La Stampa, 19 febbraio 2024
Intervista a Paolo Belli
«Sono ammalato di lavoro e se sto fermo divento matto. Dal 24 dicembre all’11 febbraio scorso, per tutta una serie di motivi anche familiari, non dovevo e non ho dovuto fare niente e mi creda, sentivo le formiche nelle mani. Avevo bisogno di esibirmi, suonare e cantare davanti a un pubblico».
Dopo un successo che va avanti da 2 anni e la data zero di Gallipoli, sabato scorso è partito con il nuovo show Pur di far Commedia che impegnerà Paolo Belli fino ad aprile.
Belli, ora sta meglio?
«Da Dio. È uno spettacolo che ho scritto insieme con Alberto Di Risio, che ha lavorato con Panariello e Celentano, dove racconto le mille peripezie e i colpi di scena vissuti in tanti anni di carriera comprese le mie canzoni completamente rivisitate. Assieme a me sul palco ci sono sette musicisti-attori bravissimi».
Quando ha deciso di passare dai live solo musicali al teatro canzone? Questo show sembra l’evoluzione naturale di Pur di fare musica, spettacolo che debuttò nel 2016.
«Di Risio un giorno mi disse: “Sai che sei il vero, classico entertainer all’americana, balli, reciti, sei comico; perché non fai teatro? Ti aiuto io”. Risposi subito no ma, dopo parecchie insistenze, con l’ego che a 60 anni spinge forte, decisi di accettare anche grazie a mia moglie che faceva il tifo. Alberto ha scritto uno spettacolo dove non sono il mattatore, ma c’è un’intera squadra che racconta pezzi della mia vita. Jannacci mi insegnò che nascere saltimbanchi significa sorridere sulle cose della vita e dove si può farle diventare spettacolo».
Mi parli di sua moglie.
«L’ho conosciuta da squattrinato con i buchi nelle scarpe e non lo dico come battuta. Camminavo senza alzare troppo la pedata perché pensavo che la gente vedesse la suola bucata. Eravamo entrambi giovanissimi e Riccione fu galeotta. Non la ringrazio mai abbastanza per l’equilibrio che mi dà e per occuparsi di tutto ciò che serve per far funzionare una famiglia. Lei ha scritto le regole di casa. Sono Paolo Belli fuori ma dentro devo essere solo Paolo. Quando sono venuto via dai Ladri di biciclette dal giorno alla notte il telefono ha smesso di squillare ma Deanna mi diceva di stare sereno perché per ai soldi e al cibo ci avrebbe pensato lei. Disse: continua a studiare e prepararti perché il tuo momento arriverà».
E il momento è arrivato.
«Grazie a Panariello, Carlo Conti e Milly Carlucci. Mi sono fatto trovare pronto anche se, quando scendo dal palco, mia moglie fa la sua analisi. E se dopo 43 anni mi dice “sul palco sei sexy”, significa che ho fatto bene».
La famiglia, un focolare che insieme con Deanna ha voluto costruire anche adottando un figlio.
«Non abbiamo avuto il privilegio di avere figli naturali e ventisette anni fa abbiamo deciso di adottare un ragazzo bielorusso, Vladik, capendo subito che avere figli non è una questione di sangue. Ci siamo innamorati di quel bimbo che dieci anni fa ha spiccato il volo ed è tornato a vivere in Bielorussia dove si è sposato e ha avuto due pargoli. Ora ha 34 anni, è tornato in Italia e lavora con me».
E lei è diventato nonno.
«Quando mio fratello è diventato nonno gli dicevo: sei diventato scemo, non puoi essere così fuori di testa per i nipoti. Beh, mi creda, io sono peggio. I miei nipoti hanno due e otto anni ma sto cercando in tutti i modi di passargli le mie passioni, il calcio, il ciclismo e i cani, ma allo stesso tempo insegno loro che la vita è tutta da conquistare, anche se siamo fortunati. Il successo bisogna meritarselo ogni giorno».
Sono diciotto anni che lavora a “Ballando con le stelle” facendo un lavoro forse diverso da quella che si era prefissato agli esordi.
«Quando mi proposero “Ballando” chiesero anche se avrei fatto un programma solo mio. “Ballando” poi doveva durare solo 4 puntate ma avrei potuto lavorare con tutto il mio gruppo. Ho 28 persone che ruotano attorno a me e quando c’era solo pane e cipolla sono sempre stati al mio fianco. Dal ’92 al ’98 ho fatto molta, molta fatica e perciò ho deciso che lavorare con Milly sarebbe stata la scelta giusta abbandonando il programma da “solista”. Certo, la mia carriera è cambiata, ma se tornassi indietro lo rifarei».
Ci dica di Milly Carlucci, la capitana severa di una corazzata da ascolti milionari.
«È la persona giusta nel posto giusto perché conosce il linguaggio Rai 1 e le dico che come prossima conduttrice del Festival di Sanremo sarebbe perfetta. Sul lavoro sono molto simile a lei, prima di prendere una decisione ascolta tutti e poi va dritta. Nell’università della tv sono con uno dei migliori docenti che ci siano».