Corriere della Sera, 18 febbraio 2024
A Parma una prof è stata presa a sassate
Parma Teme per la sua incolumità personale, ha paura di andare a scuola a insegnare, la professoressa di Parma vittima nei giorni scorsi di minacce in aula e poi aggredita da un gruppo di studenti fuori dalla scuola, che hanno tentato di lanciarle addosso almeno un sasso: «L’ho evitato, è passato a pochi centimetri dalla mia testa». Dopo aver sporto denuncia, l’insegnante ha dichiarato di «non poter escludere azioni di ritorsione» e si è rivolta al sindacato degli insegnanti, Gilda di Parma e Piacenza, per intraprendere azioni legali a sua tutela.
Un episodio, quello dell’aggressione, che arriva da una classe «dove non si riconosce il rispetto per le persone o le regole» scrive la prof nella sua relazione all’istituto scolastico: il rapporto è lo specchio di una scuola che si trova sempre più spesso di fronte a famiglie che minimizzano le azioni dei figli e attribuiscono responsabilità improprie agli insegnanti. Mentre gli episodi di violenza sono sempre più numerosi.
I ragazzi responsabili dell’aggressione non sarebbero nuovi a questi comportamenti: la stessa insegnante aveva segnalato atteggiamenti aggressivi e offensivi già alla fine dello scorso anno scolastico. Quello che stona è anche la posizione di alcuni colleghi della professoressa, secondo i quali «non si dovrebbero annotare ufficialmente tutte le azioni degli alunni perché le note non hanno effetto educativo». Gli episodi di aggressione, dunque, potrebbero essere stati più rispetto a quelli annotati sul registro di classe: diversi i casi, come segnalato nella denuncia, in cui i richiami sono stati esclusivamente verbali.
Non si riconosce il rispetto per le persone
o le regole
Gli studenti si vantano di non esse-re punibili perché minori di 14 anni. Una mi ha detto: se mi denunci andrai al manicomio
Nella denuncia in questura emerge anche che i ragazzi responsabili dell’aggressione vantano «il diritto a commettere qualunque azione, perché i minori di 14 anni non sono punibili e alle famiglie non succede niente». Una consapevolezza che li legittima a spingersi fino ai limiti della legalità, senza paura di essere puniti. Ed è quanto è accaduto lo scorso 9 febbraio, prima all’interno della classe – una seconda delle scuole medie – e poi nelle strade lì intorno. Entrata in aula, la prof si è trovata davanti a una classe disordinata, mentre sulla lavagna multimediale veniva proiettato un video di YouTube; mentre cercava di riportare l’ordine è stata attaccata verbalmente da un’alunna che, prima di essere condotta fuori dall’aula, l’ha apostrofata dicendo: «Non ti hanno ancora licenziata, testa di c...? Se mi denunci ti faccio andare in manicomio». Pochi minuti dopo un altro ragazzo si è avvicinato alla cattedra e si è abbassato i pantaloni. Azioni che sono state registrate sul registro di classe, ma il peggio doveva ancora arrivare. Fuori da scuola, infatti, un gruppo di ragazzi ha seguito l’insegnante canzonandola con frasi intimidatorie. Infine, il fatto più grave: uno dei ragazzi le ha lanciato un sasso mirando alla testa: per pochi centimetri non ha colpito la professoressa.
Difficile immaginare la scuola come culla dell’educazione quando, come spiega il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, da inizio anno sono già 28 le aggressioni a insegnanti avvenute sul territorio nazionale. «Bisogna fermare la cultura dell’aggressività e della violenza», ha affermato il ministro aggiungendo anche la necessità di approvare con urgenza il disegno di legge sulla condotta: «Chi sbaglia deve essere sanzionato».