ItaliaOggi, 23 febbraio 2024
Periscopio
L’Inquisizione ha bruciato gli Ebrei con i loro figli dentro le case e sulle piazze, tutte le nazioni europee hanno gareggiato in persecuzioni dove le tecniche che ho visto usare da Hamas erano già disegnate. Bruciare vivi gli Ebrei è una replica. Fiamma Nirenstein, 7 ottobre 2024. Israele brucia, Giubilei Regnani 2024.
L’intelligence israeliana ha diffuso nuovi dati sulla presenza dei terroristi di Hamas nell’Unrwa, l’agenzia per i palestinesi dell’Onu. Dei 12.000 impiegati dell’Onu a Gaza, «440 sono attivi nell’ala militare di Hamas», le brigate al Qassam. «Altri 2.000 sono membri di Hamas registrati ma non nell’ala militare». Infine «altri 7.000 hanno un parente di primo grado membro di Hamas». L’ambasciatore di’Israele alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, ha definito il segretario generale dell’Onu António Guterres «la testa del serpente» e ha chiesto la sua rimozione. Giulio Meotti, il Foglio.
Rapporto shock sugli stupri di Hamas: «Usati sistematicamente come arma». I testimoni parlano di violenze sessuali e mutilazioni: i dettagli sono raccapriccianti. Stessa sorte per gli ostaggi. Repubblica.
Navalny, nuova accusa: «Ucciso da un pugno al cuore». corriere.it
Quella che vedete in Occidente è una narrazione distopica frutto della propaganda antirussa. Il racconto della Russia illiberale, dittatoriale è una costruzione dell’Occidente che da anni attacca Mosca per guadagnare sempre più terreno. Irene Cecchini, «22 anni, la ragazza che, con le sue domande, ha dato occasione a Putin di lanciare segnali all’Italia» (La Stampa).
«Basta che Matteo Salvini dica una cosa ragionevole – cioè d’aspettare le indagini per capire se Navalny è morto d’infarto, gelo, oppure torturato» – dice Gianluca Savoini, già giornalista de La Padania ed ex portavoce del segretario leghista – «che subito viene messo in croce. Perché? Ma basta che il signor Biden, il capo del mondo, decida che è stato Putin a farlo uccidere, e tutti devono omologarsi». [Morale:] Savoini sta sempre dalla stessa parte. Ovvero con la Russia. [E così Salvini, il suo ragionevole boss]. Francesco Moscatelli, La Stampa.
Prima voce: «Su Navalny l’ambasciatore russo dice che dobbiamo farci gli affari nostri». Seconda voce: «Tanto valeva che la Farnesina convocasse Salvini». Ellekappa, Repubblica.
Julian Assange rimane sospeso nel suo stato di totale incertezza sul futuro. Vita o morte. [Come tutti, tra la culla e la tomba, salvo che nel Gulag, dov’è più la certezza di finire accoppati che l’incertezza di campare]. Stefania Maurizi, il Fattosky quotidiano.
Assange: tra i file diffusi in rete anche le identità di diverse persone sotto copertura in paesi a rischio. [Persone rapidamente liquidate, come Navalny, e a differenza di Assange]. ilgiornale.it.
A chiunque volesse mettersi sulle orme di Navalny, è stato recapitato un messaggio: «Attento che si finisce nel gulag, attento che nei gulag si muore». Si muore senza nemmeno bisogno delle camere a gas, ha spiegato Margarete Buber-Neumann, che ebbe la triste sorte di conoscere sia i lager nazisti sia i campi di rieducazione sovietica: in questi ultimi bastava il freddo. Si chiama «Terrore». È un metodo di governo inventato dai giacobini a Parigi nel XVIII secolo, che da allora ha avuto molti imitatori in Europa. Antonio Polito, Corriere della Sera.
Il portale Ukrainska Pravda segnala il suicidio del blogger russo Andryi «Murz» Morozov, che si sarebbe tolto la vita martedì mattina a seguito delle minacce degli agenti di Mosca per un post sulla guerra pubblicato su Telegram in cui affermava che la Russia avrebbe perso oltre 16.000 soldati nella sola battaglia per Avdiivka. Morozov, prima di suicidarsi, aveva [scritto] in rete delle minacce subite da Vladimir Solovyov, un presentatore televisivo: «Le prostitute di Solovyov sono pronte a premere il grilletto. Bene, allora farò da solo». Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera.
Due anni dopo [l’invasione] l’Ucraina è agli sgoccioli. Le munizioni scarseggiano, gli uomini stanno finendo, Zelensky è più debole, i soldi americani tardano ad arrivare e l’Europa traccheggia. Putin si frega le mani. HuffPost.
Piero Ottone, allora direttore del Corriere, durante la campagna elettorale del 1976, scrisse un editoriale nel quale affermò che bisognava riconoscere che il marxismo [o meglio il «soviet-marxism», come lo chiamava Herbert Marcuse] aveva vinto su tutta la linea. Gli fece eco il comunista Lucio Lombardo Radice [spiegando che] il marxismo era l’orizzonte teorico entro il quale tutti coloro che si volevano progressisti e democratici erano obbligati a muoversi. Luciano Pellicani.
La sostanza di questa storia è che fin dalla nascita la Russia è sempre stata sottoposta a monarchie assolute e poco illuminate o a dittature avventurose, non ha mai conosciuto né il liberalismo né la democrazia se non forse quell’ubriacatura brevissima rappresentata da Boris Eltsin. Putin, ex agente del KGB, è nipote dei mongoli, di Ivan il terribile, di Pietro il Grande, di Caterina II e di Stalin, come il suo popolo. Meno del suo popolo – però, forse – ha preso da Tolstoj e Chaikovski, da Chagall e Majakovsky (dio li benedica), autore di questi versi esemplari sulla sua terra: «Ho visto paesi più ricchi, più belli, più civili / ma una terra con più dolore / non mi è mai capitato di vedere». Senza tenere conto di tutto ciò, non si capisce niente, né di Putin né dell’Ucraina, russa per secoli, né di Navalny, russo pure lui. Giordano Bruno Guerri, Libero.
Non sempre si è d’accordo com Carlo Nordio, ministro di giustizia nel governo più giustizialista della storia repubblicana. Inventare delitti e raddoppiare le pene, di solito sproporzionate e inapplicabili, va di moda tra Chigi e via Arenula. Ma su un punto Nordio ha ragione: [quando si dichiara] «abbastanza contrario» all’introduzione del reato d’«omicidio sul lavoro». (…) Servono controlli e prevenzione, ha detto il ministro. (…). Non è la creazione d’un nuovo reato che modifica la realtà. In caso di responsabilità leggi e pene e sanzioni esistono già. Il resto è populismo penale e politica da forca. E, per una volta, il ministro della giustizia se n’è tenuto lontano. Maurizio Crippa, il Foglio.
Più inveisci contro il capitalismo, più la platea, sprovveduta e credulona, applaude e chiede il bis. Roberto Gervaso