il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2024
Intervista ai Jalisse
Cari Jalisse, torniamo al giorno dei giorni. 22 febbraio 1997.
Fabio Ricci: “Non capivo più niente, ricordo la stretta di mano con Mike Bongiorno. Dicevo ad Ale: non piangere”.
Alessandra Drusian: “Dopo la proclamazione della vittoria mi scappava la pipì, arrivai in ritardo in sala stampa. Ci accolsero gelidamente”.
F: “La prima domanda fu: ‘Perché avete vinto Sanremo?’”.
E voi?
F: Come se fosse un sopruso. Ho conservato le schede Doxa, eravamo in testa sin dalla prima serata. Pavarotti, che era presidente di giuria ma non poteva votare, dichiarò: “Anch’io avrei fatto vincere i Jalisse”.
Cattiverie, sospetti di favoritismi, l’infondata accusa di aver plagiato i Roxette.
F: Molti articoli ci fecero male. Volevano cancellarci. Avevamo vinto senza una major alle spalle, dimostrando che due ragazzi con una piccola casa di produzione potevano prendersi il Festival. Con arco e frecce. Facendo artigianato.
A: Quando Fiorello e Amadeus ci hanno accolti quest’anno all’Ariston e la platea si è alzata in piedi, siamo stati risarciti per la nostra resilienza. Scendendo la scala pensavo solo a non svenire. Non avevamo fatto prove.
27 anni di esclusioni dopo Fiumi di parole.
F: Un anno avevamo un pezzo di Bacalov, un altro una canzone scritta con Rita Levi Montalcini. E una, Se fosse un tango, scartata perché la cantava Alessandra, in seguito accettata nell’interpretazione di Iva Zanicchi.
Stasera vi giocate l’ammissione all’Eurovision nella finale di Una voce per San Marino.
F: Vada come deve. In lizza ci sono Loredana Berté, Marcella Bella, tanti giovani bravi. Abbiamo scritto una canzone in 15 giorni, andrà in radio da lunedì. Siamo controcorrente.
A: Si intitola Il Paradiso è qui. In un momento così, dobbiamo cercare la bellezza e la forza dentro ciascuno di noi.
F: La gente ci segue con affetto: siamo tutti un po’ Jalisse, di fronte alle sopraffazioni quotidiane.
All’Eurovision ’97 arrivaste quarti: pure lì non vi diedero una mano.
F: Non so se meritassimo la vittoria, però il podio sì. Molto dopo uscirono le ammissioni da parte della Rai: meglio evitare il nostro trionfo, altrimenti l’edizione successiva sarebbe stata organizzata in Italia, costava troppo. In un paio di libri, Enrico Ruggeri e Gigi Vesigna parlarono di boicottaggio.
Però Fiumi di parole vi aprì le porte all’estero.
F: Era nella playlist della United Airlines, da noi neanche in metro.
A: Oggi la canta anche chi non vorrebbe. A Vina Del Mar la intonai partendo in quinta, come piace al pubblico cileno, gli applausi ci travolsero. In Kazakistan, a un concerto per il braccio destro del presidente, perdo di vista Fabio: stava ballando con la moglie del festeggiato. Io fui trascinata a un tavolo dai governanti, continuavano a offrirmi vodka, ma sono astemia. Il cameriere capì e mi versò acqua.
Proprio lei che viene dai vigneti veneti.
A: La mia famiglia, a Oderzo, produce ottimi rossi. Cabernet, Merlot, Raboso. La prima volta che venne su Fabio fu trascinato in cantina.
F: Io la conquistai con la cucina di mamma, avevamo una tavola calda in periferia a Roma, da ragazzino servivo caffè. Per Natale mi avevano regalato una tastierina Bontempi e mi imboscavo a comporre.
A: Venne nel mio alloggio vicino a Termini portandomi i sughetti di sua madre.
F: Ale faceva l’infermiera, poi debuttò da solista. La discografia la snobbava. Così diventammo un duo.
Da sola 10 anni fa tentò la sorte a The Voice of Italy.
A: La produzione mi impose la cover di Io canto di Cocciante. I quattro giudici non si girarono. La Carrà si scusò: “Avevo in testa la voce della Pausini”. Riuscii a restare calma.
F: Anche a nome di Raffa, J-Ax e Noemi, Piero Pelù disse: “Abbiamo fatto una figuraccia”. Viva la sua onestà.
Azzardaste pure l’Isola dei Famosi.
A: Un inferno, in Honduras. Gli autori non ci passavano cibo sottobanco. Non mi lamentai mai, ma si rischiava di morire davvero di fame. Per fortuna Fabio riuscì ad accendere un fuoco il primo giorno.
F: Filtrando un raggio di sole con gli occhiali. Ustione di terzo grado su una gamba.
Mai arrendersi.
F: I giovani oggi rischiano di essere spazzati via dopo una sola canzone. Noi siamo entrati nelle scuole, soprattutto dopo il sisma dell’Aquila, con progetti dedicati agli aspiranti cantautori. Abbiamo scritto un brano su una detenuta.
Mattarella vi chiese di inviargli un cd.
A: Amo pensare che lo abbia ascoltato.
F: Dopo, lo incontrammo al Quirinale a una festa per l’Afi. Ci riempì di complimenti per un brano sui nonni morti per Covid. Nel discorso ricordò che la musica è fondamentale per regalare speranza. Oltre ogni ostacolo: noi Jalisse e tutti.