Corriere della Sera, 24 febbraio 2024
I soldati «esausti», fra Foscolo e Calvino
«I soldati sono ancora determinati come sempre. Ma sono esausti». Per descrivere il mood sul fronte ucraino, il New York Times ricorre a una parola inglese d’origine latina, exhausted. All’origine, come per il nostro esausto, c’è il latino exhaurire, ovvero svuotare completamente. Esausto, usato già da Dante nella Divina commedia («E non era anco del mio petto esausto / l’ardor del sacrificio»), si dice di un pozzo in cui non c’è più acqua; di un terreno che non riesce più a produrre. Più di recente, proprio sul modello dell’inglese ( exhausted oil ) anche di un olio lubrificante che ha perso le sue qualità. Ma esausto era in origine un participio passato: l’equivalente di esaurito. «L’Austria guerreggia esaurita e vorrà armi e denaro», scriveva Ugo Foscolo in una lettera. E nel Barone rampante Italo Calvino immagina l’armata imperiale di Napoleone fermarsi sotto il suo albero in «uno sbattere di zaini e fucili a terra, uno scalzarsi di soldati esausti al ciglio della strada», rimpiangendo l’utopia rivoluzionaria della fratellanza universale.
Attraverso le parole il passato riecheggia sinistro nel nostro presente. Una storia di guerre infinite, che sembravano finite e invece sono tornate a sfinire una parte d’Europa. Sfinito, provato, spossato, stremato, consumato sono alcuni dei sinonimi che i dizionari propongono per esausto. Basterebbe questo a dare una immagine esauriente, esaustiva (per usare due aggettivi che derivano dallo stesso verbo) della situazione. Del sostegno, dello sforzo comune che questa richiede per far sì che dall’esaurire si passi all’esaudire (latino exaudire, ascoltare pienamente) le nostre speranze. Quelle di una pace giusta e sicura che possa porre fine a un conflitto scatenato ancora una volta in nome di una sanguinosa volontà di potenza.