La Stampa, 24 febbraio 2024
Cari giovani, non vi resta che scappare
Spero abbiate visto le immagini dei ragazzi presi a manganellate dalla polizia a Pisa. Sono ragazzi delle scuole superiori, coi capelli esuberanti, i giubbotti colorati, l’acne e il resto dell’armamentario adolescenziale, comprese le frasi fatte scandite in coro di cui un giorno non pochi di loro sorrideranno, magari vergognandosene, come è successo a noi. Sarà che ho figli di quell’età, e immaginarmeli manganellati mi fa venire il sangue agli occhi, e tutto quanto posso dire al ministro dell’Interno è di valutare l’adeguatezza con cui ricopre il ruolo. Le opposizioni hanno protestato focosamente e giustamente, e per fortuna si è colto dell’imbarazzo anche i fra i partiti di governo. Ma solo imbarazzo, niente di più. Mi spiace invece che qualche giorno fa quasi nessuno, a destra e a sinistra, abbia ritenuto utile commentare il record di ragazzi rinchiusi nelle carceri minorili: oltre cinquecento, come non succedeva da quindici anni, e nonostante i reati commessi dai minori non siano in aumento (sui manifestanti vien bene la propaganda, sui detenuti no). C’entrano le nuove leggi che rendono più facile sbattere dentro i ragazzi, magari per un pugno di spinelli. Bisognerebbe insorgere contro un governo che si diverte e menare e a incarcerare i nostri figli con la boriosa pretesa di raddrizzarli. Invece niente. E ai giovani direi: andatevene. Fossi in voi, io me ne andrei. Quando avevamo la vostra età, studiare all’estero e sperare di rimanerci era un privilegio per pochissimi. Ma ora è più facile, servono meno soldi e buoni voti. Se avete un cervello, vi resta una grande chance: che sia un cervello in fuga.