il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2024
Verdini rischia di tornare in galera
Denis Verdini rischia di tornare in carcere. Il Tribunale di Sorveglianza di Firenze sta esaminando, su istanza della Procura generale fiorentina, il possibile aggravamento della detenzione domiciliare. Una situazione questa nella quale l’ex senatore si ritrova dopo esser stato indagato dalla Procura di Roma per il reato di evasione – inchiesta svelata dal Fatto nel settembre scorso – per tre incontri serali avvenuti nella Capitale tra ottobre 2021 e gennaio 2022, alla presenza di politici, imprenditori e dirigenti pubblici. L’udienza si è tenuta in settimana e la decisione è attesa nei prossimi giorni. Si tratta di cene documentate nelle informative della Guardia di Finanza, agli atti di un’altra inchiesta, quella sugli appalti Anas dove Verdini è indagato per corruzione insieme al figlio Tommaso e altri. A gennaio, la Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta per evasione e ha inviato gli atti a Firenze.
Verdini senior sta scontando una condanna definitiva a sei anni e sei mesi, arrivata al termine del processo per il crac dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino. Detenzione iniziata il 3 novembre 2020 quando l’ex senatore – “suocero” del vicepremier Matteo Salvini – si è costituito nel carcere di Rebibbia di Roma, subito dopo la sentenza della Cassazione. A gennaio dell’anno successivo, tuttavia, Verdini ha ottenuto i domiciliari per motivi di salute legati a un focolaio Covid in carcere, regime detentivo poi confermato a luglio anche per questioni di età (aveva compiuto 70 anni) e di salute. A settembre 2021, però, è arrivata dai difensori di Verdini una richiesta specifica al magistrato di Sorveglianza: l’ex senatore ha bisogno di cure odontoiatriche, e il suo dentista è a Roma. Così ottiene l’ok per recarsi nella Capitale tutti i martedì e mercoledì fino ad aprile 2022, potendo pernottare in casa del figlio, dove deve rientrare dopo le cure.
Sono collocati proprio in questi mesi gli episodi di presunta evasione. Il primo è datato 26 ottobre 2021 e riguarda una cena organizzata presso il ristorante Pastation di Roma – di proprietà del figlio Tommaso – in cui, ricostruisce la Finanza, Verdini senior risultava presente insieme all’allora Ad di Anas, Massimo Simonini, e all’imprenditore Vito Bonsignore. La seconda cena contestata è quella del 30 novembre 2021, sempre al Pastation, alla presenza stavolta – sempre per la Finanza – del figlio Tommaso, del socio di quest’ultimo in Inver, Fabio Pileri, di Simonini, dell’imprenditore Antonio Veneziano e pure dell’attuale sottosegretario all’Economia, il leghista Federico Freni (quest’ultimo estraneo all’inchiesta). “Quando ho visto Denis Verdini non sapevo che fosse ai domiciliari e tanto meno conoscevo le prescrizioni decise dai giudici”, aveva detto Freni al Fatto.
Il terzo episodio risale invece all’11 gennaio 2022, ma questa volta la cena si è svolta a casa di Tommaso Verdini e alla presenza, secondo gli investigatori, di Pileri, Simonini e Bonsignore. Le autorizzazioni del magistrato di sorveglianza concedevano a Verdini di uscire a Roma solo dalle 10 alle 14 e di rientrare, subito dopo le cure, a casa del figlio. Qui, però, “non poteva incontrare persone diverse dai suoi familiari stretti”, come aveva spiegato il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze, Marcello Bortolato, il 9 settembre scorso al Fatto.
I legali di Verdini, contattati, non vogliono rilasciare dichiarazioni sull’argomento. La congruità della detenzione domiciliare di Verdini era già stata all’attenzione del Tribunale fiorentino (che aveva confermato i domiciliari) nel gennaio 2022, dopo la pubblicazione sul Tirreno di una lettera dell’ex senatore indirizzata a Fedele Confalonieri e Marcello Dell’Utri per spiegare loro la strategia per eleggere Berlusconi al Quirinale e dopo la pubblicazione delle foto di un pranzo col segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa. Ora, con il reato di evasione contestato all’ex senatore, il Tribunale di Firenze deve tornare ad esprimersi sulla detenzione dell’ex senatore. Per la Procura generale i domiciliari non bastano più.