il Fatto Quotidiano, 21 febbraio 2024
Intervista a Edoardo Pesce
Edoardo Pesce, per dirla con Martedì e venerdì di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis, “il tempo che si porta via”?
Be’, la vita, a volte. Il tempo si sconfigge solo con i sorrisi, le risate. Io ne sono un po’ ossessionato, anche dall’idea della fine. Da un po’ di anni c’ho ’sta consapevolezza alla Woody Allen.
Soldi, forza, dignità, che cosa ha più rischiato di perdere?
Dignità. Dei soldi non me ne fregava nulla, nel senso, c’erano o non c’erano. Si sta bene uguale con 10 o 1.000 euro, anche se i secondi fanno più comodo. Ma quando da ragazzo ero in difficoltà economica mi veniva una sorta di sfida, di agonismo.
Meccanico e padre separato, il Marino di Martedì e venerdì dove l’ha trovato?
In borgata, da piccolo, ce n’erano di meccanici così, adesso non so. Io l’avevo sotto casa, un ragazzo, un padre di famiglia. Si chiamava Stefano, ci faceva i cross mentre riparava le macchine. Aveva un bel sinistro, tirava forte e teso e noi la prendevamo di testa, all’angolo della strada, un cancello per porta.
Ma ai padri separati in Italia ci pensa qualcuno?
Da quel che sento, non è che c’è tutta questa tutela. Non ho figli, non sono neanche sposato, perché già faccio fatica da solo, e non vorrei mettere sulla barca altre persone… Essendo le leggi un pochino più a favore delle madri, se qualcuna ha del risentimento può far male all’ex marito, usando soldi, avvocati e bambini come un pugno. Senza nulla togliere all’uomo violento, che picchia, che uccide.
I femminicidi.
No, omicidi: femminicidi non mi piace. Mi sembra una roba veramente sminuente per le donne. Non capisco come facciano a non cambiargli nome, almeno donnicidio. Femminicidio non individua la specie umana, la vittima potrebbe essere anche un cane femmina. Lo trovo di un riduttivo, di uno svilente: davvero, non mi capacito di come riescano le donne a dire femminicidio.
Torniamo al film, lei è stato più vicino a fare una rapina o a fare un figlio?
(Ride) Perché, li puoi fare entrambi per caso? Un figlio pure pure, ma una rapina…
Com’è il Fabrizio Moro regista?
Uno spettatore attento del film, sensibile e onesto come le sue canzoni. Poi c’ha questa voce, un po’ alla Mia Martini sporca, dentro ha Rino Gaetano. Alessio De Leonardis è pure in gamba, ha fatto venti film da aiuto prima di Ghiaccio, sempre con Moro, e questo.
Pesce, è tempo di autodeterminazione femminile dietro la macchina da presa, da Greta Gerwig a Paola Cortellesi, e lei lavora con due registi?
Donne o uomini non è che faccio molta differenza. Sei bravo o non sei bravo, poi puoi avere il sesso che vuoi. E comunque a breve mi troverete in Ho visto un Re di Giorgia Farina.
Qui di donna c’è la produttrice, Francesca Verdini.
Una ragazza meravigliosa, colta, intelligente.
Il suo compagno Matteo Salvini veniva sul set?
Ci siamo andati a cena, l’ho trovato simpaticissimo, poi non so, io a livello politico non sono schierato, ho smesso negli anni Novanta. Andavo al Mamiani, un liceo politicizzato di Roma, ma poi capisci che è il Gattopardo, sempre la stessa roba: dopo che hai visto due o tre volte il giretto del Palazzo che fanno, ti fai ancora prendere in giro dai politici?
Sono passati 16 anni dal Ruggero Buffoni di Romanzo criminale: bilancio?
’Sto film a tratti sembra uguale, sarà che Marino è cicciottello, ha quel look e la parlata romana – c’hanno ragione a Milano quando dicono “basta cinema romano”. Romanzo criminale è stato un’arma a doppio taglio, perché non è che è diventato famoso l’attore ma i personaggi, dal Freddo al Libanese, quindi con Montanari, Marchioni, Sartoretti abbiamo dovuto lavorare tutti quanti a smontare quella roba là e cercare di affrancarci.
Che cosa non le piace del nostro cinema?
L’autoreferenzialità. E poi la tendenza algoritmica, i personaggi studiati a tavolino, i calcoli strategici a livello etico o morale, laddove proprio un film dovrebbe permetterti di parlare fuori dal coro.
Qualche anno fa mi disse “non ho l’ufficio stampa perché mi vesto da solo”: è cambiato qualcosa?
No, ancora adesso (ride) non so con quali risultati. L’ufficio stampa serve a uno come Carlo Verdone, per fare da filtro, io non ne ho bisogno.
In Romanzo criminale veniva ucciso da Donatella, qui mollato da Simona (Rosa Diletta Rossi, ndr): con le donne le va sempre così male?
(Ride) Guardi, una Donatella ce l’ho avuta nella vita, solo che non m’ha sparato in testa, ma al cuore. Poi ho avuto una storia molto bella, sei anni con una ragazza assai in gamba, ma ripeto c’ho un carattere un po’ particolare…