la Repubblica, 18 febbraio 2024
Mourinho e Tuchel vittime illustri delle cospirazioni
È ammissibile che un gruppo di calciatori giochi contro l’allenatore? Che, nonostante riceva regolare ingaggio, non si impegni o addirittura favorisca l’avversario? Gli addetti ai lavori negheranno anche l’evidenza. I cinici replicheranno: è sempre accaduto. Eppure mette tristezza, quando succede.
Prendiamo il caso del Bayern Monaco. Ci vuole uno storico per ricordare l’ultima volta che ha perso due partite di seguito senza segnare. È accaduto in fotocopia contro Bayer Leverkusen e Lazio.
All’inizio hanno svogliatamente eseguito i compiti assegnati da Tuchel, poi stelle e stelline sono state a guardare. La Lazio ha segnato un gol, il Leverkusen tre, perché è più forte e ha due fenomeni (Wirtz e Grimaldo che brilleranno ai prossimi Europei).
La difesa del mister da parte di Thomas Muller dimostra soltanto che la congiura non coinvolge l’unanimità o che necessita di una recita per confondere, più che salvare, le apparenze.
La fenomenologia della cospirazione richiede complicità. Ad appoggiare i calciatori occorre intervenga una parte della società (che sollecita una prova per cacciare l’allenatore) o il coro di tifosi e media. A quel punto si hanno le spalle coperte e si inscena il suicidio più o meno perfetto. Ne sono stati vittime allenatori di ogni categoria, perfino semi-leggendari come Heriberto Herrera. La modalità è spesso clamorosa: al Genoa Juric subì uno 0 a 5 dal Pescara ultimo in classifica; al Bologna Filippo Inzaghi uno 0 a 4 in casa contro il Frosinone. Messaggi forti e chiari. Il fantasma della rivolta è così spaventoso che talvolta lo si vede anche quando non c’è: Ventura era convinto che allo spareggio per i Mondiali qualcuno giocasse per non andarci e sospettò perfino dell’autogol di De Rossi a Stoccolma. Chissà poi com’era la storia di Pellegrini alla Roma, prima che gli fosse restituito l’anello e messa in dubbio la lealtà. Di certo non tutti si sarebbero immolati per Mourinho. E comunque: si condannino i vili contro-giochisti. Parola alla difesa. È ammissibile che un allenatore giochi contro la squadra? Che Tuchel, vinta la Bundesliga perché il Borussia Dortmund si è scansato all’ultimo, si sia sentito così intelligente da annunciare l’esclusione di Kimmich? Che abbia preferito Boey a Guerreiro e Upamecano a De Ligt? Che un calciatore venga ridicolizzato o accusato pubblicamente e poi reinserito in formazione come se niente fosse successo? In attesa del verdetto, Mourinho al Bayern sarebbe un colpo alla Agatha Christie: undici invitati al castello e le porte chiuse a chiave dall’esterno.