il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2024
Intervista a Ottavia Piccolo
Ottavia Piccolo, la società civile è senza voce. Sembra impaurita, intimidita, immobile, con una gran voglia di fare riverenze al potere.
Ho tre fortune: avere un’età che mi permette di dire come la penso, abitare a Venezia (non c’è posto al mondo più bello), e prendere ogni giorno il vaporetto. Stare tra la gente e comprendere perché esiste questo velo di nebbia che ci intristisce e fa sembrare questo tempo un nuovo medioevo.
Il vaporetto cosa insegna?
Che non sono i giovani a non avere voglia, coraggio, passione. Sono gli adulti, dai quaranta in su, ad avere la postura ingobbita dai telefonini. La chat è divenuto il rifugio, la condizione del perfetto ignavo, il capo chino per dichiarare al mondo di non disturbare.
In effetti a Sanremo sono stati Ghali e Dargen D’Amico a creare il moto ondoso verso l’informazione omissiva della Rai, a obbligarci a renderci conto delle guerre infinite, a interrogare anche la nostra umanità quando vediamo affogare innocenti nel Mediterraneo.
Infatti i giovani sono pronti: discutono, hanno un loro linguaggio, non sono dispersi, ma sentono ostilità per una società che li rifiuta. E loro rifiutano noi. Partono, e se restano trovano un circuito parallelo, una vita parallela alla nostra. È un fiume carsico che avanza sotto i nostri piedi.
Cosa dire di Mara Venier, sua coetanea, con una carriera lunga così che ammonisce il cantante che parla di Gaza: “Non mettetemi in difficoltà”?
Qui il timore reverenziale, qui la costruzione semantica della posizione dell’ignavo: non disturbatemi e soprattutto non disturbiamoli! Non mi riferisco alla Venier, che non conosco, ma ai tanti che alla nostra età non hanno voglia di adempiere a un dovere civile. Esempio: ho appena telefonato a una mia amica chiedendole di venire in piazza domani per Assange (noi come Articolo 21 facciamo una manifestazione). Mi ha risposto: chi è Assange?
Lei ha ritrovato nella politica una nuova giovinezza.
Una passione che non mi ha mai abbandonato. Adesso però è il mio turno, se non lo faccio io, chi?
Si è iscritta al Pd per sostenere Elly Schlein.
Sperando che la facciano fare.
Poi ad Articolo 21.
Sul vaporetto vedo le facce stanche, i musi lunghi, la ritrosia a parlare. I vecchi perdono tempo su Facebook e scrivono stronzate sulle chat. Cosa hai mangiato oggi? Che amori i miei cuccioli (cani o figli che siano). E via con carrellate di foto generalmente ignobili. Diciamola tutta: queste sono fanfaluche da anziani indolenti. Però mi lasci anche dire che tanti altri aspettano di essere chiamati in piazza.
Invece le piazze sono vuote.
Anche questo è un problema di leadership. Ma sa che non si può nemmeno parlare di diritti che subito equivocano? Affermare la necessità di avanzare un diritto oggi equivale ad essere di sinistra. Che disastro!
Ma la destra fa così paura?
Più che la destra è il tempo, è questo clima, in senso proprio e metaforico, a consigliare la pennichella del pensiero.
La democrazia ha bisogno di essere curata. È come una pianta, se non si innaffia appassisce.
Ho letto che dopo la caduta del muro di Berlino sono stati eretti tanti muri da eguagliare la misura della circonferenza della terra. Questo per dirle dei nuovi confini della democrazia.
Intervistato dal Fatto l’architetto Fuksas, che lavora in Arabia e in Cina soprattutto, ha affermato che le autarchie sono più visionarie, efficienti, sensibili al nuovo delle democrazie. L’Occidente come una vecchia befana decrepita.
Beh, Fuksas lo dica a una donna che in Arabia si vive meglio che in Olanda o in Francia. Ma l’immobilismo del mondo occidentale è una realtà: come se ci fossimo stancati di innovare, cambiare il mondo, lottare per i nuovi diritti.
Ottavia Piccolo comunque è in piazza.
Domani per Assange, poi manifestiamo davanti alla Rai, forse di fianco al palazzo per non farci caricare dalla polizia, molto nervosa in queste settimane. Resto dalla mia idea: c’è una porzione grande della società che, se sollecitata, scende, parla, protesta. Ma cavolo, De Luca sarà pittoresco ma dice bene sull’autonomia. A me le Regioni non sono mai piaciute.
De Luca è il gran dittatore della Campania però.
La contraddizione mi è chiara.
Sul vaporetto veneziano cos’altro ha notato?
Si cerca gente credibile per poterla votare. Un signore mi ha detto: perché non si candida lei?
Lei si candida?
Manco morta, nel secolo scorso ho fatto l’esperienza con i socialisti, prima di vedere il Psi liquefatto da Mani pulite. Mi piaceva la figura di Matteotti, pensi un po’.
Per concludere: se siamo in queste triste condizioni lo dobbiamo a voi anziani. È così?
A noi anziani, anche a lei, e anche ai cinquantenni e ai quarantenni che sanno già di muffa. E che diamine, sveglia!