La Stampa, 19 febbraio 2024
Altavilla Milicia, Kevin durante il massacro chiacchierava con gli amici
Palermo. «Stanno liberando mia madre e mio fratello, sono posseduti, hanno addosso demoni molto maligni». L’orrore è in diretta, nei messaggi whatsapp che Kevin Barreca scrive a un compagno di scuola mentre nella sua villetta di Altavilla è cominciato il massacro.Un minuto per minuto, una caduta verso l’abisso che gli investigatori hanno ricostruito analizzando le chat del ragazzo, 16 anni, ucciso per ultimo dopo la madre e il fratellino Emanuel, di 5 anni. «Sono spaventato, non sai che c’è stato ieri notte in casa mia», racconta domenica 4 febbraio al compagno, una settimana prima che il padre si consegnasse ai carabinieri e raccontasse ciò che fino a quel momento sembrava impossibile.«Fa freddo, siamo tutti accanto al fuoco e si sente il gelo. Mio fratello e mia madre erano posseduti, dicevano cose spaventosissime. Un bambino di 5 anni che ti dice che il demone che ha dentro è venuto in questa famiglia per distruggerci e ucciderci uno a uno…», aggiunge riferendosi al fratellino. «Io non ti credo», ribatte quello. E Kevin: «Tutto ciò è al di fuori della razionalità».Le torture – inflitte dal padre Giovanni Barreca e dai due santoni che secondo gli investigatori lo hanno istigato, Sabrina Fina e Massimo Carandente, anche loro agli arresti – erano già cominciate nei confronti della madre, colpita con una padella, con ferri del camino incandescenti, con un phon bollente, con fili elettrici. Bisognava fare uscire Satana dal suo corpo. E lui, Kevin, che partecipa alle violenze, colpendo anche lui e facendosi colpire, racconta il rito medievale che sta vivendo con i mezzi tecnologici del nostro tempo. Un effetto a dir poco straniante.«Grazie, scusa se ti sto lasciando un po’ in tredici, ma in questo momento a casa mia c’è una guerra», scrive al compagno, che ha mostrato la chat ai carabinieri soltanto dopo che i delitti sono venuti alla luce.Non aveva capito che quel che gli raccontava Kevin in diretta era una sequenza di omicidi che lo avrebbe visto come ultima vittima. Parlano come due coetanei: «Perché non vieni a scuola?», gli chiede il compagno. «Per questa settimana devo stare più vicino possibile ai miei, perché hanno bisogno di me». L’amico risponde: «No problem, se hai bisogno chiama». La madre intanto chiedeva aiuto, urlava, mentre le torture cominciavano sul fratellino di 5 anni, Emanuel, costretto a bere grandi quantità di latte e caffè, ustionato con l’asciugacapelli incandescente mentre veniva tenuto fermo e legato al letto. Infine, toccava a lui, a Kevin, stessa sorte, anche lui legato al letto, anche lui incaprettato con catene, anche lui con gli stracci in bocca per non urlare. Così li hanno trovati. In casa c’era la sorella diciassettenne, l’unica superstite, la vestale dell’orrore che ha confessato di avere partecipato al «rito di purificazione» e ora chiede di vedere il padre in carcere. Ma anche lei a un tratto ha avuto paura che i due santoni vedessero Satana anche dentro di lei: «Mi avevano convinto di essere pure io vittima di una maledizione da parte della mamma e della nonna. Mi hanno fatto bere moltissimo caffè e poi mi hanno fatto vomitare, ero convinta di aver vomitato i capelli di mia madre, che da piccola mi picchiava, e della nonna. Avevano iniziato a farmi tante domande per vedere se fossi anche io un demone. Ho pure sentito che avevano raccomandato a mio padre di chiamare la polizia e di accusarmi di tutto quello che era successo». Invece, mentre lei dormiva con i telefonini dei familiari morti accanto al letto, lui è andato a consegnarsi con parole che sembravano deliranti: «Mia moglie era posseduta, in pratica è morta. Forse l’unica speranza che ho è mia figlia, perché sono dovuto scappare. I demoni stavano mangiando pure me».