Tuttolibri, 17 febbraio 2024
Scrittori censurati in Russia
Recentemente, Vovan e Lexus – i due burloni russi specializzati in provocazioni telefoniche, tra cui quella a Georgia Meloni del novembre scorso – hanno telefonato ai principali scrittori russi spacciandosi per i portavoce del governo ucraino. In base a ciò che hanno registrato, i letterati famosi Boris Akunin, Dmitry Bykov e Lyudmila Ulitskaya sono stati dichiarati dal Primo canale TV «nemici della Russia». Nel clima di nervosismo che ha circondato l’emergere del candidato presidenziale «alternativo a Putin», Nadezhdin – che intanto è già stato eliminato dalla corsa elettorale – si è scatenata un’ondata di censura nei confronti di quei tre scrittori e di altri, sospetti di avere convinzioni divergenti da quelle ufficiali. Senza un decreto formale, senza nessun processo, spontaneamente, le copie delle loro opere sono scomparse dalle librerie (AST, Labirint, Chitaj gorod, Bukvoed), anche da quelle elettroniche (Litres), e le biblioteche si sono attrezzate per dare fuoco ai loro libri, proprio come accadde nella Bebelplatz a Berlino dal 10 maggio 1933 fino al 1945.«Non vi pagheremo più», hanno avvertito i contabili di varie società legate al business letterario. «Non vi daremo nemmeno i diritti d’autore maturati in precedenza». «Basta con il tuo nome», hanno fatto sapere i teatri ad Akunin. «La tua opera sarà messa in scena come se l’avesse scritta un altro autore». Una campagna diffamatoria in grande stile, insomma, come quella contro Pasternak ai tempi del Dottor Zivago. Tutti hanno paura. Persino la rivista d’élite filosofica Logos, diretta da Valery Anashvili, si sta censurando “retroattivamente”, rimuovendo dagli indici degli anni passati articoli di autori “inaffidabili” (Ilya Budraitskis, Oksana Timofeeva, Nikolai Plotnikov). A questa rovina si oppongono dall’estero alcuni appassionati, che vivono la cultura come una missione. Me ne ha parlato Vladimir Kharitonov, uno dei direttori di Freedom Letters (Londra-Amsterdam-Riga), al quale ho chiesto quali siano le basi commerciali della loro attività. Gli ho citato le parole del direttore della stessa casa editrice, Georgy Urushadze: «Per ogni dollaro di entrate, ora ci sono 30 dollari di perdite» (16.06.2023, Radio Liberty). «Forse è un’esagerazione», ha risposto Kharitonov – «In qualche modo viviamo, ma lavoriamo la sera e la domenica, non veniamo pagati e ognuno di noi ha un altro lavoro per campare».Questa casa editrice ha dato spazio a prosa e poesia fresca e sperimentale, ha pubblicato il libro Tuareg di Svetlana Petriychuk, – la scrittrice è in prigione in Russia da un anno per un’opera teatrale di sette anni fa. E anche il romanzo distopico Il topo di Ivan Filippov, La regola dei Muravchik del popolare Alexander Arkhangelsky, nonché la narrativa di Sergey Davydov, emigrato in Germania, e le poesie del famoso Oleksandr Kabanov di Kyiv.Stampano e spediscono i libri via Amazon on-demand pre-payed. Commercialmente, è l’unica formula che permette di realizzare nuovi titoli. Naturalmente i libri cartacei non vanno in Russia, ma se acquistati da qualche intermediario in Kazakistan o in Georgia, come ai vecchi tempi, varcano il confine nel bagagliaio di un’auto di qualche corriere coraggioso. «Chiedo alle persone in Russia di lavorare con uno pseudonimo, non si sa mai», dice Urushadze a Dmitri Vachedin (Deutsche Welle 27.04.23).Sono dunque tornati i tempi avventurosi dei libri proibiti? Cristina Mestre di Parigi mi ha raccontato di quando lei attraversava la frontiera, nell’era di Brezhnev, con dei testi scritti sulla carta velina che nascondeva nella biancheria intima. La figlia dell’accademico Andrei Sakharov mi ha raccontato come sua madre esportava le memorie di un detenuto che scriveva su carta plastificata, la quale veniva a sua volta ingoiata dal “corriere” che lo estraeva poi dal proprio esofago con l’aiuto di un filo legato a un dente (il testo di Eduard Kuznetsov è stato tradotto in Italia da Guerini e Associati nel 2023). Ai tempi di Internet, non c’è bisogno di questi stratagemmi. La casa editrice israeliana Sefer aumenta la pubblicazione di collane in lingua russa. Meduza, un solido portale di notizie che opera in Lettonia, pubblica libri sui rifugiati ucraini di Katya Gordeeva e sulla politica russa in Ucraina di Mikhail Zygar. Ci sono anche i microeditori presso le librerie-club. Così la rete Babel è attiva a Tel-Aviv, Gerusalemme, Khaifa, ma anche a a Berlino, e fra breve in Kazakstan.I testi più rilevanti per comprendere ciò che sta accadendo rimangono, oggi e sempre, Guerra e Pace di Tolstoj, Vita e Destino di Grossman, La Guardia Bianca di Bulgakov. L’alternativa è trascorrere le notti a leggere esperti politici e militari che scrivono on line. Se li mettessimo tutti insieme in un solo documento, il risultato sarebbe l’equivalente di un Guerra e Pace a testa, ogni giorno.