la Repubblica, 21 febbraio 2024
“Un milione di coloni da spedire su Marte” I miraggi spaziali di Musk
Ogni tanto ritorna l’illusione, abbagliante, del Pianeta rosso. Elon Musk si è espresso di nuovo sulla possibilità di colonizzare Marte inviando addirittura un milione di persone. Niente più che una nuova suggestione, espressa, ovviamente, sul suo social, X. Il piano per la conquista umana dell’unico altro mondo del Sistema solare in qualche modo “abitabile” dall’uomo è un misto di fantascienza e follia. Quello che propone è ancora impossibile. Ma è l’unico che dichiara di volerci provare ed è anche l’unico a poterci riuscire.
Musk inizia a fornire dettagli su come portare tutte quelle persone su Marte nel 2016. In un video si vede un’astronave, molto simile alla Starship che sta prendendo forma ora alla Starbase di SpaceX in Texas, decollare, fare rifornimento in orbita e poi fare rotta verso la destinazione. Lo stesso razzo riutilizzabile porta nello spazio due navette, rientrando a terra, e tornando di nuovo su.
All’epoca Musk disse che avrebbe potuto portare il primo equipaggio su Marte nel 2024 «se tutto fila senza intoppi». Otto anni dopo Starship non è ancora operativa, i primi due test sono stati utilissimi ma ancora il veicolo non è pronto per arrivare sulla Luna (prima destinazione “extraterrestre” di Starship col programma Artemis della Nasa), figuriamoci scendere su Marte, che è mille volte più distante.
Torniamo al piano: Starship ha una capacità, secondo i dati forniti dall’azienda, di trasportare un equipaggio di 100 persone o anche 100 tonnellate di materiali e rifornimenti. Significa che ci vorrebbero 10mila lanci per popolare la prima metropoli marziana. Nel 2020 disse di poterlo fare entro il 2050. E i numeri in libertà non finiscono qui. Nel 2020 ragionava di mille Starship all’anno (tre decolli al giorno) diretti verso Marte: «10mila persone a ogni congiunzione orbitale Terra-Marte». Questo è un punto che non ha mai chiarito: perché non si può ignorare la fisica. Il nostro e il Pianeta rosso si trovano alla minima distanza l’uno dall’altro ogni 26 mesi. C’è una finestra temporale per partire che si apre una volta ogni due anni, senza rispettare la quale servono molta più energia e soldi e tempo.
In quei mille lanci non possono mancare navette cargo per trasportare cibo, acqua, materiali per costruire i primi insediamenti. Intanto, però, bisognerebbe almeno metterci piede, per la prima volta. E anche questo non è uno scherzo. Nel 2022 aveva pronosticato un arrivo su Marte dei primi pionieri nel 2029. Questo è forse l’unico punto che potrebbe essere, se non credibile, almeno fattibile. L’umanità è arrivata su Marte con molte missioni robotiche, sia in orbita, sia sulla superficie. Una volta che Starship sarà in grado di affrontare lo spazio, nulla vieta a un privato di farci quello che vuole. Anche riempirla di astronauti e spedirla verso un luogo ignoto,inesplorato, solo col necessario per sopravvivere e magari tornare indietro. Forse. In un’occasione Musk disse che «Marte non è per persone ricche, è per esploratori che probabilmente moriranno. Potresti non tornare vivo, ma è un’avventura gloriosa». Le agenzie spaziali non la pensano allo stesso modo. E infatti nessuna ha mai ancora proposto un vero piano, dettagliato, per compiere la «gloriosa» traversata.
Secondo la Nasa una missione su Marte non potrà durare meno di 30 mesi, tra il viaggio di andata e ritorno. I tempi si potrebbero ridurre con motori più potenti ed efficienti. E, avendo a disposizione il razzo più potente mai costruito, solo lui può battere sul tempo la Nasa.
Sì, ma per fare cosa? I governi hanno deciso di tornare sulla Luna “per restare”, col programma Artemis. Una grande collaborazione internazionale per l’esplorazione a lungo termine. È un primo passo per espandere la nostra civiltà, promuovere il progresso scientifico e tecnologico, in collaborazione con i privati. Che ne ricaveranno, ovviamente, un profitto. Lavorando al programma pubblico e poi sfruttando le risorse locali, dall’acqua ai metalli e terre rare. Ma Marte è ancora troppo lontano per farci dei soldi. Almeno fino a che non ci sarà un’economia locale. Troppo costoso e rischioso arrivarci. Marte è all’orizzonte dell’esplorazione spaziale di tutte le agenzie, nessuno lo ha mai negato (da Obama a Trump). Ma il realismo, durante i decenni, si è imposto. Musk intende dare all’umanità un posto su cui ricominciare. Marte, però, è molto diverso dalla Terra. Non c’è un’atmosfera respirabile, la temperatura resta decine di gradi sottozero per la maggior parte dell’anno, non ha un campo magnetico che protegga dalle radiazioni. L’acqua o il ghiaccio, se ci sono, si trovano in profondità sotto la superficie: bisogna costruire trivelle per scavare.
E chi saranno i coloni? Nel 2020 Musk disse: «Bisogna fare in modo che chiunque voglia possa andarci, con mutui disponibili per coloro che non hanno soldi». E ripagare il debito?, gli chiesero. «Sì. Ci sarà un sacco di lavoro su Marte». Ricominciare facendo debiti su un altro pianeta. Tra tanti discorsi da extraterrestre, ecco un discorso molto terrestre.