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 2024  febbraio 20 Martedì calendario

Vitoria Bueno, la ballerina nata senza le braccia


Vitoria, 20 anni da compiere, dal Brasile ai talent americani ed europei: «A scuola sono stata bullizzata, in palestra non è successo». Su Instagram, dove ha 565 mila follower, posta la danza e la sua vita quotidiana
Vitoria Bueno, ballerina nata senza le braccia: «Nella danza contano i piedi. La cosa più difficile? Indossare i pantaloni»
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Quando Vitoria Bueno era piccola la gente di Santa Rita do Sapucaí, la cittadina nello stato brasiliano del Minas Gerais dov’è nata e cresciuta, faceva la fila davanti a casa sua. Tutti volevano vedere la bambina senza braccia: «Le avrebbero sollevato le maniche pur di guardare cosa c’era sotto» ha raccontato mamma Wanda.
Oggi Vitoria Bueno è una ragazza di quasi 20 anni con 565 mila follower su Instagram e 182 mila su TikTok. Sui social posta sia le sue esibizioni sia la sua vita quotidiana (per esempio, come lava i piatti con i piedi). Fuori dai social ha ricevuto una medaglia d’oro dalla prestigiosa Royal Academy of Dance e ha partecipato a talent show in mezzo mondo, dalla Germania agli Stati Uniti. Il suo sogno, sempre più vicino, è quello di diventare una ballerina professionista.
E pensare che quando Vitoria, a cinque anni, aveva chiesto alla mamma di portarla a scuola di danza, Wanda le aveva risposto di no. Non voleva aggiungere alle prese in giro che la figlia subiva all’asilo altre prese in giro, agli scherzi stupidi altri scherzi stupidi. Per fortuna, la testardaggine della sua bimba le fece cambiare idea.

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Uno scatto di Vitoria Bueno da bambina
«Per me le braccia sono solo un dettaglio, quando ballo le seguo con gli occhi come se fossero lì» dice Vitoria, che all’accademia di danza non ha imparato solo i passi della classica, del jazz e del tip tap. Ha anche capito che un punto debole può trasformarsi in un punto di forza. Lei che sin da piccolissima ha fatto tutto con i piedi, sviluppando così una muscolatura forte ed elastica, ha scoperto che sul parquet sono proprio i piedi la cosa più importante. E che lì le braccia diventano, appunto, solo un dettaglio.
Il tuo primo ricordo?
«Ci sono io, seduta per terra, che mangio i biscotti con i piedi. Oppure che mi lavo i denti, sempre coi piedi. I miei genitori provarono a insegnarmi a usare le posate con un aggeggio sulla spalla, ma con me non funzionava».
Quando ti sei accorta di avere qualcosa in meno degli altri bambini?
«All’asilo, quando ho cominciato ad avere più contatti fuori di casa».
A scuola eri presa di mira?
«Sì, succedeva. Le parole e le risate dei compagni mi facevano molto male, ma tentavo di non farlo vedere per non dar loro soddisfazione».
A volte basta uno sguardo per ferire.
«Ci ho messo del tempo, ma ho imparato a non farmi influenzare da come mi guardano o da quello che dicono le altre persone».

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Vitoria ha partecipato a Das Supertalent e America’s Got Talent: All-Stars
A cinque anni hai cominciato a fare danza. Quando ti sei accorta di avere talento?
«Sono molto grata ad Ândrea Falsarella, la direttrice dell’accademia dove ho cominciato e dove ancora oggi studio danza classica, per avermi insegnato a ballare e aiutato a sviluppare la mia autostima. Se a scuola venivo bullizzata, in palestra non è mai accaduto».
La cosa più importante che ti ha insegnato la danza?
«L’accademia è la mia seconda famiglia, il posto in cui ho imparato a lavorare di squadra, ad assumermi le mie responsabilità e a dare sempre il massimo. Se durante un’esibizione mi capita di cadere mi rialzo, improvviso e ricomincio a danzare, tenendo sempre la testa alta. Nella vita cerco di fare lo stesso».
Chi erano i tuoi modelli da ragazzina?
«Tre persone con la mia stessa disabilità: l’influencer brasiliana Dani Amaral; Jessica Cox, la prima che ha ottenuto la licenza da pilota; e Nick Vujicic, scrittore e predicatore australiano a cui mancano anche gli arti inferiori. Più avanti ho conosciuto anche Simona Atzori, ballerina e pittrice italiana nata senza le braccia: vedere donne come lei, capaci di arrivare così lontano, ha rappresentato una grande fonte di ispirazione».
Qual è il tuo genere musicale preferito?
«Mi piace ballarli tutti, perché ogni genere mi permette di sviluppare una connessione diversa col mio corpo. E ovviamente ascolto tanta musica, dalla classica al sertanejo, il country brasiliano. La mia canzone preferita è “I was here di Beyoncè”».

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Vitoria Bueno con i genitori e i fratelli
Quando hai cominciato a postare le tue performance?
«Ho aperto il profilo Instagram nell’aprile del 2019. La prima foto era uno scatto del saggio di danza di fine anno».
In 4 anni hai superato il mezzo milione di follower.
«Hanno cominciato a crescere dopo un anno e mezzo, poi anche la tv ha aiutato. Mi seguono persone di tutti i Paesi e di tutte le età».
Ci sono anche gli hater?
«Quelli ci sono sempre, ma cerco di concentrarmi sulle cose positive e ignorare i commenti negativi».
Nel 2021 hai partecipato a «Das Supertalent», la versione tedesca di «Italia’s Got Talent». Com’è andata?
«È stato molto divertente perché non sembrava nemmeno una gara. Nella prima fase ho ricevuto il “golden buzzer” e sono andata direttamente in finale. Lì eravamo in dieci: gruppi di ballo, cantanti, un mago... E nonostante si potesse votare soltanto dalla Germania ho preso moltissimi voti, sono arrivata seconda e mi sono sentita felice e orgogliosa, perché danzando sono riuscita a toccare il cuore di tante persone in un Paese così diverso dal mio».
Qualche mese dopo sei stata invitata anche ad «America’s Got Talent: All-Stars».
«Ho sempre seguito il programma e non avrei mai immaginato di poter partecipare a 18 anni. È stato un modo speciale di portare la mia danza negli Stati Uniti».
Le esperienze in televisione ti hanno cambiato la vita?
«Dopo i talent sono spuntate tante nuove opportunità e ho cercato di sfruttarle al meglio. Vivo ancora a Santa Rita do Sapucaì con la mia famiglia: mamma Wanda, il papà adottivo José Carlos, i fratelli maggiori Larissa e Marco, il minore Matheus. Ma rispetto a prima viaggio molto di più, sia in Brasile che in Europa e negli Stati Uniti».

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Vitoria si esibisce nella finale di Das Supertalent
Danza a parte, quali sono le tue passioni?
«Il mio secondo amore è il make-up. Ho imparato guardando le altre ballerine truccarsi prima delle esibizioni e mi sono allenata molto per diventare brava come loro; l’unica differenza è che io lo faccio con i piedi. Adoro gli eyeliner da gattina e i trucchi colorati, curo molto anche le labbra: il sorriso è la parte di me che preferisco».
C’è qualcosa che con i piedi non riesci a fare?
«La cosa più complicata è indossare pantaloni e pantaloncini. Anche pettinarmi non è semplice: a volte ci riesco, altre no. Quando ho qualche difficoltà, chiedo aiuto a mia madre».
Crescendo sono cambiate le tue idee sulla disabilità?
«Ho uno sguardo più “largo”. So che le persone possono essere curiose rispetto alla mia condizione o fare dei commenti. So che alcuni hanno dei pregiudizi e altri cercheranno di sminuire il mio potenziale. E mi va bene così, perché oggi sono consapevole di quanto valgo e dei risultati che posso raggiungere».
C’è un messaggio che vorresti mandare a bambini e ragazzi con disabilità?
«Vorrei dire loro che la condizione non li definisce come persone. E che non devono mai smettere di sognare e lottare per i loro obiettivi. Nella vita ognuno può fare quello che vuole, ma non deve mai arrendersi».