Corriere della Sera, 21 febbraio 2024
A Milano un seminario universitario di turpiloquio
Ore 16.30, lezione di «Parolacce e comunicazione». Nell’aula 12 dello Iulm, soltanto trenta studenti di diversi corsi di laurea, triennale e magistrale, ma sono molti di più quelli che avrebbero voluto partecipare all’inedito workshop a numero chiuso tenuto da Vito Tartamella, giornalista e divulgatore scientifico, nonché studioso delle parolacce, al punto da creare una bibliografia che non c’era. «Il turpiloquio svolge da millenni funzioni espressive fondamentali — spiega la scheda di presentazione del corso —. Le parolacce, però, sono poco studiate, e spesso fraintese e strumentalizzate». Ma per la nuova generazione di operatori della comunicazione, ecco la possibilità di «identificare, interpretare, valutare e tradurre le parole tabù della lingua italiana». Anche perché, spiega lo stesso docente, «ci sono implicazioni linguistiche, giuridiche letterarie, storiche e anche politiche, legate all’uso delle parolacce, e non ha senso fingere che queste espressioni non esistano. In fondo sono come i coltelli: possono servire per ferire qualcuno o per sbucciare una mela»