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 2024  febbraio 21 Mercoledì calendario

Biografia di Giunone

Disse Zeus, accigliato: “Atena ed Era parteggiano per Menelao, è vero, ma si limitano a guardarlo e sorridergli. Tu, invece, Afrodite, sei scesa a salvare Paride che, pure, era stato sconfitto e meritava quindi la morte. Sono stanco di questa guerra. Finiamola. Concediamo Elena a Menelao e finiamola». Ma subito Era ribatté: «No! Non voglio che ci sia pace, fino a quando Troia non sarà completamente distrutta!». «Ma che ti hanno fatto di male, Priamo e i suoi figli, che li vuoi vedere completamente distrutti? Bada Era, se vuoi che Troia perisca, un giorno sarò io che vorrò vedere annientata una città a te cara». «E sia. Se vuoi – affermò l’inesorabile Dea – distruggi pure Atene o Sparta o Argo, mie città predilette: non mi opporrò al tuo volere. Ma tu non opporti al mio». La natura vendicativa di Era – o Hera, “la grande Madre” arcaica – si palesa nell’Iliade. Vuole la caduta di Troia perché detesta Paride: costui, infatti, ha dato la mela d’oro con la scritta “Alla più bella” ad Afrodite e non a lei. Ma sembra che la regina dell’Olimpo fosse così ostile anche perché Zeus aveva fatto rapire il principe troiano Ganimede per farne il proprio amante (e coppiere). E c’era pure la profezia secondo cui i discendenti di Troia, cioè i Romani, avrebbero distrutto Cartagine, cara a Era.
PERICOLO
Aldilà delle motivazioni, una cosa è certa: la signora dell’Olimpo è una nemica pericolosa. Certo, la sua posizione di sposa e sorella – entrambi sono figli di Crono e Rea – dell’infedelissimo e bugiardo Zeus non è semplice. Da lui ha avuto il dio della guerra Ares, la dea della giovinezza Ebe e quella del parto Ilizia, Eris signora della discordia, e Enio cioè l’urlo in battaglia. Nonché il dio del fuoco e delle fucine, Efesto. Sulla paternità di costui, però, esiste qualche dubbio. Secondo alcuni miti, Era aveva preso male il fatto che Zeus avesse partorito Atena dalla propria testa. E aveva deciso di avere Efesto da sola. Il bambino era nato così brutto che la madre lo aveva scagliato giù dall’Olimpo, azzoppandolo. Lui, comunque, si sarebbe preso una rivincita maligna, costruendo per Era un trono che le impediva di alzarsi, una volta seduta. Solo l’intervento di Dioniso e la promessa di avere in moglie Afrodite, avrebbero indotto Efesto a liberare la genitrice.
PIETAS
Gli immortali sono fatti così. Hanno tutti i difetti, tutti i vizi dei mortali. Spesso sembrano non conoscere la pietas. Era, che viene tradita di continuo dal marito, si comporta con intransigente durezza. Litiga con il suo signore, si scaglia su amanti e figli illegittimi. Perseguita Latona, madre dei gemelli Febo Apollo e Artemide. Manifesta un terribile astio verso Eracle, che Zeus aveva avuto da Alcmena. Per proteggere il piccolo, Alcmena lo aveva affidato alla protezione del padre. Questi aveva fatto prendere il bambino da Ermes, che lo aveva portato proprio da Era, in quel momento addormentata. E glielo aveva avvicinato al seno, da cui sgorgava un latte divino che avrebbe reso Eracle immortale. Un sotterfugio alquanto subdolo. Svegliatasi all’improvviso, la dea aveva fatto cadere qualche goccia di latte nel cielo. Quelle gocce sarebbero divenute, secondo il mito, la Via Lattea. Ma l’allattamento forzoso non aveva addolcito Era. Avrebbe poi tentato di far uccidere Eracle in culla da due serpenti. E successivamente lo avrebbe fatto impazzire. Per non parlare di quanto accade alla ninfa Eco, costretta a ripetere solo l’eco delle voci altrui. O a Semele, il cui figlio Dioniso, avuto sempre dal fedifrago Zeus, viene fatto a pezzi e divorato dai Titani. Mentre Lamia, regina della Libia, viene trasformata in un mostro e i suoi figli uccisi. Nonostante tanti eccessi, l’Olimpio evita di prendere una posizione troppo esplicita contro la moglie, preferendo aggiustare le cose di nascosto. Raramente, tuttavia, offre una reale protezione alle proprie amanti. Solo i suoi rampolli – e non sempre – hanno diritto a qualche tutela.
SOLENNE
Era, dea del matrimonio, del parto e della fedeltà coniugale, è comunque molto considerata nell’antichità. Viene rappresentata come una figura solenne, ieratica. Il suo culto è celebrato a Samo, nell’Argolide (Hera Argolis, “Era di Argo") e in altre città, anche della Magna Grecia. Fra i suoi simboli ci sono il pavone, il melograno (fertilità e morte) e la vacca. Ai suoi occhi “bovini”, nel senso di scuri, grandi e profondi, fa riferimento Omero. I Romani, invece, la conoscono come Giunone, Iuno, a cui è dedicato il mese di giugno. A ricordare i suoi amori con Giove, ci sono i magnifici affreschi del Carracci a Palazzo Farnese. A Roma perde un po’ la connotazione di moglie gelosa ed è più considerata una potente patrona. Tanto che viene detta Moneta (da monere), “colei che avverte, che ammonisce”.
LE OCHE
La leggenda narra, infatti, che nel 309 a.C. furono le oche del Campidoglio, sacre a Giunone, ad avvisare i Romani dell’attacco a sorpresa dei Galli di Brenno. Dopo alterne vicende, i Romani avrebbero ripreso il controllo dell’Urbe. E a Giunone Moneta sarebbe stato dedicato un tempio. Proprio nel cortile dove le oche avevano dato l’allarme con i loro starnazzi.