenti hanno tentato di forzarle la mano dicendo che se non avesse accettato immediatamente la prassi suggerita per le esequie, avrebbero potuto «fare qualche cosa al corpo». E seppellirlo di nascosto nella stessa colonia penale dove era deceduto (per cause naturali, secondo il referto ufficiale). Con spregiudicato cinismo le avevano detto: «Il tempo lavora contro di lei, signora. I cadaveri si decompongono in fretta».
L’indignazione
Ma l’idea che i congiunti non potessero dare come si conviene l’ultimo saluto al loro caro aveva indignato non solo l’opinione pubblica mondiale, ma anche diverse personalità russe. Avevano lanciato appelli a un comportamento «cristiano» numerosi sacerdoti ortodossi, personalità della cultura russa, tra i quali registi e scrittori.
Poi è nuovamente intervenuta Yulia, la moglie che già aveva esplicitamente accusato Putin della morte dell’oppositore. In un video ha lanciato nuovi strali contro il presidente: «Ci restituisca la salma di mio marito. Lo avete torturato mentre era vivo e ora continuate a torturarlo da morto. Lei sta insultando le spoglie del defunto».
I biglietti e i fiori
Yulia, che si trova sempre all’estero, ha proseguito dicendo che «nessun vero cristiano potrebbe mai fare quello che Putin sta ora facendo ai resti di Aleksei. Cosa farete col suo corpo? Quanto in basso scenderete per vilipendere l’uomo che avete ucciso?». Tutte accuse che, naturalmente, il Cremlino ha sempre respinto recisamente per bocca del portavoce.
È chiaro che se qualcuno pensava che la morte di Navalny avrebbe eliminato un problema per le autorità, si è sbagliato di grosso. Uno dei cittadini che ieri si è recato a Mosca a deporre fiori è stato prontamente fermato dagli agenti. Aveva anche lasciato in terra un biglietto con su scritto «Non credete che questa sia la fine». Ed effettivamente sembra che gli eventi attuali siano destinati a rendere incandescente il clima alla vigilia delle elezioni presidenziali. Putin e i suoi specialisti avevano optato per quello che è stato definito «un voto noioso ma sicuro», cioè senza alcuna incognita, con l’esclusione anche dell’unico candidato (originariamente voluto proprio dal Cremlino) che avrebbe dovuto assicurare una parvenza di pluralismo. Ma ora? Esequie pubbliche con migliaia, o forse centinaia di migliaia di persone?. E poi cosa accadrebbe se la famiglia riuscisse a far eseguire un’autopsia indipendente? Sarebbero confermate le cause naturali? Oppure emergerebbero tracce di un avvelenamento, come ha sostenuto dall’inizio la vedova. O dell’uccisione del dissidente con una tecnica in voga nel Kgb, quella del violento pugno al cuore?
La strategia adottata dagli alti vertici è stata del tutto fallimentare fino ad ora. Compreso il maldestro tentativo di dipingere Yulia come una «vedova allegra». O le velate minacce di diffondere presunti video compromettenti dello stesso Aleksei Navalny.