La Stampa, 20 febbraio 2024
Lettere dal gulag
"Il tuo libro mi dà speranza"
3 aprile 2023
Carissimo Natan,
Sono Alexey Navalny. Saluti dall’Oblast di Vladimir, anche se non sono sicuro che tu ne abbia un caro ricordo.
Mi trovo nella colonia penale IK-6 “Melekhovo”, ma dalla prigione di Vladimir mi hanno scritto dicendo che mi è stata preparata una cella. Probabilmente, quindi, andrò nella stessa struttura in cui sei stato tu, soltanto che adesso, forse, ci sarà una targa sulla quale è scritto «Qui è stato rinchiuso Natan Sharansky». Ti prego di scusare l’intrusione e la lettera di uno sconosciuto, ma credo che sia consentito nel rapporto autore-lettore.
Scrivo nelle vesti di lettore. Ho appena finito di leggere il tuo libro Fear no evil mentre ero trattenuto in Pkt (cella di isolamento, ndr) e ti sto scrivendo da Shizo2, 128 giorni in tutto. (Shizo è la massima forma di punizione per i carcerati russi: chiusi in cella di isolamento, hanno accesso limitato all’acqua calda, possono scrivere lettere 35 minuti al giorno, tenere un unico libro, non possono ricevere telefonate o visite, ndr). Sono scoppiato a ridere quando ho letto il brano in cui racconti di essere stato punito «con una serie di 15 giorni di reclusione a Shizo e poi, avendo infranto le regole del carcere, sono stato mandato in Pkt per sei mesi». Mi ha divertito constatare che il sistema non è cambiato, e nemmeno il modo in cui agisce.
Voglio ringraziarti per questo libro perché mi ha aiutato molto e continua ad aiutarmi. Sì, adesso sono a Shizo, ma leggendo dei 400 giorni che tu hai trascorso in «cella di punizione», con razioni ridotte di cibo, si comprende che alcune persone pagano un prezzo molto più alto per le loro convinzioni. Guardo le cartoline che ti hanno spedito da Avital3, con tutte le parole illeggibili, ricoperte da righe nere. In tribunale hanno cercato di convincermi che bruciare le lettere che mi sono state spedite è legale. Dopotutto, in esse c’era qualcosa in “codice”.
Capisco di non essere il primo, ma vorrei davvero diventare l’ultimo, o quanto meno uno degli ultimi, a dover sopportare tutto questo.
Il tuo libro infonde speranza perché la similitudine tra i due sistemi – l’Unione Sovietica e la Russia di Putin, la loro somiglianza ideologica, l’ipocrisia che funge da premessa stessa per la loro esistenza, e la continuità dalla prima alla seconda – garantiscono un crollo ugualmente inevitabile. Come quello a cui abbiamo assistito.
La cosa più importante è arrivare alle conclusioni giuste, così che questo stato di menzogne e ipocrisia non inizi un nuovo circolo. Nella prefazione all’edizione del 1991 hai scritto che i dissidenti in prigione hanno mantenuto in vita il «virus della libertà», ed è importante impedire che il Kgb inventi un vaccino contro di esso. Ahimè, l’hanno inventato. Vista la situazione attuale, però, la colpa non va addossata a loro, ma a noi, che ingenuamente abbiamo pensato che non si potesse tornare al passato e anche che non importa se, a fin di bene, ci sono dei brogli elettorali qua e là, o se si influenzano un po’ i tribunali qua e là, e se si imbavaglia un po’ la stampa qua e là.
Queste piccolezze e la convinzione che è possibile rendere moderno l’autoritarismo sono gli ingredienti di questo vaccino.
Nondimeno, il «virus della libertà» è ben lontano dall’essere estirpato. Oggi, malgrado le minacce, le persone che non hanno paura a esprimersi a favore della libertà e contro la guerra non sono più decine né centinaia, come prima, ma decine e centinaia di migliaia. Centinaia di loro sono in prigione, ma io confido che non si lascino abbattere e non si arrendano mai.
Molti di loro hanno attinto forza e ispirazione dalla tua storia e dal tuo lascito.
Io sono uno di loro e ti ringrazio.
Ho copiato dal libro: «L’anno prossimo a Gerusalemme».
Tuo Alexey
****
"Mi sono commosso"
11 aprile 2023
Caro Natan,
Ti spedisco queste poche righe per ringraziarti moltissimo della tua risposta. Mi sono commosso e ho dovuto nascondere le lacrime ai miei compagni di cella. Questa è la seconda volta che mi commuovi! Nell’ultima pagina di Fear No Evil, dove hai scritto «scusa il ritardo», naturalmente mi è stato impossibile non iniziare a piangere. (Si riferisce a quando Sharansky si è riunito con la moglie Avital, dopo nove anni di carcere, ndr).
Nella tua «alma mater’, tutto è come era. Si onorano le tradizioni. Venerdì sera mi hanno fatto uscire da Shizo. Oggi, lunedì, mi hanno dato altri 15 giorni. Tutto va secondo l’Ecclesiaste: ciò che era sarà.
Io, però, continuerò a credere che noi cambieremo in meglio le cose e che un giorno in Russia ci sarà quel che non c’era. E la Russia non sarà quello che è stata.
Dopotutto, in quale altro luogo è meglio trascorrere la Settimana Santa, se non a Shizo?
Un grande ringraziamento,
Ti abbraccio,
A. —