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 2024  febbraio 23 Venerdì calendario

Germania, spariscono le osterie dopo che l’Iva, ridotta al 7% col Covid, è ritornata al 19%

Erano poche le osterie della vecchia Berlino scampate alle bombe e all’ossessione di cancellare il passato nel dopoguerra. E oggi spariscono, vittime della crisi e dell’aumento dei prezzi. Non so dove condurre gli amici in visita dall’Italia, che invece di mangiare spaghetti desiderano conoscere la Berlino del passato.

A qualche decina di metri da casa mia, si trovava Wendel, una Kneipe che risaliva alla Repubblica di Weimar, con le pareti in legno, e le foto degli ospiti noti, e le copie dei disegni satirici di Heinrich Zille, un po’ il Trilussa di Berlino, scomparso nel 1929.
Kneipe è quasi intraducibile, sarebbe la piola dei piemontesi, osteria e anche pub, si beve e si mangia qualche piatto popolare. Wendel è sparito in un incendio un anno fa, ora vi si trova una scuola guida. Era sempre pieno, ma stentava comunque a praticare prezzi moderati.
A Berlino trovate diversi Einstein Cafè, ma sono moderni, la casa madre ha chiuso per insolvenza, dovrebbe venire restaurata ma non si sa quando e se verrà riaperta. Il ristorante era ospitato in una villa del 1879, all’ingresso una pietra d’inciampo ricordava gli ultimi proprietari, il banchiere ebreo Georg Blumenfeld e la moglie Margarete Lucia, uccisi ad Auschwitz. Si mangiava bene, in un ambiente degli Anni Venti. Peccato.
E sono scomparsi anche i locali più recenti, dove andavano negli Anni ’60 Günter Grass e Rudi Dutschke. In Anestesia locale (1969) lo scrittore manda il giovane protagonista, ritratto di Andreas Baader, non ancora terrorista, nel caffè dell’hotel Kempinski, ora completamente trasformato. Chiudono anche gli alberghi storici e le pensioni, o vengono ristrutturati e diventano un’altra cosa. Sopravvive il Cosima Kino, un cinema rimasto come negli Anni Quaranta, ha continuato a essere aperto anche durante la guerra. Vi ho condotto un paio di amici, ma per andare al cinema bisogna sapere il tedesco.

Alla chiusura delle Kneipe dedica un articolo la Berliner Zeitung. Gennaio è stato un mese letale per i locali, il governo non ha voluto prolungare lo sconto sull’Iva concesso durante il Covid, dal 7% si è tornati al 19%. E con l’inflazione ora per un kebab si arriva a pagare sette euro, e una wiener schnitzel arriva a 35. Si rinuncia alla tradizione che voleva ogni piatto accompagnato da uno o due contorni, insalata o patate. Ora in molti locali si deve pagare un extra, almeno sette euro per una Kartoffelsalat. La birra è cara, un boccale costa perfino 10 euro.
Andy Capp, il proletario londinese dei fumetti di Reg Smythe, andava ogni sera al pub, a Berlino non potrebbe. La più antica Kneipe risale al 1621, Zur letzten Instanz, all’ultima istanza, vicino al tribunale nella Weisenstrasse, in quella che era Berlino Est. Sembra autentica ma è un falso, rifatta nel 1987.

Una crisi che non riguarda solo la capitale. Osterie e ristoranti erano in tutta la Germania 249mila 20 anni fa, oggi sono 187mila, un calo del 25%. E l’ultimo dato risale al 2021, si calcola che negli ultimi due anni abbiano chiuso in 30mila.
«Nell’ultimo mese ho perso il 30% della clientela», si lamenta Oliver Koster, 42 anni, che da venti gestisce una Kneipe a Berlino, «E sono aperto dalle sette di mattina, per dodici ore. Ne vale la pena?».
La prima colazione, con marmellata, hummus, guacamole, tutto fatto in casa, fino a dicembre costava 8,90 euro, oggi 12,90. «E non guadagno neanche un cent in più». Il cappuccino è passato da 2,50 a 3,50. Pagava d’affitto 3.800 euro al mese, è aumentato del 40%, e fra 5 anni scadrà di nuovo il contratto.
Nella capitale i locali gastronomici sono 8.900, ma si contano anche i chioschi che vendono kebab, würstel o pizza al taglio. Le Kneipe superstiti sono 735, e secondo altri calcoli, in realtà non più di 500.

Nei pub alla tedesca non si va soltanto a bere, sono un punto d’incontro, dove si socializza con sconosciuti. Ha chiuso dopo 100 anni, la Hoher?s Eck nella Gleimstrasse, a Prenzlauer Berg, il quartiere che al tempo della Ddr, ospitava artisti e i primi contestatori del regime, nonostante i berlinesi avessero raccolto diecimila firme per salvarlo. Già nel pomeriggio arrivavano i vecchi clienti, e anche i giovani. Un rifugio per vincere la solitudine.