La Stampa, 17 febbraio 2024
Quattro morti al giorno
Torino
Una strage continua che miete quattro morti al giorno. È quella che si consuma quotidianamente in Italia, semplicemente andando a lavorare. Una strage silenziosa che solo nel 2023 ha causato 1.485 caduti: più di 4 al giorno, tra decessi sul luogo di lavoro e quelli in itinere, vale a dire nel percorso da e verso il posto di lavoro. Ed è così da almeno quindici anni, da quando l’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro di Bologna è stato creato su iniziativa di Carlo Soricelli (metalmeccanico in pensione e artista sociale), che nel 2008 ha fondato questo centro studi per ricordare le sette vittime della ThyssenKrupp di Torino morte nel tragico incidente del 6 dicembre 2007 con un monitoraggio permanente da oltre 30mila ore di lavoro volontario.
Il dramma di Firenze ha riportato i riflettori su questa strage continua, le cui proporzioni vanno ben oltre i dati ufficiali e quelli forniti dall’Inail, riguardanti solo i lavoratori regolari: i casi mortali denunciati nel 2023 mostrerebbero una diminuzione del 4,5% rispetto al 2022, passati da 1.090 a 1.041 in seguito al calo dei decessi avvenuti proprio in itinere (da 300 a 242) nonostante l’aumento delle morti sul luogo di lavoro (da 790 a 799). Ma il caso è ben più ampio prendendo in esame tutti i lavoratori non riconosciuti come tali o magari finiti fuori statistica in quanto “figli del nero”, ma che in realtà incidono per circa il 35-40% del conteggio complessivo: secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sono stati appunto 1.485 i lavoratori morti nel 2023, nel tentativo di non dimenticare nessuno andando oltre i soli contratti regolari. «Per noi chiunque muore mentre svolge un lavoro è considerato un morto sul lavoro», si legge su “cadutisullavoro.blogspot.com”, il sito dell’Osservatorio. Dove si contestano con forza i rilievi ufficiali che «continuano ad alterare la percezione del fenomeno con dati parziali e assurdi anche nel 2023 considerando gli “indici occupazionali”, quando il 30% dei morti non ha nessuna assicurazione o ha un’assicurazione diversa dall’Inail, la quale diffonde i numeri riferiti solo ai propri morti».
E da inizio anno il contatore non ha di sicuro smesso di girare: la strage di Firenze ha portato il numero dei lavoratori morti in Italia già a quota 140, che salgono a 181 considerando quelli scomparsi in itinere, in meno di cinquanta giorni anche in questo 2024 la media continua a fornire il drammatico dato di circa 4 morti al giorno (3,85).
Dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2023, solo in Italia, si contano 21.050 morti bianche, circa la metà (10.474) a causa di infortuni su luogo di lavoro, tutti gli altri in strada o itinere per un conteggio a cui potrebbero essere sfuggite molte altre vittime. Senza che negli anni siano stati raggiunti obiettivi concreti per garantire maggiore sicurezza sul territorio italiano, la media dei decessi è del tutto simile a quella di quindici anni fa ed è anzi in crescita se si prende in esame il 2023 nonostante i dati forniti dalle istituzioni relativi ai soli lavoratori regolari, a riprova di come la piaga del lavoro nero continui a mettere sempre più a rischio la vita delle persone. In particolar modo quella degli immigrati, la categoria più fragile con un indice di mortalità più che raddoppiato rispetto ai lavoratori italiani: secondo gli ultimi report dell’Osservatorio Sicurezza sul lavoro e ambiente elaborati da Vega Engineering di Mestre, si registrano 59,8 morti ogni milione di occupati, rispetto ai 29,1 degli italiani. Un rischio dettato in particolare modo dal tipo di impiego diffuso tra gli stranieri, sempre più occupati in settori come l’edilizia e l’agricoltura che continuano a essere quelli maggiormente soggetti agli infortuni, anche o soprattutto a causa di una formazione sulla sicurezza troppo spesso non adeguata. A tale proposito, il 18,4% dei morti tra i lavoratori regolari rientra nella categoria delle costruzioni, il 13,6% del trasporto e magazzinaggio, il 12,6% delle attività manifatturiere, l’8% del commercio all’ingrosso e dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, il 28,4% in settori economici non determinati.
Nel 2023, secondo i dati forniti dall’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro, una sola provincia italiana è riuscita a chiudere l’anno senza registrare alcun morto sul lavoro: è quella di Livorno. I numeri assoluti invece riguardano la regione Lombardia come quella più colpita: 123 i morti sul luogo di lavoro che salgono a 185 considerando quelli in itinere. Poi il Veneto con 142, la Campania con 124, la Puglia con 122, Lazio ed Emilia Romagna con 112. L’indice di rischio però preso in considerazione anche dall’Eurostat (l’ufficio statistico dell’Unione Europea) è quello del rapporto tra morti sul luogo di lavoro e il numero di abitanti, che non tengono in considerazione i caduti in itinere: in questo senso le regioni più a rischio nel 2023 sono state l’Abruzzo (un morto ogni 33.596 abitanti), la Calabria (un morto ogni 40. 143 abitanti), il Molise (un morto ogni 41.519 abitanti), le Marche (un morto ogni 42. 408 abitanti) e il Friuli Venezia Giulia (un morto ogni 42. 651 abitanti). Mentre la provincia che rileva il peggior rapporto tra morti e numero di abitanti è quella di Rieti (10, uno ogni 15.742)