la Repubblica, 17 febbraio 2024
La Magna Grecia
La Grecia, con una legge di due righe, diventa il sedicesimo paese dell’Ue a istituire il matrimonio civile paritario e il diritto d’adozione per le coppie omosessuali. Fra questi sedici, si sa, l’Italia non c’è. Già questo è notevole e ancor di più lo è che la legge sia stata promossa da un governo conservatore, sebbene guidato da un premier, Kyriakos Mitsotakis, di scuola liberale. In Grecia, beati loro, è di scuola liberale anche Stefanos Kasselakis, leader di Syriza, il maggior partito di sinistra e d’opposizione, mentre da noi i liberali si sono estinti coi dinosauri. Tutto notevole, fin qui, ma nulla di sorprendente. Sorprendente e notevolissimo è che la legge sia passata nonostante l’ostilità anche feroce di buona parte della destra (un parlamentare su tre non ha votato o ha votato contro), di buona parte dei suoi elettori e della totalità della chiesa ortodossa. Ma Mitsotakis non se n’è curato: ha pronunciato una frase breve e definitiva – il conservatorismo non va confuso con l’oscurantismo – per restituire la sua idea di destra, e sebbene sia un’idea non coincidente chi lo appoggia al governo e con chi al governo lo ha portato. Sembrava un calibro di leader perduto nelle intemperie del permanente sondaggismo e della permanente campagna elettorale: il leader che guida il suo popolo e non se ne fa guidare; che cerca di cambiarlo, se lo ritiene necessario, e non di blandirlo; che preferisce sostenere le proprie idee anziché le idee popolari; che le sostiene perché le ritiene giuste e non perché le ritiene convenienti; che non ha paura di deludere i supporter perché è molto peggio deludere sé stessi.