Robinson, 17 febbraio 2024
Biografia di Frans Hals
Amsterdam «È difficile dipingere le persone mentre sorridono. Molti artisti ci provano ma il risultato somiglia, il più delle volte, all’insegna di un dentista. Non per Frans Hals: aveva un occhio fotografico, capace di catturare il movimento. Il suo pennello sapeva come comunicare la vita e il risultato è totalmente naturale. Insieme a Rembrandt e Vermeer, gli altri due maestri del Seicento protagonisti delle nostre grandi monografiche negli scorsi anni, Hals ci mostra cosa è possibile raggiungere con la pittura».Così Taco Dibbits, direttore delRijksmuseum, ha voluto presentare la mostra dedicata al pittore aperta fino al 19 giugno nella capitale olandese. Un’operazione in concerto con la National Gallery di Londra ( dove una monografica di Hals era allestita nei mesi scorsi) e la Gemäldegalerie di Berlino ( dove arriverà in estate) che tuttavia in patria, anche grazie alla collaborazione con il Frans Hals Museum di Harleem, la città dove il pittore visse e lavorò tutta la vita, assume il sapore di una vera e propria riscoperta. Le opere sono una cinquantina, da musei e collezioni private, e alcuni prestiti sono eccezionali: Il cavalieresorridente ( 1624) ha lasciato per la prima volta la Wallace Collection di Londra dove si trova dal 1870, e i grandi ritratti collettivi, tra cui ilBanchetto degli ufficiali della Guardia civica di San Giorgio (1616) non erano mai usciti da Harleem. Cinquanta opere, quindi, in dieci sale e un raffinato allestimento che i curatori – Friso Lammerts e Tamar van Riessen del Rijksmuseum, con Bart Cornelis della National Gallery – hanno voluto tematico e non cronologico, per restituire profondità a un artista centrale non solo per la sua epoca, ma per molti versi ancora da indagare.Frans Hals nasce ad Anversa,tra il 1582 e il 1584; quando, durante la guerra degli Otto anni, la città cade nelle mani degli spagnoli, i genitori decidono di emigrare nella riformata Olanda e scelgono Harleem, non lontano da Amsterdam: costruita sulla sabbia del mare, tra la costa e il fiume Spaarne, è allora in pieno sviluppo. Le province olandesi del nord hanno raccolto il testimone dalle Fiandre come centro di irradiazione del commercio mondiale, ruolo che manterranno con spregiudicata brillantezza per tutto il Seicento, e lungo i canali di Harleem sorgono birrifici e manifatture tessili. L’operosaborghesia riformata e mennonita, vestita di nero e pizzi, prima svuota le chiese di ogni immagine religiosa, poi è pronta a riempire le proprie case e le sedi delle milizie civiche di opere d’arte che non raccontino il cielo ma la terra, il qui e ora di un popolo in marcia verso il benessere che Dio concede ai prescelti.Fioriscono le botteghe e Hals si afferma come il più ambito pittore di una città in cui non si fa altro che fare affari e dipingere: il museo Frans Hals di Harleem, che possiede diciassette dei suoi capolavori, vanta oggi anche una collezione di ottomila opere coeve, frutto della fiorente scuola cittadina del XVII secolo. Le scarne notizie accertate della biografia di Hals raccontano che si sposa, resta vedovo, si risposa e ha con la seconda moglie undici figli, alcuni dei quali saranno pittori nel suo atelier; cambia spesso casa, sempre in affitto, e muore verso gli ottant’anni, indigente.Il suo biografo più celebre, Houbraken, nel Settecento lo racconta per aneddoti più o meno verosimili, dall’incontro con un altro grande della pittura, Anton Van Dyck, all’amore smodato per vino e birra che sarebbe la causa dei suoi rovesci economici. Fatto sta che nelle taverne a quel tempo ci si va anche per fare compravendita di quadri e incontrare gli amici. Quelli di Hals, che abitano in un circolo di strade ancora oggi riconoscibili nel bel centro medievale di Harleem, tra vicoli acciottolati, stretti palazzi seicenteschi e i tipici hofjes, gli edifici comunitari per poveri e anziani, sono mercanti e imprenditori: la nuova classe media ansiosa di mostrare il suo status mettendosi in posa. Così Hals, che dipingealla prima, senza disegno preliminare (di sua mano non si è conservato nemmeno un bozzetto), diventa un formidabile ritrattista. Con una pennellata sempre più incisiva e libera, che ne farà l’idolo del primo Impressionismo (noti i pellegrinaggi davanti alle sue opere di Whistler e Manet, che copiò le sue commoventi, scurissimeReggenti della Oudemannenhuis, in mostra al Rjis) immortala più volte l’aria guascona dell’amico Isaac Massa, che per i suoi commerci si è spinto fino in Russia, e di Pieter van den Brocke, pezzo grosso della Compagnia delle Indie Orientali, ma anche molte coppie ( formidabile la suaCunera van Baersdorp, la mano sul fianco come un uomo e l’aria di una abituata a tenere i cordoni della borsa) e poi gli ufficiali delle milizie civiche nei bagordi di fine mandato. Quando non lavora su commissione ma per il mercato, Hals mette su tela quel che vede: i suoi figli, i musici e gli attori itineranti, i giovani venditori di pesce, le fruttivendole, le pazze (in mostra, oltre al celebre Suonatoredi liuto, anche la baconianaMalle Babbe della Gemäldegalerie). Che gli piacciano più dei borghesi, che in quell’umanità sghemba si riconosca di più, possiamo solo ipotizzarlo. Sappiamo però che il suo occhio vede solo la verità, e quella dipinge: nel suoGruppo di famiglia con paesaggio(1645) padre e madre si stringono la mano, il figlio e la figlia accennano un sorriso. Solo il giovane servitore nero, nel centro esatto del quadro, guarda lo spettatore dritto in faccia. Ecco, sembra volerci dire, questo è il prezzo del capitalismo felice.