Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  febbraio 20 Martedì calendario

Periscopio

La madre Ljudmila vola fino all’obitorio di Kharp in Siberia. Le viene consegnato il certificato di decesso ma la salma [di Aleksej Navalny, dissidente assassinato] non si trova. Mosca: è stato colpito dalla sindrome da morte improvvisa. Repubblica.
Novaya Gazeta: «Lividi su Navalny». Ansa.
Non additiamo responsabili se non ci sono prove. Andrea Crippa, vicesegretario della Lega URSS (Ansa).
Anni fa, alcuni leader italiani, ricorderete quali, amavano passeggiare allegramente a Mosca, indossando magliette col volto di Putin. Erano gli anni in cui alcuni leader, ricorderete quali, ricorderete quale, sostenevano di sentirsi a proprio agio più a Mosca che a Bruxelles. Erano gli anni in cui alcuni leader, uno in particolare, diceva frasi come queste su Navalny: «È l’ennesima montatura mediatica», «mi sembra esagerato creare novelli eroi». Claudio Cerasa, il Foglio.
Lega Salvini (e lascialo legato). Torino, scritta sul muro della chiesa di San Filippo Neri, di fronte al Museo Egizio.
Continuo a domandarmi chi abbia ucciso Navalny. La risposta più logica è che sia stata la Cia, con l’avallo della Nato e di Giuliano Ferrara, per mettere in cattiva luce Putin, ma prima di formularla preferisco attendere conferme da una fonte indipendente come la dottoressa Basile o il professor Orsini. Non escludo che lo stesso Navalny ci abbia messo lo zampino: da uno che già una volta si era scolato una tazza di veleno a stomaco vuoto c’è da aspettarsi di tutto. I medici russi parlano di cause naturali, il classico malore che può capitare a chiunque commetta l’imprudenza di passeggiare in una colonia penale dell’Artico senza maglietta della salute. Massimo Gramellini, Corriere della Sera.
Gaza? È un genocidio come Hitler con gli ebrei. Luiz Inácio Lula da Silva 1 (Open).
Lula ha superato la linea rossa. Benjamin Nethyanau (Ansa).
Navalny? È presto per accusare [Putin]. Luiz Inácio Lula da Silva 2 (Open).
Nulla smuove gli odiatori dell’Occidente che proseguono imperterriti nella loro campagna contro la democrazia liberale. (…). L’indulgenza è invece pienamente garantita all’autocrate russo e alla sua cerchia. (…) La stessa simpatia viene manifestata ad Hamas, all’Iran che impicca donne e omosessuali, ai militanti Hezbollah e agli Houthi del Mar Rosso, nonché alla Cina che minaccia Taiwan. Stefano Folli, HuffPost.
Se non siamo disposti, nel nome di Navalny, a rischiare la distruzione mutua, non ci resta che (…) limitare le perdite sul terreno, puntando a una trattativa che, con ogni probabilità, comporterà uno smembramento dell’Ucraina. Così funziona il mondo: al diavolo non si deve vendere l’anima. Ma a volte, bisogna stringerci un patto. Alessandro Rico, La Veritasky.
Il boss del Cremlino ha eliminato il suo unico oppositore, senza curarsi di ricevere qualche cuoricino sui social e non preoccupandosi d’una reazione rilevante dei suoi sudditi. E qui c’è chi lo considera ancora un interlocutore credibile. Linkiesta.
Da noi i liberali si sono estinti come i dinosauri. Mattia Feltri, La Stampa.
È suggestivo che le più antiche radici della nostra letteratura, testi come l’Epopea di Gilgame – forse la prima opera letteraria dell’umanità – o l’immensamente influente Iliade d’Omero, siano racconti di guerra. Così come l’Eneide, Beowulf, le saghe nordiche e la Chanson de Roland: tutte storie di furiosi e sanguinosi combattimenti. [Be’,] che lo vogliamo o meno, quei vecchi tamburi riprendono a rullare. Tralasciando Iran e Cina, la causa prossima potrebbe essere il sogno imperiale di Vladimir Putin. Nella recente intervista col giornalista Tucker Carlson, il presidente russo ha dichiarato sornione che «non gl’interessa» invadere la Polonia o la Latvia... Ma pochi giorni fa il Ministro della Difesa danese, Troels Lund Poulson, citando un’analisi della Nato, ha detto che «entro i prossimi tre-cinque anni la Russia sfiderà l’Articolo 5 del Trattato Nato e la solidarietà del Patto». (…) Tedeschi ed estoni sono più ottimisti dei danesi: i loro governi prevedono che la Russia potrebbe attaccare la Nato entro i prossimi cinque-otto anni. James Hansen, Nota diplomatica.
«Sterminator», come Il Fatto Quotidiano [meglio Fattosky] chiama il premier israeliano Benjamin Nethyanau invece di prendersela con gli sterminatori di professione che sono i terroristi di Hamas, ha indotto il suo ambasciatore in Vaticano ad attenuare la polemica col Segretario di Stato cardinale Parolin facendogli definire «sfortunate» e non più «deplorevoli» le parole pronunciate contro le azioni militari in corso a Gaza. Francesco Damato, graffidamato.com.
[De Luca] vada a lavorare invece di manifestare. Giorgia Meloni.
[Vacci tu] a lavorare, stronza. Vincenzo De Luca.
Sei un cafone, hai agito con modi interurbani. Totò (Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956).
Quanti sono i licei? Vediamo. Classico, scientifico, linguistico, scienze applicate, scienze umane, sportivo, indirizzo Cambridge e ancora altre declinazioni istituto per istituto. C’era bisogno anchc dcl liceo dcl Made in Italy (che fin dal nome è una sorta d’ossimoro)? No. Infatti le iscrizioni al nuovo indirizzo di studi (si fa per dire) è stato un flop: 375 in tutt’Italia, che equivale allo 0,08%. Giancristiano Desiderio, La ragione.
[Meloni è] fortunata, vista la collezione d’errori dei suoi contendenti, in particolare quelli della sua area. E furba. Più furba che intelligente. Ma la furbizia in politica dura poco. Molto poco. Rino Formica (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera).
Mia figlia Raquel lesse La metamorfosi a tredici anni, e la trovò divertente; Gustav Janouch, amico di Kafka, la leggeva come una parabola morale e religiosa; Bertolt Brecht come l’opera «dell’unico vero scrittore bolscevico»; il critico ungherese György Lukács come il tipico prodotto d’un borghese decadente; la germanista Robert come uno degli esempi più puri di prosa tedesca; Vladimir Nabokov (in parte) come un’allegoria dell’angoscia adolescenziale. Alberto Manguel, Una storia della lettura, Mondadori 1997).
Chi, entro il mondo, ama il suo prossimo commette la stessa ingiustizia di chi, entro il mondo, ama se stesso. Resta solo da chiedersi se la prima cosa sia possibile. Franz Kafka (dal web).
Chi ama il prossimo suo come se stesso o non conosce abbastanza il prossimo o non ama abbastanza sé stesso. Roberto Gervaso.